Le elezioni basche e galiziane offrono spunti interessanti per l’indipendentismo e per il diritto all’autodeterminazione. La nuova maggioranza favorevole al diritto a decidere nel Parlamento basco si attesta sul 76%, i risultati di EH Bildu, nonostante l’assenza forzata di Otegi, sono il giusto incoraggiamento all’unità delle forze della coalizione e alla coraggiosa scommessa per una soluzione politica del conflitto basco.
Sul fronte galiziano il BNG supera l’8% dei voti e ottiene sei deputati, uno in meno rispetto alla passata legislatura, nonostante tutti i sondaggi lo dessero per spacciato e nonostante la grave scissione di coloro i quali hanno preferito seguire Podemos/En Marea, tra cui lo storico rappresentante Beiras.
L’editoriale di Naiz.eus, qui tradotto nei suoi passaggi fondamentali, ci aiuta a capire la situazione.
Ci sono le condizioni per accordi nazionali se non si accetteranno veti
Il PNV ha ottenuto una vittoria e risultati spettacolari nelle elezioni di ieri. Non solo non accusa il rilevante arrivo di Podemos in terza posizione ma riesce ad attrarre più voti ed eletti rispetto a quattro anni fa. Urkullu ottiene gli stessi voti di Ibarretxe contro Patxi Lopez nel 2009. […] Il PNV ha fatto una gran campagna e Urkullu ha dato il meglio di sé, aiutato in parte dal non doversi confrontare direttamente con Otegi. La sua macchina elettorale ha funzionato alla perfezione, dall’utilizzo dei media alla sua militanza […]. I suoi sono stati voti-rifugio rispetto alla debacle dello Stato spagnolo. […].
EH Bildu non ha solamente interrotto la sua parabola discendente ma ha recuperato il suo tono ideologico, il suo stile originale e il suo tradizionale orgoglio militante. Il suo risultato è realmente buono. Ha guadagnato credibilità con una leadership rinnovata, una squadra brillante […] I candidati hanno dimostrato un particolare livello politico e umano, fortemente legato al senso strategico della coalizione, all’altezza del momento storico e adattato alle tendenze sociali […]. Otegi ha dimostrato che essere leader non significa circondarsi di una corte fedele che riconosce un capo, ma essere capaci di costruire squadre che rappresentino una comunità intera, che ottengano il massimo da ciascuno e che rafforzino l’insieme delle entità. In chiave interna la rifondazione della sinistra abertzale, ha generato i primi effetti positivi. Bisogna continuare su questa linea. […]. Ma bisogna sottolineare anche lo sforzo del resto delle forze della coalizione sovranista di sinistra. Eusko Alkartasuna, Aralar e Alternatiba hanno apportato in questa campagna prospettive e discorsi propri, così come un capitale umano e politico variegato che somma forze e trasforma la coalizione in un potente strumento per ottenere la giustizia e la libertà per questo popolo. Questi risultati devono servire per rafforzare questo progetto perché hanno dimostrato che sanno lavorare bene e possono anche migliorare.
Podemos non è riuscito ad entusiasmare e a comunicare un progetto percorribile dalla società basca e, anche se i risultati continuano ad essere importanti, è logico che risultino deludenti per loro. Nonostante tutto comunque è certo che introducano un elemento inedito nel Parlamento basco: un partito statale che appoggia il diritto a decidere, che da una prospettiva diversa si somma al PNV e a EH Bildu in questo asse democratico fino a riunire il 76% dell’emiciclo e distrugge l’idea del fronte abertzale. Aumenta così quella maggioranza che era già chiara nella legislatura precedente ma che ancora non ha portato a niente.
Il grande perdente di queste elezioni è senza dubbio il PSE che non solo perde voti verso Podemos e verso l’astensione ma anche verso il PNV e forse anche verso il PP che resiste. Nel suo insieme l’unionismo tradizionale vive il suo peggior momento. Rappresenta una minoranza, che merita rispetto democratico, ma alla quale non si può concedere il diritto di veto.
Questa è precisamente uno dei dubbi che lascia il risultato di ieri. Il PNV può appoggiarsi a questa minoranza per governare in nome della stabilità e della tradizione, o può scommettere su accordi nazionali che rappresentano grandi maggioranze, che rispondano all’immagine reale di ieri. Il mandato delle urne è chiaro in un certo senso: non vogliamo seguire il cammino dello Stato, come minimo non possiamo perdere quello che abbiamo. I dirigenti di PNV, EH Bildu e Podemos parlavano ieri di accordi nazionali, mentre quelli di PSE e PP guardavano “al loro”: la Spagna. Guidare Euskadi non significa affidare tutto il capitale istituzionale e politico a Madrid, ma metterlo al servizio di un progetto di paese condiviso.
Questa invece la traduzione di alcune dichiarazioni della candidata del BNG riportate in un articolo di lavozdegalicia.es
Il BNG non deluderà, lavoreremo per una Galizia migliore
La terza maggioranza assoluta conseguita dal PP in Galizia non ha impedito che nel volto del BNG si possa apprezzare un sorriso. E forse anche un sospiro di sollievo. Il Fronte stava ininterrottamente perdendo voti in una emorragia che sembrava inarrestabile. Al punto che alcuni sondaggi lo davano per escluso dalla rappresentanza parlamentare. Non solo non è andata così ma il BNG, contro tutti i pronostici, ha ottenuto sei seggi e si è assicurato il suo gruppo parlamentare con rapprentanza di tutte le quattro provincie. Dopo le dieci di ieri sera Ana Ponton, la sua candidata presidente, è apparsa senza poter nascondere un sorriso. La candidata ha deplorato la vittoria del PP e ha promesso di canalizzare la speranza generata dal BNG per lavorare per una Galizia diversa rispetto a quella del PP: “Non permetteremo che questa nuova fase venga danneggiata, questo risultato sarà il sostegno su cui costruire il futuro, ci dà l’incoraggiamento per continuare a lavorare. Ha vinto il PP ma per questo non deve regnare la frustrazione”.
La candidata ha insistito sul fatto che il BNG, in un momento molto difficile, è riuscito a dimostrare capacità di organizzazione e un rafforzamento che apre la porta ad una nuova fase. […]