La corte di appello di Temuco, capitale della regione dell’Araucanía, ha revocato gli arresti domiciliari alla Machi – autorità spirituale – Francisca Linconao che gli erano stati concessi per ragioni umanitarie e di salute. Nonostante il suo precario stato di salute viene definita dalla magistratura cilena come “pericolo per la società”.
Secondo la rete di sostegno della Linconao la sua detenzione è un atto di vendetta per aver ottenuto il blocco giuridico nel 2009 della distruzione di una foresta vergine e di zone umide sacre e basilari per la conservazione della biodiversità da parte di un’impresa legata ad una influente famiglia latifondista, condannata per taglio illegale di alberi protetti, di piante medicinali, di violazione di zone sacre in cui abitano, secondo la fede mapuche, le forze sacre delle Natura.
Questa condanna è stato il primo caso di applicazione di una legge cilena che obbliga lo Stato a rispettare territori e regole spirituali dei popoli cosiddetti indigeni. In questo senso Francisca Linconao è qualificata dai suoi sostenitori come difensore della terra, dell’ambiente e della cultura mapuche.
Nonostante questo Francisca Linconao è stata arrestata, a suo dire in modo violento e umiliante, nel luglio 2016 e posta agli arresti domiciliari a causa di altre indagini auspicate e ottenute da gruppi di potere della regione araucana. Pochi giorni fa le sono stati revocati gli arresti domiciliari e ora si trova in carcere.
Numerose le manifestazioni di sostegno organizzate dai collettivi mapuche e da associazioni per i diritti umani cilene, si chiede la libertà immediata per la Machi Linconao e si fa appello a tutti coloro che non vogliono essere politicamente complici del terrorismo di Stato, del razzismo, della militarizzazione del territorio e degli arresti di decine di mapuches, popolo amerindo il cui territorio nazionale si estende dalle regioni centrali e meridionali del Cile a zone dell’Argentina del Sud come la Patagonia.