Il conflitto catalano è ormai pienamente un caso internazionale. Il Comitato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha ammesso la denuncia presentata dal presidente catalano per indagare sulla violazione dei suoi diritti politici da parte dello Stato spagnolo.
La decisione dell’ONU si aggiunge a quella della scorsa settimana riguardo al deputato ed ex segretario dell’ANC Jordi Sanchez nel quale si chiedeva allo Stato spagnolo di rispettarne i diritti politici.
Il Comitato dell’ONU per ora non ha applicato misure cautelari nei confronti dello Stato spagnolo ma ha scritto al Governo affinché risponda sul caso Puigdemont entro tre mesi. Inoltre l’ONU ha chiesto all’avvocato del presidente che indichi “quale tipo di misure correttive” vuole chiedere allo Stato spagnolo nel caso in cui verrà concluso che ci sia stata una violazione dei diritti di Puigdemont.
All’inizio del mese di marzo gli avvocati britannici hanno attivato una denuncia contro la Spagna nella quale Puigdemont rivendica il diritto di presentarsi alle elezioni, la libertà di associazione a partiti secessionisti per conseguire il diritto all’indipendenza, la libertà d’espressione. Nel testo, dal titolo “Puigdemont versus Espanya”, si espone che lo Stato ha violato i suoi obblighi rispetto ai trattati internazionali sottoscritti dalla stessa Spagna come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e come il Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici.
Puigdemont ha presentato questa denuncia all’ONU e non ad altre istituzioni internazionali come il Tribunale di Strasburgo perché è nell’àmbito delle Nazioni Unite che trova legittimazione il Patto internazionale dei diritti civili e politici nel quale viene riconosciuto il diritto all’autodeterminazione. La risoluzione finale dell’ONU, che potrebbe arrivare anche dopo 12 mesi, vincolerà formalmente la Spagna in quanto firmataria del patto e del protocollo d’attuazione. Il Comitato dell’ONU non avrebbe però capacità di sanzione nel caso in cui la Spagna decidesse di non attenersi al suo pronunciamento.
Nel frattempo i giudici tedeschi comunicano che la richiesta di estradizione spagnola potrebbe essere inammissibile.
La giudice d’istruzione che ieri ha interrogato Puigdemont ha detto che l’estradizione potrebbe essere considerata inammissibile. “Non c’è dubbio che l’ordine di arresto europeo contiene indizi del fatto che l’estradizione potrebbe non essere ammissibile” e per questo potrebbe essere rifiutata. La magistrata, che non ha competenze dirette sull’estradizione, assicura che “non vi sono dubbi sul fatto che il contenuto della richiesta di arresto europeo suggerisce che l’estradizione della persona ricercata potrà essere considerato inammissibile alla fine di una indagine completa, tenendo conto di tutte le questioni giuridiche implicate”.
Nel comunicato della magistrata si segnala che Puigdemont ha residenza in Belgio, stava transitando in Germania e quindi esiste “rischio di fuga”. Per questo motivo il presidente catalano resta in carcere. Nel frattempo il Tribunale Superiore di Giustizia del land Schleswing-Holstein sta studiando la richiesta di estradizione.
L’avvocato di Puigdemont, Jaume Alonso Cuevillas, ha spiegato tramite Twitter la situazione legale del presidente catalano detenuto presso il carcere di Neumunster in Germania. “Il tribunale di prima istanza ha deciso di trattenere il Presidente sotto custodia fino a quando il tribunale territoriale analizzi nei prossimi giorni la questione dell’ordine europeo di cattura. Oggi è stata fatta un’analisi meramente formale per verificare che il documento risponda alle formalità richieste per poi passarlo al Tribunale Superiore del land che si pronuncerà nei prossimi giorni confermando o modificando le misure fin qui adottate. La magistratura belga invece non ha sollecitato alcuna misura cautelare per i ministri Puig, Comin e Serret mentre la Corte analizza l’ordine di cattura europeo. Abbiamo fiducia nei vari tribunali europei”.
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