Nel luglio 2020 la Francia ha nominato un nuovo prefetto per la Corsica. Si tratta Pascal Lelarge, un uomo di Stato nato in Bretagna. In alcune dichiarazioni post nomina ha descritto se stesso come “molto legato alle Lingue regionali”.
Alla luce del ruolo centrale che svolge in Corsica la battaglia storica dell’indipendentismo e dell’autonomismo a favore del riconoscimento ufficiale della Lingua còrsa le parole del neo prefetto sono sembrate tutto fuorché un’uscita estemporanea o casuale.
Nella nostra Isola sorella il rapporto con la figura del prefetto è da sempre travagliato e conflittuale. Un contrasto che va oltre l’aspetto meramente politico. Si tratta di uno scontro strutturale che scaturisce dalla profonda incompatibilità tra gli interessi della Nazione còrsa e quelli dello Stato francese.
I funzionari chiamati a ricoprire la carica prefettizia spesso arrivano in Corsica dopo aver lavorato come direttori di grandi progetti statali di sviluppo infrastrutturale, militare, aerospaziale o come prefetti della Guyana, della Martinica o di altri esotici luoghi dal suadente sapore coloniale.
Per la legge francese il ruolo prefettizio nelle Collettività Territoriali prevede la rappresentanza dello Stato e di ciascun membro del Governo centrale, la tutela degli interessi statali, il controllo amministrativo e il rispetto delle leggi. Ma spesso il labile discrimine tra il ruolo istituzionale e l’ingerenza politica si fa fumoso. Il modus operandi di molti prefetti somiglia piuttosto a quello di un plenipotenziario o di un viceré.
Il super Prefetto piromane
Come non ricordare il famigerato Bernard Bonnet, inviato in Corsica da Jean-Pierre Chevènement nel febbraio 1998 per sostituire il prefetto Claude Erignac ucciso in pieno centro ad Aiaccio. A lui il Governo francese chiese di ripristinare lo stato di diritto in Corsica. Si trasferì nell’Isola lasciando il suo precedente incarico prefettizio di Perpignano, nei Pirenei Orientali, dove per cinque anni di “superprefettura” dichiarò guerra a ogni forma di catalanismo compreso l’uso pubblico del Catalano. Inviò addirittura una lettera a tutti i Comuni con la quale minacciava di eliminare sovvenzioni pubbliche ai Consigli comunali che avessero usato la Lingua catalana.
Bernard Bonnet è passato alla storia per essere stato il primo Prefetto del dopoguerra ad essere arrestato e condannato – assieme ad esponenti della Gendarmeria – per un reato commesso nel pieno del suo incarico: ordinò infatti l’incendio di due chioschi di Cala d’Orzu, gestiti da indipendentisti, per tentare di far ricadere la colpa sul FLNC e sulle divisioni interne al fronte di liberazione. Le indagini portarono all’immediata scoperta di vari oggetti sepolti nella sabbia appartenenti ai gendarmi del gruppo scelto GPS: una ricetrasmittente, una bussola, un passamontagna macchiato di sangue recante il loro stemma e diverse taniche contenenti benzina. E a poche ore dall’incendio un paziente con gravi ustioni fu ricoverato in modo anonimo all’ospedale di Tolosa, proveniente dal vicino ospedale militare.
L’ennesimo proconsole in Corsica
Tornando ai nostri giorni e all’attuale prefetto di origini bretoni Pascal Lelarge, abbiamo un altro esempio del perpetuo scontro istituzionale e politico tra prefettura e, stavolta, Governo nazionale còrso. La prefettura spesso si sovrappone alle decisioni delle istituzioni locali còrse e dei loro legittimi rappresentanti eletti e tende a imporsi come unica autorità decisionale sul territorio.
