Savoia ed esercito franchista
La recente proposta de sa Corona de Logu di sostituire la toponomastica savoiarda, in favore di quella che attinge alla nostra storia nazionale, ha creato scompiglio tra molti sardi che difendono la presenza nelle nostre comunità dei nomi dei nostri storici aguzzini e conquistatori.
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Il caso di Pamplona
Negli stessi giorni, a Pamplona – in Basco Iruña -, capitale della regione storica basca della Navarra e attualmente regione autonoma dello Stato spagnolo, il sindaco Joseba Asiron di EH Bildu ha deciso rinominare la principale arteria cittadina, Viale dell’Esercito, dedicandola all’ultima regina navarra Catalina de Foix che occupò il trono tra il 1483 e il 1517 con il nome di Catalina I.
Questa decisione dell’amministrazione comunale ha una triplice valenza: il recupero dell’identità storica nazionale e l’eliminazione di una intitolazione che fu dedicata all’allora esercito franchista sono infatti affiancati dalla volontà di riequilibrare la toponomastica a favore di una maggiore presenza femminile. Tanto più alla luce del fatto che il nome dello sposo della regina, Joanes de Navarra, gode di via a lui dedicata sin dal 1923.
La sostituzione del nome del Viale è stata anticipata da una conferenza storica sulla figura dell’ultima regina del Regno di Navarra, alla quale la storiografia riconosce grandi capacità e grande forza. L’incontro è stato incentrato “sulla memoria e sull’identità” e ha messo in luce aspetti spesso tralasciati nelle biografie ufficiali: “Catalina I di Navarra, donna, madre e regina”.
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I partiti unionisti del centrodestra navarro hanno criticato l’iniziativa. I primi l’hanno qualificata come “irresponsabile, in malafede, settaria, divisiva”, irrispettosa di un corpo armato dello Stato in linea con il disprezzo e gli attacchi che l’ETA e Batasuna hanno sempre riservato ai militari. Hanno inoltre promesso che appena torneranno al potere rimetteranno le cose a posto eliminando una decisione espressione dell’indipendentismo basco antistatuale e antiautonomista.
Il Partito Socialista de Navarra (PSOE) hanno affermato che l’amministrazione comunale a guida indipendentista “fa prevalere l’interesse partitico e nazionalista, senza qualsiasi tipo di dialogo preventivo, con l’unico fine di disprezzare e di far scomparire dalle vie pamplonesi un’istituzione che rappresenta lo Stato”.
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Il Sindaco, storico e professore, da parte sua sottolinea la necessità di dedicare un’importante arteria ad “una delle più brillanti regine navarre, una donna colta, una sovrana buona, l’ultima regina che lottò fino alla fine per l’indipendenza del Regno di Navarra e che fu costretta a finire il suo regno in esilio, in Navarra del Nord, territorio amministrato dallo Stato francese, madre e nonna di regine, che educò i suoi 14 figli al diritto all’indipendenza del regno navarro e che può essere considerata come l’ispiratrice della ‘corte umanista’ che caratterizzò il Regno di Navarra”.
Le imminenti elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Pamplona ci diranno se la maggioranza a guida indipendentista verrà sostituita da una giunta unionista e se quindi la regina Catalina verrà nuovamente privata di una via che la omaggia.
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Lettera a La Nuova Sardegna
Versione breve pubblicata il 3/5/2019
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Versione estesa
Dalla parte di Atahualpa
Negli stessi giorni in cui in Sardegna crea scompiglio l’iniziativa di alcuni sindaci aderenti alla Corona de Logu di eliminare la toponomastica savoiarda dai nostri comuni il primo cittadino di Pamplona, capitale della Navarra, regione autonoma dello Stato spagnolo, decide di cambiare nome alla principale arteria cittadina, il Viale dell’Esercito, per dedicarla all’ultima regina navarra Caterina di Foix.
Il dominio savoiardo prima e italiano poi consiste in una breve e rapidissima parentesi nella millenaria storia dei sardi e, come appurato e ammesso anche dagli storiografi centralisti, i Savoia e i loro uomini di potere in Sardegna hanno governato in modo tecnicamente coloniale, sanguinario e suprematista nei confronti dei sardi, ritenuti culturalmente e socialmente inferiori rispetto ai cittadini della terraferma.
Ma, al di là dei giudizi storici, fa riflettere l’alzata di scudi in difesa dei Savoia proveniente in particolare dall’area del centrosinistra italiano in Sardegna contro quegli amministratori locali che hanno avuto l’ardire di proporre la sostituzione nella toponomastica dei nefasti nomi monarchici a favore di figure storiche sarde, universalmente riconosciute come positive e propositive: l’Eleonora d’Arborea della Carta de Logu, il Giovanni Maria Angioy dei moti antifeudali, il Francesco Cilocco patriota anti-piemontese dai Savoia lungamente torturato in pubblica piazza, impiccato – come centinaia di altri sardi in tutto il territorio isolano – e infine decapitato.
Per molti di questi sardi che si oppongono alla cancellazione dei nomi savoiardi dalle nostre comunità vige il sinistro principio del rispetto della Storia nella sua interezza: gli eventi storici ci hanno affibbiato i Savoia e ora ce li dobbiamo tenere per sempre. Una condanna. Ma un conto è la necessità – il dovere direi – di conoscere la Storia, altro è onorare i nostri aguzzini nelle principali piazze, vie e strade.
Seguendo il filo logico dei sardi così intimamente affezionati ai cortesi invasori d’oltremare, l’ingombrante statua equestre del sanguinario conquistatore spagnolo Francisco Pizarro farebbe ancora bella e beffarda mostra di sé nel pieno centro di Lima invece di essere relegata, per volere dell’amministrazione della Capitale del Perù, in un discreto angolino di un parco, senza neanche il piedistallo e ben nascosta dietro due moderne rampe d’accesso in cemento armato.
La Storia non si distrugge, ma può spostarsi. A Cagliari il nostro amato Carlo Felice potrebbe con rispetto andare ad abbellire i viali della Fiera e a Sassari il caro Vittorio Emanuele II potrebbe traslocare dal centro nella pineta di Platamona. Lo iodio farebbe bene anche a queste ‘civilizzatrici’ facce di bronzo.