“Se domani il parlamento mi ritirerà la fiducia, bisognerà cercare un altro/a presidente o altrimenti, nel caso non si elegga nessuno, bisognerà convocare altre elezioni. Ma se domani la maggioranza del parlamento mi rinnoverà la fiducia che oggi sto sollecitando chiedo che sia rispettata con lo stesso atteggiamento democratico da parte di coloro che avranno preferito altre decisioni. Ogni decisione, sia l’una che l’altra, non ha più o meno legittimità dell’altra.
Oggi, signore e signori deputati, vi propongo di inaugurare una catena di fiducie che non finisca domani con la votazione ma che prosegua fino a quando la Catalogna sarà diventata indipendente a pieno diritto.
Più che proporvi di farmi fiducia vi vorrei proporre di farci fiducia. Per rendere credibile, in primo luogo agli occhi dei nostri cittadini e quindi agli occhi del mondo, che facciamo sul serio. Che siamo decisi e che non lesineremo sforzi fino alla fine. La questione è che senza l’approvazione del bilancio economico non si può governare bene, non ho altri modi per dirlo in modo più chiaro: senza il bilancio non si può governare bene. Ho avuto e ho fiducia nel fatto che sopratutto nei momenti di maggiore disaccordo, e la prossima approvazione del bilancio sarà uno di quei momenti, sapremo essere leali all’incarico che ci hanno dato i catalani. Ma questa volontà, oggi e domani, ci sarà bisogno di renderla credibile e di certificarla. Se per domani supponiamo questa prova e ci impegnami in quella catena di fiducie che ho evocato, quello che è sicuro è che non si tornerà a vedere dibattiti come quello di oggi. O si approva il bilancio che gestisce il vicepresidente Junqueras (ERC, ndr) e possiamo quindi entrare nella parte finale di questa legislatura o farò uso dei poteri che mi competono per convocare nuove elezioni. Pertanto consiglio a coloro i quali non hanno intenzione di approvare il bilancio, per non perdere tempo, di non accordarmi la fiducia che chiedo.
Il rinnovo della fiducia serve per rendere possibile l’orizzonte politico al quale aspira la maggioranza dei catalani: che questo paese sia governato sotto forma di repubblica. Per questo conviene che facciamo un reset e che ci chiediamo se vogliamo continuare e se ci impegniamo in tutto quel che significa continuare la legislatura. Sono venuto a chiedervi questo. Per poter proseguire nel programma in tutta la sua ambizione dobbiamo poter continuare senza ostacoli. Ci impegniamo in questo? E’ chiaro che vogliamo trasformarci in uno Stato. Abbiamo il mandato dei cittadini per preparare qui nel parlamento e nel governo, tutto il necessario affinché la Catalogna possa diventare uno Stato indipendente.
Io non sbaglierò, ma io non potrò arrivare al termine senza una maggioranza parlamentare o in presenza di divisioni o immobilizzato per l’opera di qualcuno. So che non sbaglierò perché so che in tutti questi anni se c’è una cosa che è avvenuta ripetutamente è che la gente non sbaglia quando c’è bisogno di lei. Questo è un orizzonte realizzabile, è un orizzonte necessario ed è un orizzonte irreversibile. Per due motivi: perché vogliamo avanzare e donare ai nostri figli e nipoti le opportunità che meritano; e perché è il risultato di una volontà popolare che non fa retromarcia. Alla fine del mese di giugno del 2017 avremo pronte le strutture statali necessarie per poter agire da Stato e poterci unire all’Unione Europea e alla comunità internazionale. Siamo pronti per far sì che la trasformazione in Stato indipendente avvenga in modo ordinato, senza salti nel vuoto, con garanzie sia di sicurezza giuridica ma anche di fattibilità economica del nuovo Stato. Cioè con la sostenibilità dei conti pubblici e con la continuità delle prestazioni sociali e dei servizi pubblici propri di uno Stato del benessere. Servirà il permesso dei nostri reali capi che sono i catalani e le catalane, nessun’altro può darci il permesso per fare quello che dobbiamo fare se non i cittadini con il loro voto. Tutto quello che facciamo deve fare i conti con il via libera della gente, come succede sempre in democrazia. E’ la gente che ti chiede le leggi, è la gente che ti dice in quale modo vuole essere governata. Per questo parliamo di una convalida democratica per il processo di indipendenza.
Questo vuol dire che dobbiamo scartare un referendum accordato [con lo Stato spagnolo, ndr]? No, in realtà dirò il contrario: non saremo noi quelli che decideranno di scartarlo. So che per alcuni negoziare con noi è come negoziare con il peggior nemico. Il presidente della Xunta de Galicia ha letteralmente detto una settimana fa che “non si può negoziare con la pistola del separatismo sul tavolo”. In realtà siamo noi a considerarlo ancora peggio perché per negoziare con ETA si sono riuniti almeno due volte e con noi non vogliono neanche sedersi al tavolo. Ma il ministro Margallò è andato ancora oltre perché ci ha definiti peggio di un attentato terrorista con alcune frasi che non solo offendono i democratici in generale ma feriscono in modo pesante chi è stato vittima di un attentato terrorista perché sa, con il dolore immenso che non sarà mai ripagato, cosa vuol dire.
Voglio affermare che il calendario dei prossimi 18 mesi e le basi fondamentali del processo rimangono invariate. Alla fine di luglio del prossimo anno il parlamento approverà le leggi necessarie affinché la Catalogna funzioni come Stato indipendente e convocheremo i cittadini alle urne perché permettano con il loro voto la proclamazione dell’indipendenza. In questo senso, se il parlamento mi darà la fiducia che chiedo, incaricherò il vicepresidente Junqueras di impostare la struttura di un referendum attraverso il quale termineremo il proposito di restituire alla Catalogna il potere politico di uno Stato sovrano. In questo senso il nostro impegno coinvolge tutto il Governo che se ne assume la piena responsabilità.
La soluzione alla domanda catalana sarà fatta in questo modo: o referendum o referendum. Lo ripeto: o referendum o referendum.
C’è da superare uno scoglio, questo scoglio si chiama fiducia. Se facciamo un patto per la fiducia – e qual è il luogo migliore di un parlamento davanti a tutto il popolo di Catalogna, non dentro una stanza ma qui – domani si avvierà la seconda e ultima fase del processo verso l’indipendenza della Catalogna. Se il risultato non permetterà questo patto la legislatura sarà finita”.