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Elezioni in Corsica, tutti contro la coalizione di governo di unità nazionale uscente

Pè a Corsica

Ieri sera si è tenuta la chiusura della campagna elettorale a Bastia della coalizione nazionale attualmente al governo “Pè a Corsica” che stavolta si presenta unita sin dal primo turno. L’evento è stato una vera prova di forza con la presenza di centinaia di persone  proprio a Bastia dove per la prima volta nel 2014 l’unità tra le forze nazionali è riuscita a vincere le elezioni municipali.

Ed è stato lo stesso primo cittadino bastiaccio Pierre Savelli ad aprire l’evento con una punta di sarcasmo nei confronti delle altre forze politiche: “gli altri faticano a riempire le cabine telefoniche”, per poi aggiungere un passaggio squisitamente politico nel quale ha stigmatizzato il tentativo di alcuni di instillare paura nella società còrsa legata al concetto di separatismo: “l’obiettivo delle prossime elezioni è una vittoria elettorale a cui dobbiamo far seguire una vittoria politica, perché ancora non abbiamo vinto niente, dobbiamo costruire un paese senza lasciare nessuno ai margini. La scelta è semplice: tornare indietro o continuare a scrivere la Storia”.

Il deputato all’Assemblea Nazionale Francese Michel Castellani, recentemente eletto in Alta Corsica con oltre il 60% dei voti, ha affermato che la coalizione nazionale còrsa “ha difeso la Corsica come mai nessuno ha fatto. Qual è il programma che si contrappone a noi? Farci perdere. Ma la Corsica aspira a decidere sul proprio destino”.

Rosa Prosperi, deputata nel parlamento còrso, esponente di Corsica Libera, è stata più dura: “Alcuni dicono che siamo politici imborghesiti attaccati alla poltrona, ma invece siamo una generazione che ha la lotta nel DNA. Se ci aiuterete a vincere siate sicuri che vinceremo sui politici degli anni ’80 e ’90”.

Jean-Cristophe Angelini, di Femu a Corsica, ha smontato il luogo comune diffuso dagli avversari che vedrebbe gli esponenti della coalizione nazionale còrsa come politici deboli, pronti a cedere a oscure pressioni esterne. “Quelli che per decenni si sono fatti tirare la giacchetta non sono qui, sono nelle altre liste”.

Jean-Guy Talamoni, presidente del parlamento còrso

Altrettanto incisivo il presidente dell’Assemblea di Corsica, l’indipendentista Jean-Guy Talamoni che ha previsto per gli avversari anni di opposizione “il luogo dove saranno più utili alla Corsica”. “Il nostro avversario è l’astensione – ha affermato Talamoni citando il motto storico del FLNC per invitare all’unità popolare – a populu fattu…”.
Da parte sua il presidente còrso Gilles Simeoni ha affermato che il progetto di Pè a Corsica va oltre gli steccati politici perché “costruiremo questo paese anche con chi ci ha chiuso la porta”.

Chi sicuramente si oppone con forza al progetto nazionale còrso è il centro-destra che anche quest’anno si presenta divisa all’appuntamento elettorale. Le due liste rivali, indebolite da varie sconfitte, tentano di ottenere un risultato onorevole sperando che l’offerta diversificata possa attrarre i voti tanto dei più tradizionalisti quanto degli elettori stanchi della vecchia classe dirigente. In questo senso le due espressioni della destra non sembrano divise sui temi e sui progetti concreti e tutto fa presagire che al secondo turno si presenteranno unite. Quel che sicuramente unisce già ora le due liste di destra è la determinazione nello sconfiggere la coalizione nazionale còrsa per impedire un nuovo salto in avanti verso l’autodeterminazione.

In questo senso le liste di centro-destra dovranno prendere decisioni importanti per la creazione del cosiddetto fronte repubblicano francese, in particolare rispetto al rapporto con la lista macronista che è stata la più “parigina” tra le forze in campo e che ha spazzato via la sinistra socialista e radicale che da decenni spadroneggiavano nell’Isola.
L’unica sinistra rimasta in piedi, ma con una situazione interna molto precaria dovuta a scissioni e divisioni, è quella dei dissidenti di France Insoumise sommati ai comunisti e alla sinistra eco-alternativa di Ensemble.

Paradossalmente più pragmatico nella sua opposizione al progetto nazionale còrso è Charles Giacomi, capolista del Front National: “ci stiamo avviando ad elezioni nelle quali ci giochiamo il futuro della Corsica. La scelta sarà decisiva e vi dico che non c’è altra scommessa possibile rispetto allo Stato-nazione”. Il candidato di destra è critico sulla collettività territoriale unica, conquista storica dell’autonomismo e dell’indipendentismo che ha eliminato la suddivisione amministrativa tra nord e sud dell’Isola: “è stata una scelta affrettata, quasi sicuramente non riusciremo ad approvare un pareggio di bilancio e partiremo con un deficit di 900 milioni di euro e, visto che nuovi prestiti non sono possibili, o dovremo abbandonare competenze a favore dello Stato o dovremo alzare le tasse”. Ad ogni modo il primo avversario del Fronte Nazionale è Macron: “i nazionalisti sbagliano ma non possiamo crocifiggerli, la tragedia della Corsica è che non sfruttiamo le nostre ricchezze”.

Gilles Simeoni, presidente còrso

La maggioranza uscente punta tutto sulla continuità di governo e sulla necessità di dare seguito al progetto di costruzione nazionale còrsa. Lo fa presentando unite le due componenti principali, l’autonomismo di Femu a Corsica e l’indipendentismo di Corsica Libera. Questo potrebbe offrire il fianco alle speculazioni della lista indipendentista di Rinnovu che, con i suoi 3450 voti del 2015, tenta di apparire come l’unico rappresentante di un indipendentismo puro e di lotta. Ma indubbiamente Pè a Corsica dà una mirabile prova di responsabilità nazionale e si candida a ottenere maggiore fiducia da parte di tutti quei còrsi che vedono di buon occhio le sue soluzioni tendenti alla costruzione di una nuova Corsica còrsa, inclusiva e moderna. D’altronde il regionalismo delle forze di centrosinistra e di centrodestra è ritenuto dalla maggioranza di governo ben lontano dall’essere realmente credibile e capace di devoluzioni rispetto al governo centrale di Parigi. Gli slanci localistici dei macronisti e del centrodestra corsi sembrano più che altro finalizzati al contrastare la propositività dell’unità nazionale sui temi economici, ecologici, sociali e culturali.

 

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