In un recente comunicato di Corsica Libera il prefetto viene descritto come il degno erede della “politica incendiaria” di Bernard Bonnet, l’ennesimo “uomo giusto al posto giusto”, l’ennesimo “proconsole”. Come a Bonnet venne chiesto di riportare la Corsica nell’alveo legale francese dopo l’uccisione del prefetto Erignac così a Lelarge viene ora chiesto di riportare la Corsica nell’alveo istituzionale repubblicano abbandonato dall’Isola nel 2015 con la storica vittoria elettorale della coalizione indipendentista e autonomista e con la conseguente formazione del primo governo nazionale còrso.
Le manganellate in Prefettura
Il punto più alto dello scontro è stato raggiunto lo scorso 22 febbraio quando un gruppo di giovani indipendentisti còrsi, non appartenenti ad alcun movimento o partito, hanno fatto irruzione nel palazzo della Prefettura di Aiaccio per chiedere l’applicazione della legge francese che prevede la territorialità della pena e quindi il trasferimento in Corsica dei prigionieri còrsi. In particolare i giovani chiedevano il riavvicinamento per Alanu Ferrandi e Petru Alessandri, ultimi prigionieri coinvolti nella vicenda giudiziaria dell’uccisione del Prefetto Erignac.
La manifestazione, pacifica e simbolica, non ha comportato alcun danno per l’edificio e nessun impiegato o funzionario prefettizio è stato toccato o ferito. La risposta della polizia è stata violenta. I giovani sono stati manganellati e sono stati sgombrati dal palazzo con evidenti ferite sanguinanti.
L’evento ha suscitato un’ondata di indignazione nella società còrsa e ha causato fortissime reazioni polemiche a livello politico e istituzionale anche perché i giovani manifestanti chiedevano allo Stato di applicare le sue stesse leggi. Sulla questione della territorialità della pena, inoltre, l’Assemblea di Corsica ha già votato all’unanimità per il trasferimento nell’Isola di tutti i prigionieri còrsi.
“L’estrema gravità degli eventi e il carattere costante dell’attitudine anti còrsa rendono il prefetto Pascal Lelarge definitivamente squalificato per occupare un ruolo di responsabilità in terra còrsa. Ne chiediamo l’immediata partenza”, chiosano il Presidente dell’Assemblea Jean-Guy Talamoni e il Presidente del gruppo parlamentare di Corsica Libera Petru Antone Tomasi.
Grazie ai seguenti testi tradotti possiamo apprezzare l’altissimo livello di scontro istituzionale che ha portato anche alla richiesta di dimissione e di rimozione del Prefetto.
Jean-Guy Talamoni, Presidente del Parlamento còrso. Intervento del 25 febbraio 2021.
Care college e cari colleghi,
una ventina di giovani hanno occupato palazzo Lantivy per denunciare l’ingiustizia che riguarda gli ultimi prigionieri per il caso Erignac. Abbiamo già denunciato più volte questa ingiustizia. Molti eletti còrsi, anche in questa Assemblea, l’hanno affermato all’unanimità. Così come hanno fatto molti consigli comunali.
Lunedì scorso si è superato un limite. Non mi riferisco all’intrusione dei giovani. La mobilitazione pubblica e pacifica dei giovani – nell’ottica di una solidarietà intergenerazionale che mi rallegra – per domandare allo Stato francese di applicare le sue leggi è stata un esempio di dignità e di responsabilità.
Come è possibile che quando qualcuno chiede allo Stato francese di applicare la legge non solo risponde di no ma oltre a questo ne esce insanguinato? Con quattordici punti in testa e un trauma al collo.
Lunedì scorso si è superato un limite. Questi giovani nel palazzo Lantivy sono in casa loro. Voglio ribadire che hanno tutto il nostro sostegno. Ai cerchiobottisti voglio ricordare che la nostra sola preoccupazione è il rispetto dei diritti dei còrsi.
Non abbiamo aspettato oggi per impegnarci per la Corsica, lo abbiamo fatto alla stessa età che hanno ora questi giovani, senza aspettare di ricevere ordini o indicazioni dai più anziani.
