Aprile 2010. Sette anni fa lo Stato spagnolo chiuse il quotidiano Egunkaria e arrestò 5 responsabili che denunciarono torture durante la detenzione. Ieri l’assoluzione piena di tutti gli imputati. Chi ripagherà il danno di un quotidiano chiuso, di arresti immotivati e di mesi di carcere per giornalisti del tutto innocenti?
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L’Audiencia Nacional spagnola assolve tutti i responsabili del quotidiano basco Egunkaria.
Sette anni dopo la chiusura da parte della Magistratura spagnola del quotidiano basco Egunkaria la Prima Sezione Penale dell’Audiencia Nacional ha decretato l’assoluzione di Martxelo Otamenti, Xabier Oleaga, Txema Auzmendi, Iñaki Uria e Joan Mari Torrealdai, che furono incriminati di “appartenenza” a ETA.
Già nel dicembre 2006 la stessa magistratura chiese l’archiviazione del processo dopo aver concluso che non era accreditato “nè che il quotidiano fosse fonte di finanziamento per ETA, né che fosse lo strumento per riciclare capitali illeciti” connessi con l’organizzazione armata.
“Non si è stabilito che alcuna parte del capitale sociale fosse di provenienza illecita e non risulta neanche l’invio o l’occultamento di fondi dalla società editrice o dal giornale all’organizzazione terrorista ETA”. La sentenza stabilisce che le accuse “non hanno provato che i processati abbiano la minima relazione con ETA. Ciò stesso determina la piena assoluzione”.
Il Tribunale sostiene che “si è stabilito anche che il quotidiano Egunkaria non ha difeso i princìpi dell’organizzazione terrorista, non ha pubblicato un solo articolo a favore del terrorismo o dei terroristi e la sua linea editoriale non faceva riferimento ad una linea politica determinata, anche se quest’ultimo, non avrebbe costituito reato. Anche i membri della Guardia Civil che sono comparsi come periti hanno riconosciuto che non si è indagato se la linea del quotidiano era o non era di appoggio ad ETA, il che rende incomprensibile l’accusa”.
I magistrati concludono che i fatti e i dati a cui fanno riferimento le accuse “non sono provati in forma diretta” e che gli indizi su cui si appoggiavano le richieste per pene elevate “sono equivoci e ammettono diverse interpretazioni favorevoli agli imputati”.
I testi informativi della Guardia Civile, “la base esclusiva delle accuse”, furono proposti e ammessi come prova periziale ma “non hanno quel carattere”.
E’ contraddittoria anche la stessa chiusura del quotidiano. I giudici aggiungono che “tra le varie forme e modi di ingerenza nella libertà di stampa, la chiusura suppone la maggiore restrizione possibile, la sospensione o la cancellazione radicale di tutti i diritti relazionati con l’emissione e la ricezione di informazioni e opinioni, in modo sistematico e colpisce in modo massivo i diritti e gli interessi di molteplici persone e della stessa società.
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La chiusura cautelativa di Egunkaria “non aveva una copertura costituzionale diretta ed era carente di una norma legale speciale o espressa che la autorizzava”.
Un giornale “non può essere considerato come una impresa qualsiasi. Il fine di prevenire la reiterazione delittiva” che fu utilizzato per sacrificare la libertà di stampa “si sarebbe potuto ottenere utilizzando altre possibilità alternative di intervento cautelare che non implicano l’interruzione dell’attività informativa, dell’elaborazione, della stampa e della distribuzione del giornale. Sopratutto nel caso in cui l’analisi della linea giornalistica avrebbe permesso di scartare l’ipotesi che il giornale fosse strumento per la commissione di delitti o per il supporto di qualsiasi tipo di attività criminale”.
Torture: “Non c’è stata efficienza nelle condizioni di incarceramento”
La sentenza cita anche le denunce di torture che i cinque accusati realizzarono dopo essere stati arrestati e trattenuti per cinque giorni nelle mani della Guardia Civil.
“Ha una speciale rilevanza che le denunce di maltrattamenti e torture sofferte durante la detenzione sono compatibili con il referto medico-forense”.
L’Associazione Vittime del Terrorismo e il comitato Dignità e Giustizia hanno dichiarato che stanno studiando la possibilità di presentare ricorso alla sentenza. Hanno affermato che questa assoluzione “è un duro colpo alla lotta contro il terrorismo” e hanno insistito sul fatto che il quotidiano Egunkaria “faceva parte della rete mediatica di ETA”.
Reazioni
Eusko Alkartasuna “La sentenza arriva tardi, non ripara il danno causato e conferma l’intento politico” della chiusura del quotidiano Egunkaria. Si devono appurare le responsabilità perchè “non può succedere che coloro i quali ordinarono e diedero copertura a quella farsa, a quella violazione di diritti fondamentali, se la svignino”. “L’assoluzione conferma ciò che EA e la maggioranza della società basca hanno detto sin dal giorno della chiusura del quotidiano: la motivazione è stata unicamente ed esclusivamente per l’interesse politico del Governo spagnolo che permise la chiusura, gli arresti e il processo”.
Sinistra indipendentista Ha espresso “allegria” per l’assoluzione anche se “non c’è giustizia” né per il giornale chiuso, né per i suoi lavoratori, né per i cittadini baschi.
