A furia di paventarne il contagio in terra valenziana, il “separatismo catalano” si sta trasformando in un fantasma che lascia tracce sempre più evidenti e simbolicamente potenti.
Ieri ad esempio tutti i partiti presenti nelle Corts Valecianes – il Parlamento di València – e tutti i deputati e senatori valenziani eletti nel Parlamento spagnolo hanno fatto fronte comune contro i tagli agli investimenti del governo centrale di Rajoy nei confronti della Comunitat Autonoma.
In una dichiarazione comune ufficiale, il Parlamento valenziano esorta tutte le forze politiche e sociali a “rendere coesi” i valenziani per ottenere dallo Stato un trattamento all’altezza della loro partecipazione all’economia spagnola.
Esponenti del Partito Socialista valenziano hanno ricordato le grandi manifestazioni del 1977 che portarono alla creazione dello Statuto di Autonomia auspicando che partiti, sindacati e forze economiche scendano in piazza massicciamente per far capire quel che sta succedendo.
Il presidente della Generalitat Valenciana, Ximo Puig [PSCV-PSOE] ha chiesto urgentemente un incontro al primo ministro spagnolo Rajoy per affrontare il tema.
Il portavoce della coalizione valenziana Compromís è favorevole alla mobilitazione ma non si spiega come il PP possa parteciparvi, lasciando intendere che forse i popolari si limiteranno a tentativi di emendamento delle decisioni del governo spagnolo.
L’ammontare dei tagli è di 290 milioni di euro, il secondo più alto di tutta la Spagna. Un fatto totalmente inedito che unisce PP, PSPV-Partito Socialista, Compromís, Ciudadanos e Podemos. Anche il presidente del Parlamento valenziano, Enric Morera, si è epresso in una dichiarazione istituzionale.
Contro la “marginalizzazione dei valenziani” i parlamentari stanno organizzando un momento di incontro collettivo, al di là delle sigle partitiche, per il 25 aprile, data simbolica nella storia di Valencia che commemora la libertà perduta nella sconfitta di Almansa contro i Borboni del 1707 e che abitualmente è una giornata di mobilitazione del nazionalismo valenziano pancatalanista, favorevole all’unificazione di tutti i territori catalani.
Solo quattro giorni fa, il 2 aprile 2017, la riconfermata presidente del PP valenziano Isabel Bonig aveva chiesto al primo ministro spagnolo Mariano Rajoy di fare in modo che la lealtà costituzionale del proprio partito e del governo di València fossero – è proprio il caso di dire – “ripagate” da un trattamento economico in investimenti e finanziamenti adeguato per arginare il contagio dell’indipendentismo catalano in terra valenziana.
La fase che sta vivendo la Comunitat Valenciana, tra lo Stato che taglia i trasferimenti economici violando gli accordi istituzionali e le forze politiche che unanimemente si oppongono e chiamano alla mobilitazione in difesa dello Statuto d’Autonomia, ricorda gli albori del processo di autodeterminazione catalano: lo Stato che tradisce gli impegni, le competenze economiche locali scavalcate, le grandi mobilitazioni popolari, la rivendicazione del diritto a decidere in quanto nazione. Le realtà politiche e sociali sono chiaramente diverse ma gli ingredienti per sviluppi finora impensabili ci sono tutti.