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Il Governo nazionale còrso e lo Stato francese, alla prova

Recentemente il quotidiano Corse Matin ha ospitato sulle proprie colonne un articolo di Anne Chabanon che illustra i rapporti tra le massime istituzioni dell’Isola, rette dalla coalizione indipendentista e autonomista, e quelle francesi. Secondo l’analisi della giornalista al posto della vecchia cortesia di facciata è subentrata una esacerbata esasperazione che genera forti interrogativi sul calendario politico dei prossimi tre anni del primo governo nazionale còrso che ha conquistato la maggioranza dei voti e si è insediato anche alla luce di una sospensione delle attività armate del Fronte di Liberazione Nazionale Còrso. Questa condizione avrebbe dovuto e potuto mutare l’approccio di chiusura centralista del presidente e dei ministri francesi.

 

Torna il FLNC

Manifestazione per la demolizione delle ville di Rondinara, nel Sud dell’Isola, agosto 2017.

“Politicamente, la pace che noi vogliamo e che noi incoraggiamo dal 2016 non è la pace dei cimiteri dei popoli scomparsi. Non è la pace della sottomissione, quella dei diktat di uno stato onnipotente e arrogante. Noi non abbiamo mai firmato assegni in bianco per la Francia”. Con queste parole il “FLNC del 22 ottobre” ha rivendicato nel dicembre 2019 le esplosioni che hanno danneggiato due ville di un uomo d’affari, ritenuto vicino al presidente Macron, costruite in un’area di notevole pregio naturalistico e per la cui costruzione l’imprenditore è già stato multato per un milione di euro. Si tratta della prima azione del Fronte dall’annuncio del processo di demilitarizzazione ingaggiato nel 2016. 

A dire il vero da molti mesi la maggioranza còrsa stigmatizza l’atteggiamento di chiusura dello Stato francese che metodicamente blocca il dialogo, suggerendo che il continuo boicottaggio della trattativa istituzionale avrebbe potuto portare ad una recrudescenza dell’attività del Fronte di Liberazione.

 

La responsabilità della sordità

Secondo Corse Matin un dialogo nato morto ha già portato alla prima conseguenza.

Lo Stato e la Corsica si spiano, si misurano, si valutano e si guardano da decenni per potersi meglio allontanare oggi: li separa un braccio di mare geografico ma anche un braccio di ferro politico.

Quanta responsabilità ha lo Stato nel non voler raccogliere l’impegno e l’apertura del Governo còrso e nel non saper soppesare l’importanza del grande sostegno elettorale e popolare che il popolo còrso ha garantito agli uomini di Talamoni e Simeoni proprio mentre  promuovevano e garantivano una soluzione negoziata del conflitto?

 

Gli antefatti

Nel febbraio 2018, in occasione della grande manifestazione popolare di sostegno al Governo che riempì le strade di Ajaccio portando in strada decine di migliaia di persone in una nazione popolata da poco più di trecentomila persone, ci chiedevamo se Macron si sarebbe deciso ad ascoltare gli argomenti dei còrsi. E ancor prima ci ponemmo la stessa domanda, nel dicembre 2017, all’indomani del primo turno delle elezioni territoriali che vide le forze pro autodeterminazione raggiungere il 52% dei consensi. Ma questi quesiti si sono trasformati in breve in domande retoriche. Non è bastato neanche il risultato del secondo turno delle Territoriali 2017, con le forze favorevoli al diritto a decidere arrivate al 56,4% dei voti, a smuovere la granitica stasi francese.

 

Risultati elettorali del primo e secondo turno 2017 confrontati con quelli del secondo turno 2015.

 

Anzi, per tutta risposta il presidente Macron in visita a Bastia nel febbraio 2019 in un attesissimo discorso ha saputo deludere su tutti i fronti anche le aspettative più tenui dei còrsi che dovettero digerire persino l’umiliazione della perquisizione personale del Presidente Simeoni e del Presidente Talamoni all’ingresso della sala. Da Macron arrivò un no generalizzato a tutte le proposte e su tutti i temi, nel nome della Costituzione, affiancato dalle sole bandiere di Francia ed Europa.

“Voglio inaugurare un nuovo capitolo della nostra storia – ha detto il presidente – voglio che tutti nella Repubblica possano rivendicare la propria identità, la propria specificità. Ma che questa identità sia nemica della Repubblica è un errore che non posso accettare”.

No al riconoscimento ufficiale della Lingua còrsa, no alla regolamentazione degli acquisti di immobili da parte di non residenti nell’Isola precedentemente approvata dal parlamento còrso, no all’amnistia dei prigionieri politici. L’unico sì è stato per una futura menzione della Corsica nella Costituzione in modi e tempi da verificare, al fine di ancorare la sua identità alla Repubblica, nel quadro di una più ampia riforma delle istituzioni francesi.