E’ una “burla” dire che la giustizia “funziona”. Ha ricordato la chiusura del quotidiano Egin, della sua radio Egin Irratia e le denunce di torture presentate dagli accusati. “Per tutto ciò nessuno pagherà”.
“Affinchè questo non si ripeta e per porre fine alla situazione di eccezione di cui stiamo soffrendo abbiamo bisogno di costruire uno scenario democratico nel quale siano rispettati e garantiti tutti i diritti civili e politici”.
PNV Il Presidente del PNV ha mostrato la sua soddisfazione per l’assoluzione però ha stigmatizzato che questo “non nasconde la preoccupazione e la condanna per tutto quello che è successo in questo caso”. “Mostriamo una soddisfazione condivisa con tutti i cittadini, non solamente baschi. Abbiamo visto da subito la motivazione politica tendente all’affermazione del concetto che tutto è ETA”.
Aralar “Lo Stato deve pagare indennizzi il prima possibile per risarcire l’immenso danno provocato con la chiusura del giornale. Occorrono provvedimenti che non consentano casi simili nel futuro”. “Gli arresti furono eccessivi e le denunce di tortura vanno investigate.
PSE Il PSE si felicita per la sentenza assolutoria che “conferma quello che i socialisti pensavano” e “dimostra che la Giustizia spagnola funziona”. “La chiusura è un episodio che non avrebbe dovuto accadere”.
PP Rispetto per l’assoluzione, lo stato è “garantista”. La sentenza “constata la traiettoria errata della Magistratura su questo caso”.
Otamendi, ultimo direttore di Egunkaria: “Una delle migliori notizie che ha ricevuto Eukadi negli ultimi anni.
L’ultimo direttore di Egunkaria Martxelo Otamenti ha detto oggi che la sua assoluzione e quella degli altri 4 responsabili del quotidiano accusati di appartenenza ad ETA in un processo che vide la chiusura del quotidiano è “una delle migliori notizie che hanno ricevuto i Paesi Baschi negli ultimi anni”.
Prima di leggere la sentenza assolutoria Otamendi ha assicurato che i cinque imputati sono “contenti” per questa decisione che conferma che gli accusati sono innocenti e che anche “il progetto e l’impresa Egunkaria”, come i suoi “lettori, azionisti e sottoscrittori”, coloro che facevano pubblicità nelle sue pagine, coloro che effettuavano le interviste e i collaboratori… “tutti sono innocenti”.
Otamendi ha chiarito che con questa sentenza finiscono “sette anni di calvario”. “Siamo molto emozionati, la gente è molto contenta”.
Oleaga, ultimo vicedirettore di Egunkaria: “Ci saranno motivi per chiedere conto” per i danni causati dalla chiusura del giornale. Ricorda anche che passò otto mesi in carcere prima di essere liberato “e questo è un danno grave nella mia vita e in quella della mia famiglia”.
Traduzione dell’editoriale dell’8 aprile 2010 del quotidiano basco Gara
Un giorno di allegria e molti motivi per continuare all’erta.
“Sette anni dopo la chiusura di Egunkaria e la detenzione di vari suoi direttori, il misto di speranza e scetticismo frutti di esperienze precedenti si sono convertiti in allegria generalizzata. Non dobbiamo dimenticare, in ogni caso, che il caso Egunkaria non è chiuso. Oltre al prevedibile ricorso dell’accusa presso il Tribunale Supremo, manca ancora la parte economica, la quale, una volta assolti gli imputati, non verrà affrontata dall’Audiencia Nacional ma passerà ai tribunali territoriali ordinari.
Dopo la prima sensazione di allegria e del felice fatto che cinque persone costrette ingiustamente ad un lungo e duro processo giudiziario dopo traumatici arresti preventivi, la lettura della sentenza offre altri aspetti positivi: da un lato perchè smantella una serie di pregiudizi, elaborati in virtù di una strategia politica dello Stato, secondo i quali una persona delinque per inquadrarsi in un contesto sociale o politico determinato; dall’altro lato perchè mette in discussione la chiusura del giornale.
Come minimo questo è il criterio esigibile per altri casi aperti da accuse similari. E’ il caso di ricordare che questa strategia non cominciò con la chiusura di Egunkaria né si è conclusa con l’assoluzione di ieri. Nelle carceri spagnole ci sono giornalisti e altri molti cittadini baschi accusati in processi simili.
La chiusura di Egunkaria è stata preceduta dalla chiusura del quotidiano Egin e della radio Egin Irratia, ma in quel caso i giudici non hanno seguito i criteri giuridici applicati in questa sentenza odierna, ma precisamente quei pregiudizi che conducono ad una sola possibile sentenza.
L’allegria di oggi non può estinguere la sensazione di arbitrarietà e di impunità. L’ingiustizia e il danno causato sono irreversibili: per gli imputati, per i lavoratori del giornale, per le famiglie di tutti questi. È, insomma, la stessa società basca che è stata attaccata da una strategia di Stato che permette e appoggia questo tipo di violazioni dei diritti individuali e collettivi.
Di fronte a questa situazione in cui lo Stato di Diritto pretende di esserlo solo per potersi chiamare così, è assolutamente imprescindibile che la cittadinanza continui a reclamare la libertà di espressione in questi casi e le libertà in ogni caso, e che esiga che mai tornino e verificarsi queste arbitrarietà e che si ponga riparo a quelle già accadute”.