Il Parlamento islandese ha approvato mercoledì 20 febbraio 2019 l’analisi da parte della Commissione parlamentare per gli Affari Esteri di una risoluzione di condanna nei confronti della “risposta del governo spagnolo al referendum di indipendenza catalano, compresi gli arresti dei politici catalani” e il processo. La proposta è stata approvata senza repliche contrarie e alla presenza del governo dell’Isola. Ora la Commissione deciderà se modificarla e farla tornare in aula per la sua approvazione finale.
L’iniziativa è stata promossa dalla deputata del partito Píratar Álfheiður Eymarsdóttir che ha affermato “nonostante siamo una piccola nazione, siamo ugualmente garanti dei diritti umani nel mondo. Speriamo che questo sia il primo passo affinché questa condanna sia presa in considerazione in giro per il mondo”. La deputata ha citato per nome tutti gli accusati catalani definendoli come “colleghi” definendoli come “prigionieri politici” e, rivolgendosi a ciascun membro del governo ha chiesto se riuscirebbero a immaginare se stessi arrestati per le proprie idee politiche.
In difesa della proposta di condanna nei confronti del governo spagnolo si sono aggiunti altri due deputati una dei quali è presidente del Comitato Giuridico per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa.
I deputati islandesi, appartenenti a tutto l’arco parlamentare, non hanno preso posizione sulla giustezza dell’indipendenza catalana ma hanno ricordato che “il diritto all’autodeterminazione è internazionalmente riconosciuto” e che “la risoluzione vuole indagare sulle violazioni dei diritti umani e sulla persecuzione di un’idea politica; denunciare gli abusi in paesi democratici che non applicano le regole democratiche e non proteggono i diritti umani”.
La deputata di sinistra Rósa Björk Brynjólfsdóttir ha dichiarato che il processo contro i politici catalani “non è il tipo di procedimento al quale ci piace assistere nell’Europa del 2019”, definendolo come “politico”. “Sono molto preoccupata per questo processo – ha aggiunto – bisogna proteggere la libertà di espressione degli accusati, politici democraticamente eletti, come la libertà di espressione e il diritto della gente a esprimere le proprie opinioni politiche”.
L’Islanda è il primo paese che ha indirizzato alla Spagna la sua preoccupazione per il processo e per la violazione di diritti fondamentali. Il ministro degli Esteri Guðlaugur Þór Þórðarson ha manifestato al ministro spagnolo Borrell il suo malessere per “un processo anormale in uno stato di diritto”. “Continueremo a monitorare da vicino l’evolversi della situazione e ci confronteremo con i nostri principali paesi alleati”. Il ministro ha ricordato che “il Tribunale Europei per i Diritti Umani ha già condannato la Spagna per la parzialità di alcuni giudici, bisogna ricordare che il presidente del Tribunale Supremo fa parte dell’ala più conservatrice e nazionalista spagnola. Questi non sono solamente giudici che stabiliscono la colpevolezza o l’innocenza, sono nazionalisti spagnoli. Alla luce di questo è chiaro che il verdetto finale è già stato scritto molto tempo fa”.
Mentre il 4 dicembre 2018 il presidente del Parlamento islandese ha scritto una lettera ai presidenti spagnoli del Congresso e del Senato nella quale esprime la sua preoccupazione per la situazione della ex presidente del Parlamento catalano Carme Forcadell.