 

Le conseguenze

Il presidente Simeoni ha fatto notare che Macron avrebbe potuto dimostrarsi un abile statista costruendo una riconciliazione e creando le condizioni per un sereno dialogo che tenesse in conto le aspirazioni e gli interessi del popolo còrso, mettendo così in cassaforte anche la pace. Non lo ha fatto, ed è una grande occasione mancata. Il presidente còrso ha aggiunto che la frustrazione data dall’impossibilità di accedere ad uno status di autonomia, condizione impossibile nello Stato francese, oggetto di un dibattito quarantennale nell’Isola, avrebbe potuto comportare il ritorno delle attività armate nell’Isola.

Macron ha scelto di giocare a fare l’indiano, chiusura e scommessa sulle divisioni interne alla maggioranza còrsa e alle stesse forze politiche che la compongono. Da parte loro gli indipendentisti e gli autonomisti devono riuscire a contenere i primi sintomi di delusione nei loro elettorati. Le forze che sostengono Gilles Simeoni lo hanno esortato ad accelerare, mentre l’indipendentista Jean-Guy Talamoni, da mesi favorevole all’apertura di una nuova fase di governo, suggerisce che le forze governative hanno ancora il tempo di mantenere i loro impegni.

A dirla tutta gli obiettivi della maggioranza indipendentista e autonomista sono legittime aspirazioni democratiche e non mirano a niente di impossibile. L’elemento che porta alla stasi del negoziato è esclusivamente l’atteggiamento di chiusura del Presidente Emmanuel Macron, ben più centralista e retrogrado di suoi illustri predecessori che consentirono, decine e decine di anni fa, enormi passi avanti nel rapporto tra l’Isola e l’Esagono. Corse Matin ricorda François Mitterand che nel 1981 concesse lo statuto speciale, la riapertura dell’Università, l’amnistia dei prigionieri, la revisione delle liste elettorali e lo scioglimento della Corte di Sicurezza dello Stato, un organo speciale incaricato di giudicare le persone accusate di attentare alla sicurezza dello Stato. Nel 1988 fu il momento di nuovo statuto speciale e il 1998 vide lo svolgimento del processo di Matignon che tracciò la strada per l’assunzione del potere legislativo da parte dell’Assemblea di Corsica. Persino Sarkozy seppe fare più dell’attuale Presidente accettando il concetto di àmbito politico della questione corsa.

 

Una Prefetta per amica

La Prefetta Josiane Chevalier

A dare una mano ai còrsi in questa complicata fase ci ha pensato, involontariamente, l’onnipresente rappresentante territoriale dello Stato, prima oppositrice della maggioranza còrsa. Riprendendo il filo del discorso di Anne Chabanon su Corse Matin, possiamo addentrarci nei gangli più intimi della relazione tra Governo nazionale còrso e Stato francese, nella persona della Perfetta Josiane Chevalier che, in linea con l’assetto accentratore macroniano, ha spinto per prendere il controllo di temi cruciali di competenza della Collettività di Corsica come la gestione dei rifiuti, la pianificazione regionale e la programmazione energetica. Questa dinamica, oltre a rovinare i rapporti tutto sommato cordiali tre la le istituzioni ha servito su un piatto d’argento maggiore forza e dinamismo alla coalizione di governo. Il picco della tensione e dello scontro tra poteri si è avuto sul tema dal tentativo prefettizio di sospensione della gestione pubblica della connessione in fibra ottica in Corsica, bocciata addirittura dal Tribunale Amministrativo di Bastia.

 

Tre elezioni vinte, tre anni con tre elezioni in arrivo

Come abbiamo visto non sono bastate le tre vittorie elettorali della coalizione di Governo còrsa ad assicurare l’apertura al dialogo dello Stato. I prossimi tre anni rappresentano un banco di prova per tutti i soggetti coinvolti in questo – come minimo quarantennale – conflitto. Il 2020 vedrà lo svolgimento delle elezioni municipali in Corsica: gli indipendentisti e gli autonomisti devono riuscire a non perdere Bastia e, auspicabilmente, a vincere almeno una tra Aiacciu, Corti e Portivechju per smuovere il sempre più ingiustificabile immobilismo statale nonché per assicurarsi una buona posizione di partenza per le Territoriali del 2021. Nel 2022 infine, sarà Macron ad essere impegnato nel cimento elettorale per la conferma della sua presidenza.

Notizia del 15 gennaio 2020 è la rimozione dall’incarico della Prefetta Chevalier che sarà rimpiazzata a fine mese da Frank Robile, attuale prefetto della Martinica. Esperto di colonie, a quanto pare.

 

 

FONTI: Corse Matin, Radio Corse Frequenza Mora, La Croix, Radio Alta Frequenza, Corse Net Infos, RFI, France Presse.

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