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Corsica, le elezioni viste dalla Corsica, dalla Francia e dalla Nuova Caledonia

La dimensione della vittoria nazionalista in Corsica è un cambio culturale che coinvolge tutta la società e il territorio dell’Isola, non è solo una vittoria numerica in termini di voti ma di espansione del campo pro autodeterminazione a nuovi settori della società. Questo risultato è frutto di scelte coraggiose e coerenti da parte degli indipendentisti di Corsica Libera e degli autonomisti di Femu a Corsica che hanno dato luogo al primo governo nazionale per la Corsica dopo secoli nel dicembre 2015.

Risultati elettorali indipendentisti e autonomisti

 

La triade nazionale

La lista “Core in fronte”, presentata dal partito indipendentista Rinnovu Naziunali, ha avuto una grande crescita rispetto al 2015, passando da poco più di 3400 voti agli 8000 del 3 dicembre scorso, equivalenti al 6,7%. Per una manciata di preferenze non ha superato il 7% che gli avrebbe assicurato l’accesso al secondo turno. La legge elettorale prevede però che le liste che superano il 5% possano apparentarsi ufficialmente con altre liste. Opzione della quale Rinnovu non vuole approfittare, ponendo le basi per una terza via del nazionalismo còrso, dopo quella degli autonomisti di Femu a Corsica e dei suoi alleati indipendentisti di Corsica Libera.
La scommessa di Rinnovu ha dato risultati interessanti: invece di essere travolta dalla lista unica autonomista-indipendentista di Pè a Corsica, la formazione ha avuto modo di rafforzarsi e di rilanciare un discorso incentrato sui fondamentali dell’indipendentismo e su una posizione intransigente.
Il responsabile del partito Paul-Félix Benedetti ha dichiarato che un’alleanza al secondo turno non è possibile, “non ragioniamo secondo la logica dello strapuntino”. Rinnovu non è disponibile né a contrattare dei posti di potere con la coalizione vincente – che ha già la sicurezza di entrare con una maggioranza assoluta nella nuova Collettività unita – né a istituzionalizzarsi. Tutto molto prevedibile, in effetti. La base militante che ha votato per Rinnovu fa fatica a riconoscersi nella maggioranza attuale che ha ricevuto il sostegno di elettori esterni al mondo indipendentista. La formazione di Benedetti è chiaramente orientata a sinistra e cerca di differenziarsi rispetto agli autonomisti di Femu a Corsica, sicuramente più liberali. Il rapporto all’interno delle istituzioni tra la maggioranza e Rinnovu sarà di rispetto e di “proposta, vigile e positiva”. “Parigi – afferma Jean-Baptiste Arena, sindaco di Patrimoniu – deve capire il messaggio che i còrsi gli hanno consegnato e deve dare un primo segnale nel campo del ritorno in Corsica dei prigionieri politici in tempi brevi. La vittoria di Pè a Corsica gli dà una legittimità importante, ma non dimentichiamo la forte astensione e abbiamo come obiettivo la trasformazione di questa vittoria elettorale in una vittoria politica”.

Ricette parigine

La lista macronista La République En Marche invece non riesce a gestire con serenità il posizionamento da podio. Se la sua campagna elettorale è stata difficile da sostenere è ancor più difficile da proseguire. Il modello proposto ha mostrato tutti i suoi limiti in quanto gli elettori còrsi sono stato poco sensibili ai richiami parigini. I candidati di En Marche hanno parlato apertamente del quadro repubblicano francese come l’unica via d’uscita per la Corsica. Il candidato presidente macronista, Jean-Charles Orsucci, sta vivendo una fase scomoda. Circa un’anno fa era dato come probabile alleato della maggioranza pro autodeterminazione guidata da Gilles Simeoni. Fonti politiche e giornalistiche ventilavano l’ipotesi di un’alleanza tattica alle presidenziali francesi per contrastare il FN. Oggi Orsucci dichiara che il dialogo è stato chiuso ad opera di Femu a Corsica e di Corsica Libera. “Io ero la destra del Partito Socialista e ora sono la sinistra della République En Marche. E sono sempre autonomista”. Questa alchimia tra la pariginità e l’autonomismo ha prodotto un misero 11% delle preferenze al primo turno di domenica 3 dicembre ma Orsucci tenta di essere positivo: “siamo un movimento giovane, è un buon debutto, un bel risultato, anche se noi avremmo voluto ottenere di più”. Evidentemente l’assenza di segnali di decentralizzazione da parte di Parigi ha indebolito la credibilità autonomista di Orsucci che intravede “una mancanza di fiducia dell’Isola rispetto allo Stato centrale. Dobbiamo convincere i còrsi che l’Isola può essere riconosciuta con le sue specificità anche se pienamente integrata nell’unità repubblicana francese”. Ma come ha dichiarato il presidente Jean-Guy Talamoni “in Francia pensano che le ricette parigine possano funzionare anche in Corsica, ma non è così”, la società corsa si muove secondo dinamiche proprie.

