Bretagna, sabato 13 marzo 2021. A Kemper/Quimper nel Finistère circa cinquemila persone hanno manifestato per l’insegnamento del Bretone e del Gallo. “C’è bisogno di un piano Marshall per la nostra Lingua, basta con i blocchi e i freni di Parigi”.
Che l’autopercezione positiva di un popolo sia direttamente proporzionale alla sua dinamicità culturale non è una novità. In una nazione come la Bretagna, in cui le istituzioni locali spingono per la scelta bilingue e raffigurano gli studenti bilingui come supereroi non è strano che migliaia di persone manifestino per rivendicare un migliore insegnamento della Lingua Bretone.
La mobilitazione di Kemper di sabato 13 marzo è stata convocata appena dopo il blocco dei negoziati per un nuovo accordo con lo Stato francese per promuovere l’insegnamento del Bretone e il suo uso nella vita quotidiana.
“Questo accordo è cruciale perché stabilisce le priorità e il finanziamento per le Lingue della Bretagna nei prossimi cinque anni. Se non si arriverà a un compromesso ci saranno conseguenze gravi per il futuro della Lingua Bretone”, affermano diverse associazioni e sindacati della comunità educativa come Diwan, Div Yezh e Kelennomp. Ma in questo momento i negoziati tra il presidente del Consiglio Regionale della Bretagna, Loig Chenais-Girars e il ministro dell’educazione francese sono in un vicolo cieco. Per questo motivo è stata convocata la manifestazione di sabato.
Molte le personalità politiche che hanno partecipato alla manifestazione. A partire dalla Sindaca di Quimper Isabelle Assih, il deputato repubblicano Marc Le Fur, il senatore della Loira Atlantica Ronan Dantec, la presidente del Consiglio dipartimentale del Finistère Nathalie Sarabezolles, il consigliere regionale e sindaco di Carhaix Christian Troadec, il presidente del Consiglio regionale Loig Chesnais-Girard, il deputato del Morbihan Paul Molac che sostiene una Legge per la difesa delle Lingue regionali presentata all’Assemblea Nazionale l’otto aprile 2021, il Sindaco di Riec-sur-Bélon Sébastien Miossec e vari altri deputati.
Molti partecipanti, come il presidente delle scuole immersive Diwan hanno ricordato che è la stessa legge francese a considerare le Lingue regionali come patrimonio dello Stato ma che quel che manca è la concreta declinazione di questo concetto, la pratica sul territorio. Il presidente di Div Yezh, che si occupa di insegnamento pubblico bilingue, ha confermato la necessità del fatto che i rappresentanti dello Stato e il ministro dell’Educazione capiscano che in Bretagna c’è una domanda sociale, che i Bretoni vogliono imparare la loro Lingua e che dunque c’è bisogno che sia consentito loro di studiarla.
Secondo quanto affermano in un comunicato i sindacati difensori dell’insegnamento del Bretone, a causa del sistema educativo “profondamente centralizzato della Francia”, la protezione dell’insegnamento della Lingua bretone – sopratutto nell’educazione secondaria – si può ottenere solo attraverso un accordo tra i Consigli regionali e lo Stato francese.
“Arrivare a un accordo con lo Stato francese è l’unico modo per assicurare al popolo bretone l’ottenimento dei mezzi necessari per sviluppare l’uso e la trasmissione della Lingua bretone” affermano. Senza accordo il governo bretone non può promuovere “una ampia gamma di iniziative per rafforzare la Lingua bretone nella vita quotidiana, nei mezzi di comunicazione, nella musica e nella cultura”.
Assieme alla richiesta della ripresa dei negoziati tra Bretagna e Stato francese le organizzazioni chiedono che l’Assemblea Nazionale francese approvi il progetto di legge sulle Lingue regionali e che legiferi per l’applicazione di questi provvedimenti:
- Permettere che tutti gli alunni ricevano come minimo un’avviamento alla Lingua e alla cultura bretoni
- Facilitare l’apertura di nuovi centri bilingui primari e secondari nonché rafforzare le risorse per i centri esistenti.
- Facilitare la formazione in Lingua bretone del personale non docente
- Tenere conto delle specificità dell’insegnamento immersivo Diwan, il coordinamento delle scuole private, laiche e gratuite che educano con un sistema di immersione linguistica in Bretone
- Assicurare tre ore settimanali di lezioni in Bretone nelle scuole secondarie bilingui
- Elaborare e implementare un piano di sviluppo di discipline non linguistiche per l’educazione bilingue
- Assicurare e migliorare i corsi bilingui fino al diploma superiore
- Formare il numero necessario di professori all’educazione primaria e secondaria
- Facilitare la formazione dei professori
- Promuovere l’insegnamento bilingue per tutti i dipendenti pubblici
La manifestazione è stata la naturale prosecuzione di una battaglia iniziata lo scorso 20 febbraio con un’altra manifestazione tenuta a Brest dove più di 1500 persone si erano date appuntamento per opporsi alla disposizione del ministero dell’Educazione che limitava a tre ore settimanali l’insegnamento delle Lingue regionali. Negli ultimi anni l’impegno delle associazioni e delle istituzioni a favore dell’insegnamento delle Lingue bretoni sta vivendo un notevole slancio. Ricordiamo la battaglia contro la discriminazione linguistica anagrafica, le proteste contro i due pesi dati ai nomi Bretoni e a quelli stranieri, la nascita della federazione degli operatori linguistici.