Il magistrato del Tribunale Supremo Pablo Llarena desiste tatticamente dal suo intento affinché le decisioni della giustizia belga in merito alla situazione legale del presidente catalano e dei quattro ministri in esilio a Bruxelles non possano spazzare via dal campo giuridico reati cruciali per lo Stato spagnolo. Capi d’accusa sui quali si fonda anche la persecuzione politica e la detenzione delle alte cariche istituzionali, politiche e sociali catalane che sono rimaste in patria tra cui il presidente di Omnium Cultural Jordi Cuixart, quello dell’Assemblea Nazionale Catalana Jordi Sanchez, il vicepresidente catalano (ERC) Oriol Junqueras e tutti i ministri del legittimo governo democratico esautorato e commissariato dallo Stato grazie all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione.
I membri del governo catalano e i due presidenti delle entità sociali e culturali sono accusati di malversazione di fondi pubblici, di disobbedienza al Tribunale Costituzionale, di ribellione e di sedizione. Puigdemont e altri 4 ministri rimangono in esilio a Bruxelles mentre Sanchez, Cuixart, Juqueras e Forn sono ancora in carcere. Nelle scorse ore gli altri ministri sono stati messi in libertà provvisoria, pagando anche cauzioni da 100mila euro.
Il giudice spagnolo ha chiesto alle autorità belghe che lascino decadere senza effetti la precedente richiesta di collaborazione con la giustizia spagnola perché nel caso in cui il Belgio rifiuti qualche capo d’accusa si potrebbe produrre una limitazione della causa, delle indagini e delle pene che, nel caso dei reati più gravi, prevedono fino a 25 anni di carcere. La giustizia belga, più garantista, non rintraccia violenza nella dichiarazione di indipendenza.
Per i giudici spagnoli è importante che la causa contro l’indipendentismo proceda in modo unificato, in parallelo contro tutti gli indagati, per evitare che si possano produrre soluzioni contraddittorie e divergenti.
Per l’avvocato del presidente Puigdemont il ritiro dell’ordine di cattura europeo è una vittoria. Si dice soddisfatto: “non hanno voluto rischiare di essere ridicolizzati a livello internazionale”. In questo momento su Puigdemont non pendono né un’ordine di cattura europeo né uno internazionale ma non può mettere piede in Spagna pena l’arresto immediato. Inoltre il Tribunale Supremo spagnolo può convocarlo in qualsiasi momento per dichiarazioni, come già successo lo scorso 2 novembre quando sia il presidente che i ministri in esilio hanno deciso di non muoversi da Bruxelles disattendendo l’ordine di comparizione.