In questo turbinio di notizie provenienti dalla Catalogna e da vari Stati europei coinvolti a vario titolo nel processo di autodeterminazione catalano duramente represso dallo Stato spagnolo ci siamo assuefatti a un livello di scontro istituzionale altissimo e a decisioni repressive inaudite. E’ possibile che agli indipendentisti più intransigenti questo messaggio istituzionale del presidente del Parlamento catalano Roger Torrent, – diffuso domenica 25 marzo 2018 e qui pubblicato integralmente tradotto – appaia deludente o inconcludente sul piano dell’azione pro Repubblica Catalana. Ma se letto attentamente e con sguardo distaccato questo testo contiene passaggi di estrema durezza, con accuse precise e pesanti rivolte allo Stato e con una proposta alla società catalana per la formazione di un fronte unico e plurale per la democrazia e i diritti che va ben oltre la battaglia per l’autodeterminazione.
In questa fase complicata le vie d’uscita possibili sono molte, in un senso e nell’altro, e difficilmente individuabili. Nelle ultime ore le iniziative congiunte di tutte le forze politiche indipendentiste e di Podem si sono intensificate, dapprima con una dichiarazione unitaria contro la repressione, poi con un appuntamento solenne nell’auditorium del Parlamento.
Il ruolo giocato dal presidente del Parlamento, esponente di Esquerra, dimostra ancora una volta la maturità e il rispetto delle istituzioni dell’indipendentismo catalano, proteso in questo momento ad assicurare la più ampia maggioranza possibile, nella politica, nella società e nelle istituzioni, a favore del ripristino della democrazia e dei diritti umani e politici in Catalogna. (fp)
“Catalani, catalane,
Stiamo vivendo i momenti più bui della democrazia sia per i diritti fondamentali in Catalogna che nell’insieme dello Stato spagnolo dal 1978. Ci troviamo in un contesto di involuzione democratica senza precedeni e, in apparenza, senza soluzione.Negli ultimi tempi abbiamo visto come si restringevano e si colpivano progressivamente i diritti fondamentali che consideravamo acquisiti. Abbiamo visto come si è represso con metodi polizieschi un referendum, come è stata repressa violentemente la gente che hanno votato. Abbiamo visto come sono stati arrestati membri di un Governo democratico e persone elette da centinaia di migliaia di cittadini sono state costrette all’esilio.
Questa escalation di violazioni ha fatto un salto di qualità eccezionale venerdì scorso, quando altre cinque persone sono state arrestate per le loro idee politiche, dando un colpo definitivo alla democrazia spagnola. Ma la sete di vendetta dei poteri dello Stato è insaziabile e oggi abbiamo appreso con tristezza la notizia dell’arresto del presidente Carles Puigdemont in Germania.
Con queste azioni non si stanno reprimendo solo persone ma quel che è sotto sequestro è la volontà dell’insieme del popolo di Catalogna espressa nelle urne. Puigdemont è presidente per la decisione libera, sovrana e democratica dei suoi concittadini, espressa nel Parlamento. E nessun giudice, nessun governo, nessun funzionario ha la legittimità per far decadere, e ancor meno per perseguire, il presidente di tutti i catalani.
Non è una problema personale. Lo Stato sta attaccando il cuore della democrazia mettendo in piedi una causa generale contro i suoi avversari politici e si accanisce contro la Catalogna trasformandola in un laboratorio per poter reprimere la dissidenza in ogni luogo. Lo Stato, con le sue azioni, sta mettendo a rischio i fondamenti sui quali è stata costruita l’Europa. E tutti noi difensori della democrazia e delle libertà ci dobbiamo sentire toccati, qualsiasi sia la nostra opzione politica.
Voglio mandare un messaggio di solidarietà e di sostegno alle famiglie degli arrestati e degli esiliati e a tutta la cittadinanza. Condivido con voi l’indignazione per questa situazione. Rispetto a questo contesto particolarmente ingiusto voglio fare una chiamata alla calma e alla responsabilità di tutti. Tutte le risposte devono essere democratiche, civili, trasversali e necessariamente pacifiche, come i catalani hanno sempre fatto. Non regaliamo vittorie a chi non vuole che vinca la democrazia. Non ho nessun dubbio che la società catalana agirà come ha sempre fatto: con nonviolenza e fermezza.
Questa situazione esige una via d’uscita politica. Non giudiziaria. Ora è il momento della politica. Lo abbiamo sempre sostenuto e ora è più pertinente che mai. In questo senso, e in virtù dell’incarico che mi onoro di rivestire, voglio lanciare un appello alla creazione di un grande fronte sociale e democratico in difesa delle libertà e dei diritti nel nostro paese. Un fronte che abbia anche traduzione nella società civile e che possa trovare realizzazione anche nelle istituzioni. Questo Parlamento è capace, lo ha dimostrato, di creare accordi ampi che rappresentano opinioni ben presenti nella nostra società.
Per questo motivo ieri ho chiesto a tutti di realizzare questo fronte comune per i diritti e le libertà fondamentali. Per questo, vi informo che domani stesso inizierò a lavorare con partiti, sindacati, entità e organizzazioni della società civile per cercare di articolare una risposta unitaria e concordata. Il momento è difficile. L’eccezionalità è evidente. E la causa della nostra democrazia rimane sopra a qualsiasi tipo di interesse.
La Catalogna ha bisogno di una risposta all’altezza delle circostanze. La Catalogna ha bisogno di fermezza, impegno, dignità e diversità in questo Parlamento, dei suoi rappresentanti ma anche dell’insieme della società civile, per salvare la democrazia, i diritti e le libertà.
Mettiamo in gioco unità, intelligenza collettiva, mettiamo da parte le differenze, costruiamo la speranza. Facciamolo. Facciamolo ora”.
Roger Torrent