Anche quando si è giovani esiste la coscienza, esiste il senso della comunità e quello della libertà dell’uomo.
Lunedì scorso si è superato un limite. Il Prefetto e il Ministro dell’Interno possono recitare il gioco delle parti quanto vogliono ma come possono essere sorpresi dalla situazione? Saranno veramente così estranei rispetto alla nostra realtà, al nostro modo di vivere, alle nostre speranze? La sola intrusione in terra còrsa che per quanto mi riguarda posso constatare è quella armata e violenta dei rappresentanti dello Stato francese.
Eppure lunedì scorso si è superato un limite. […] Questi giovani, nel pieno dei propri diritti, ne sono usciti insanguinati per aver difeso i diritti di altre persone e i diritti dei prigionieri. La cosiddetta “intrusione in una struttura amministrativa” c’è stata. Ma cosa dire dell’intrusione della politica, del Primo Ministro francese e del Presidente della Repubblica in una decisione amministrativa sul riavvicinamento in Corsica dei prigionieri?
Come rimproverare a un giovane che non ha più visto suo padre libero da venti anni di agire con i suoi amici? Da chi possono essere rimproverati?
Non hanno distrutto niente, non hanno ferito nessuno.
Eppure lunedì scorso si è superato un limite. Con quale diritto la polizia è entrata nei locali della Collettività di Corsica per rimuovere le bandiere posizionate dai giovani. La violazione dei palazzi della nostra Collettività per togliere le bandiere davanti alle telecamere di Via Stella, ci obbliga a contattare i nostri avvocati per studiare le condizioni di un’azione contro un atto che ci sembra al contempo immorale e illegale.
Come potremmo accettare questa profanazione di un luogo sacro della nostra democrazia?
Lunedì scorso il Prefetto ha scelto di superare i limiti. Molte iniziative sociali hanno già denunciato le violenze della polizia come nel caso di Maxim Beux [tifoso dell’SC Bastia a causa di una carica della polizia, ndr] che si è ferito da solo, lo sanno tutti. Come per i gilet gialli, gli avvocati, gli infermieri, come nel caso delle manifestazioni per la difesa dell’ambiente o contro le leggi-sicurezza o come nel caso degli sloggi dei migranti dalle loro baracche.
Oggi noi dobbiamo manifestare la nostra contrarietà a tutto questo non solo nei confronti di Parigi ma anche alla comunità internazionale. Quando uno Stato non rispetta le sue leggi, quando uno Stato non rispetta l’espressione democratica, ci resta solo il livello di influenza internazionale. Forti del sostegno dei còrsi e di altri popoli amici in Europa, noi faremo valere i nostri diritti.
Il diritto non si scrive a colpi di manganello.
Quindi, poiché a questo Prefetto piace molto superare i limiti, io chiedo solennemente che superi una volta per tutte i confini della nostra Terra.
Sì, in un certo senso si tratta di una posizione radicale.
Ma radicale secondo l’etimologia del termine. Perché è radicata nella promessa che abbiamo fatto alla nostra gioventù. Questa e la promessa che guida l’azione e le parole dell’eletto e del padre che vi parla. Vi ho sempre augurato “campate felici”. Da parte mia non voglio dimenticare questo auspicio e non me ne posso liberare. Grazie.
Comunicato del Governo còrso a seguito dell’azione simbolica di alcuni giovani manifestanti per chiedere il riavvicinamento in Corsica dei prigionieri Alain Ferrandi e Pierre Alessandri.
Alcuni giovani manifestanti hanno messo in atto stamattina all’interno di Palazzo Lantivy in Aiaccio un’azione simbolica tesa a chiedere il riavvicinamento immediato di Ferrandi e Alessandri.
Questa azione, di base, è legittima e il Consiglio esecutivo di Corsica capisce e condivide la sensazione di ingiustizia, di incomprensione e di collera provata non solo da questi giovani ma anche da tutti coloro che, nell’Isola e all’estero, auspicano che la logica della vendetta ceda il posto alla primazia del diritto.