 

Un’assemblea senza sinistra unionista

Le elezioni territoriali còrse ci consegnano, già dal primo turno, una Collettività di Corsica senza alcun rappresentante della sinistra unionista. I rappresentanti socialisti e radicali hanno scelto di non presentare liste mentre i comunisti, non avendo superato lo sbarramento, non potranno accedere al secondo turno. Dominique Bucchini, storico rappresentante del Partito Comunista francese si dice “molto triste, la nostra voce sarebbe stata responasbile, importante per la vita sociale, specialmente in questo momento in cui le difficoltà della Corsica sono importanti: siamo i campioni francesi della povertà”.

 

I leader della sinistra francese parlano della Corsica

I risultati deludenti della sinistra comunista unionista sono stati commentati anche dall’ex candidato presidente Jean-Luc Mélenchon che si è felicitato con Gilles Simeoni e con i nazionalisti per il risultato ottenuto e ha criticato la creazione della lista unitaria tra France Insoumise e il Partito Comunista francese: “Mi felicito con la lista di Simeoni per il risultato ottenuto e gli auguro di riuscire ad avere con il governo della nostra Repubblica i migliore dialogo possibile. Quando un territorio dà mandato in modo così forte all’opzione autonomista e nazionalista è un messaggio dal senso profondo. Sicuramente molta gente preferirebbe non prendere atto di quel che succede in Corsica, ma non è il mio caso. Io chiesi di votare contro lo Statuto proposto da Jospin nel 1991, se la Repubblica francese fosse stata capace di capire la Corsica invece di lasciar covare il problema, se fosse stata capace di politiche che non costringessero la gente a decidere di prendere il proprio destino in mano… non è quel che avrei sperato 10 anni fa, ma credo che sia una situazione positiva. Quel che ho imparato dagli autonomisti presenti nell’Assemblea Nazionale francese è che sono persone responsabili, serie, non sono degli avventurieri, pensano alla Corsica come parte della Repubblica e non capisco quale sia il dramma nel momento in cui abbiamo un governo autonomo a Taiti, un congresso del territrio e un governo in Nuova Caledonia e in Martinica una sola collettività territoriale invece che due”.

Da parte sua invece l’ex candidato socialista alla presidenziali francesi Benoit Hamon ha notato gli orientamenti “solidari, ecologisti e sociali” dei nazionalisti e ha fatto appello al governo affinché apra il dialogo con loro. “Forse ci sono all’interno degli eletti nazionalisti alcuni deputati di sinistra. Io mi sono preso la cura di leggere il programma dei nazionalisti e ho visto cosa propongono in materia di solidarietà, di transizione ecologica e ci sono molte cose che sono interessanti e che orienteranno positivamente il futuro della Corsica verso la solidarietà e la giustizia sociale”. “Sembra – continua Hamon – che ci sarà una maggioranza molto ampia per portare la Corsica verso uno statuto più autonomo e bisognerà aprire la discussione. La nuova maggioranza difenderà la coufficialità della Lingua còrsa, lo status di residente, la richiesta di trasferimento di potere legislativo e fiscale… su queste questioni un dialogo politico deve essere aperto e deve coinvolgere anche l’opposizione, se vogliamo gestire un processo che dovrà permettere uno sviluppo armonioso della Corsica. Mi aspetto dal governo che apra questa discussione. Io sono favorevole al riavvicinamento in Corsica dei prigionieri, non all’amnistia”.

 

La destra còrsa in cerca di identità

La travolgente vittoria della maggioranza uscente ha invertito anche le previsioni che davano per scontato un apparentamento al secondo turno tra le due liste della destra còrsa. Jean-Martin Mondoloni, 15% al primo turno, destra regionalista e Valérie Bozzi, 12,7%, espressione diretta del partito Les Republicains, hanno invece deciso di non unire le loro forze. Una prospettiva che avrebbe avuto senso, dice Mondoloni, se avesse coinvolto anche la lista macronista di Orsucci che invece ha preferito far valere la propria identità specifica, abbandonando ogni ipotesi di creazione di un fronte unito repubblicano che potesse offrire un’alternativa al governo di Pè a Corsica. Dopo una breve confronto tra i due esponenti della destra unionista, Valérie Bozzi ha dichiarato che è stata preferita la via della doppia lista e di due squadre mobilitate sul territorio per ripartire e per ricostruire il nostro futuro. Abbiamo detto che l’unione a tre con En Marche avrebbe potuto costituire una maggioranza alternativa ma questo non è stato possibile”.

 

I kanak salutano la vittoria dei fratelli còrsi

Il primo ministro francese Edouard Philippe è in vista in Nuova Caledonia, nella provincia del Nord fortemente indipendentista, ed è proprio da questa terra in cui si parla apertamente di indipendenza nazionale rispetto alla Francia che arriva un messaggio di vicinanza e di felicità per i risultati delle forze favorevoli all’autodeterminazione in Corsica. I rapporti tra indipendentisti kanak e còrsi sono storici, la presenza caledone alle Ghjurnate Internaziunale ne è una testimonianza. Per bocca di Louis Kotra Uregei, deputato del Congresso della Nuova Caledonia e fondatore del Parti Travailliste, arrivano agli autonomisti e agli indipendentisti còrsi i complimenti per il risultato ottenuto “che faranno progredire la lotta per gli obiettivi che ci siamo dati. Noi ci riconosciamo nella lotta còrsa come in quella catalana.

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