Le elezioni nella Comunità Autonoma Basca dello scorso settembre hanno visto l’agevole vittoria degli autonomisti neoliberali del Partito Nazionalista Basco (EAJ-PNV) che, con il 37,36% dei voti, hanno confermato e consolidato la propria posizione. Seconda forza con il 21,13% dei consensi la coalizione indipendentista di sinistra EH Bildu.
Fanno parte di EH Bildu, tra gli altri, Sortu – il partito erede della tradizione della sinistra abertzale rappresentato da Arnaldo Otegi – ed Eusko Alkartasuna, la formazione socialdemocratica che dal 2010, dopo un lungo periodo di governo e dialogo con il PNV, ha scelto il campo esplicitamente indipendentista sotto la guida di Pello Urizar.
Da segnalare che al libero cittadino candidato presidente di EH Bildu Arnaldo Otegi è stato impedito dalla magistratura spagnola di partecipare alle elezioni – in base ad una discutibile interpretazione della legge legata ad una altrettanto controversa detenzione politica lunga 6 anni – e che quindi, per l’ennesima volta, la sinistra indipendentista ha dovuto sostenere una campagna elettorale con una forte penalizzazione di base.
Al terzo posto con il 14,76% dei suffragi troviamo la filiale basca di Podemos, denominata Elkarrekin, “insieme” in Euskara. Seguono i socialisti unionisti del PSOE (11,86%) e il PP (10,11%).
Rimane senza rappresentanza il centralismo di Ciudadanos che con la sua campagna ispirata al motto “Europei del Sud, spagnoli del Nord, baschi di centro” ha raccolto il 2% dei voti.
In una situazione simile, le possibilità più accreditate di accordo tra partiti erano quelle di un patto tra PSOE e PNV, auspicato da quest’ultimo e descritto da Otegi come una “bicicleta estática”, una cyclette che dà l’illusione del movimento ma rimane immobile, o di un accordo progressista e sovranista “di Paese” a geometria variabile proposto da Otegi tra i vincitori del PNV, la coalizione indipendentista EH Bildu e Podemos.
Dopo lunghe consultazioni il quadro che si sta componendo a pochi giorni dal dibattito di investitura del nuovo presidente basco è di una riconferma del lehendakari uscente Iñigo Urkullu, sostenuto da una maggioranza PNV-PSOE. La candidatura di Maddalen Iriarte avanzata da EH Bildu che sperava in una convergenza progressista con Podemos, non è stata accettata in quanto parte “di un teatro che ha ridotto le negoziazioni ad un burocratico scambio di documenti che ha visto gli indipendentisti presentarsi come alternativa e poi dialogare con il PNV”.
Ed è proprio sulla differenza di visione sul percorso in atto che si articolano le distanze politiche tra Podemos ed EH Bildu: due modi di intendere l’alternativa. La prima incentrata su questioni sociali, economiche e – per così dire – anagrafiche, la seconda che, al di là del relativo concetto di novità, arricchisce questi temi con l’elemento nazionale e con una prospettiva di autodeterminazione a tutti i livelli, forte delle sue radicate articolazioni politiche, sociali e culturali.
I prossimi quattro anni si prospettano quindi come un’ennesima fase di stallo rispetto al processo di emancipazione nazionale di quella parte di Paesi Baschi istituzionalmente governati dalla Comunità Autonoma Basca. Ma non mancano alcuni aspetti positivi, quantomeno nel campo della normalizzazione dei rapporti politici e sociali. Dopo dieci anni ad esempio è stata possibile una riunione pubblica tra PSOE e EH Bildu che sotto l’occhio delle telecamere hanno dialogato “sinceramente e positivamente” delle dinamiche per la formazione del nuovo governo. Un merito che indubbiamente va ascritto alla determinazione e all’impegno della sinistra indipendentista verso la risoluzione politica e democratica del conflitto; un piccolo evento che fa ben sperare e che “rappresenta quello che veramente accade nella realtà basca”. Sul piano politico però, con altrettanta franchezza, Otegi ha dichiarato che l’accordo PNV-PSOE non è ciò di cui ha bisogno il Paese “in materia sociale, in materia di autogoverno nazionale, in materia di pace e di convivenza”, alludendo al grave tema dei prigionieri politici e della loro illegale dispersione territoriale.
Da parte sua il PP ha valutato che il PSOE si sta unendo alla strategia del PNV per “imbiancare e legittimare” EH Bildu in vista della futura cooptazione degli indipendentisti come terzo socio dell’esecutivo basco. Questione di punti di vista.