In questo senso il Consiglio Esecutivo di Corsica e L’Assemblea di Corsica hanno, in modo unanime, chiesto che il diritto alla territorialità della pena di Ferrandi e Alessandri, come quello di Yvan Colonna, sia pienamente rispettato e applicato.
Decine di comuni e di unioni dei comuni di Corsica hanno votato mozioni in questo senso.
In queste condizioni è scioccante, incomprensibile e inaccettabile che la sola risposta che arriva dallo Stato sia quella del manganello e, come annunciato in un comunicato della Prefettura di oggi, di cause penali contro dei giovani che hanno denunciato una flagrante ingiustizia.
All’ingiustizia originale del rifiuto del riavvicinamento dei prigionieri si aggiunge oggi la brutalità della polizia esercitata contro dei giovani che stavano dimostrando pacificamente e simbolicamente.
Tenuto conto di questi elementi il Consiglio Esecutivo di Corsica chiede solennemente:
- che Alessandri e Ferrandi siano trasferiti in Corsica immediatamente, conformemente al diritto e al voto unanime della rappresentanza eletta della Corsica;
- Che nessuna denuncia penale né civile sia presentata contro i giovani manifestanti di Aiaccio:
- L’identificazione e la sanzione dei responsabili amministrativi e/o militari che hanno dato l’ordine di intervenire manu militari contro i giovani manifestanti.
Lettera aperta di Jean-Guy Talamoni, Presidente dell’Assemblea di Corsica al macroniano Jean-Charles Orsucci, Presidente del gruppo Andà Per Dumane e Sindaco di Bonifacio, in risposta al suo comunicato che disegna un legame consequenziale tra le dichiarazioni di Talamoni e del presidente Simeoni e gli eventi del 22 febbraio 2021.
Caro Collega,
ho saputo del vostro comunicato. Voi sostenete che assieme al Presidente del Consiglio Esecutivo, che mi “segue costantemente”, siamo responsabili degli eventi di lunedì scorso. Ci accusate, in sostanza, di aver spinto i giovani còrsi a mettersi in pericolo. Evocate anche una “strumentalizzazione politica” degli avvenimenti. Queste affermazioni non sono solamente ingiuste, sono insulti. Anzitutto nei confronti di questi giovani che non sarebbero capaci di decidere le forme del loro impegno. Poi per il Presidente del Consiglio Esecutivo e per me stesso. Lascio al Presidente Simeoni la cura di rispondervi se vorrà. Personalmente ritengo che avanzando la tesi di una pretesa manipolazione della gioventù voi attentate alla mia integrità, non solo sul piano politico ma anche su quello etico.
Sono un militante nazionalista dall’età di sedici anni. Già allora alcuni ci accusavano di essere manipolati dai più anziani. Questi denigratori d’altri tempi sono finiti oggi tra i rifiuti della storia contemporanea.
Per quanto mi riguarda non ho mai incoraggiato nessuno a fare cose diverse da quelle che ho fatto io stesso. Penso che voi non avreste difficoltà ad averne conferma da parte di coloro che, numerosi, hanno condiviso con me un percorso di più di quaranta anni.
Nessuno può disprezzare il mio percorso militante, nessuno può negarne la linearità.
Da parte vostra avete manifestato una concezione molto diversa della politica. Non voglio sviluppare ora questo punto, voglio evitare per quanto possibile di lanciarmi in attacchi personali contro un membro dell’Assemblea che ho l’onore di presiedere.
Inoltre non sono né giudice né procuratore ma avvocato per natura e per professione. Non voglio darvi lezioni ma comprenderete che non ne voglio ricevere da voi.
Mi è parso necessario reagire a dichiarazioni che considero ingiuriose, credo che questa polemica sia chiusa, il nostro dovere è lavorare anzitutto per il bene comune. E sostenere tutti coloro che, qualsiasi sia la loro età, difendono il nostro Paese, la Corsica.