La spinta democratica degli indipendentismi dell’Europa occidentale accompagnata dal trauma brexit sta connotando sempre più ogni livello della politica europea. Dal dibattito amministrativo locale alle campagne elettorali presidenziali il diritto all’autodeterminazione, che per decenni la politica ha cercato di rendere fumoso e la cui applicazione viene plasmata di volta in volta secondo le necessità, sta lasciando spazio al concetto più vasto e ineccepibile del diritto a decidere.
Gli Accordi di Nouméa siglati da Lionel Jospin (PS) nel 1998 con i rappresentanti politici e istituzionali della Nuova Caledonia prevede un processo di decolonizzazione e la celebrazione entro il 2018 di un referendum sullo status costituzionale caledone. Il dibattito indipendentista interno all’Europa si sovrappone a questa dinamica creando una serie di rimpalli imprevedibili e a tratti sorprendenti.
In questa breve rassegna di posizioni espresse da candidati alle elezioni presidenziali francesi è possibile rintracciare questa linea sottile che rende il diritto a decidere una delle chiavi di volta di questa fase di crisi continentale economica, istituzionale e politica alla quale i partiti statali non riescono a trovare soluzione rimanendo impigliati o in un imbarazzante immobilismo o in un’autarchismo neofobo o qualunquista.
Jean-Luc Mélenchon, contro l’indipendenza ma a favore del diritto a decidere
Il candidato presidente della sinistra ecosocialista di France Insoumise, ha inserito nel suo programma elettorale lo svolgimento di un referendum democratico sull’autodeterminazione della Nuova Caledonia nel 2018 e prevede l’insegnamento delle Lingue e delle culture dei territori d’Oltremare. In campo europeo, pur essendo contrario all’indipendenza che “farebbe il gioco dell’Unione Europea che vuole realizzare l’Europa delle Regioni”, si è dichiarato favorevole ad una consultazione referendaria in Catalogna quanto il popolo catalano ha una sua identità propria, una cultura e una Lingua. Una posizione simile a quella dello spagnolo Podemos. Da ambienti vicini a Mélenchon si dice che il candidato pensa che non ci sia bisogno di nuovi Stati ma che ci sia la necessità per i popoli di potersi esprimere. In ogni caso il partito del candidato presidente sostiene che il problema catalano sia un affare interno alla Spagna e che questo tema non rappresenta un aspetto centrale della campagna elettorale.
Riguardo ai territori d’oltremare e alla Polinesia Mélechon ha dichiarato “queste terre sono la fortuna della Francia, possono diventare dei punti avanzati in tema di pianificazione ecologica e di progresso umano. Invece di potersi sviluppare secondo criteri endogeni sono stati mantenuti in uno stato di dipendenza economicamente ingiusta” che li ha condannati alla povertà di massa.
Il programma della sinistra di Mélechon prevede per i territori d’Oltremare una pianificazione ecologica che crei autonomia energetica, lo sviluppo dell’economia del mare attraverso la formazione superiore, la salvaguardia della biodiversità, la continuità territoriale con lo Stato, il rafforzamento delle produzioni locali, il controllo dei monopoli privati esterni e l’incentivo alla produzione e alla distribuzione cooperativa.
En Marche! verso l’attuazione degli Accordi di Nouméa
Emmanuel Macron, candidato indipendente del movimento politico En Marche! e già ministro dell’Economia del governo di Manuel Valls (PS), ha trovato appoggio da parte di settori della società caledone. Uno dei suoi referenti locali, Patrick Louis, ha dichiarato che Macron rappresenta una novità politica che incarna il rinnovamento che la gente si aspetta. Sull’ipotesi di un referendum sull’indipendenza della Nuova Caledonia Macron ha una posizione chiara: bisogna farlo in quanto bisogna rispettare gli Accordi di Nouméa del 1998 che prevedono la devoluzione di competenze dallo Stato francese alla Nuova Caledonia eccetto la difesa, la moneta e la giustizia e la celebrazione di un referendum sul futuro assetto istituzionale caledone.
Stupefacente centrodestra
Nel mentre François Fillon, candidato dei Repubblicani di centrodestra, ha dichiarato tra lo stupore generale di essere favorevole all’autodeterminazione dei popoli. Anche Fillon non può non sottolineare il fatto che la questione catalana è una dinamica interna alla Spagna ma, sollecitato da un giornalista radiofonico ha dapprima evitato di rispondere per poi concludere che comunque “quello che mi sbigottisce è che venga totalmente negato il diritto dei popoli a decidere il proprio futuro, è un principio fondamentale diffuso dal pensiero illuminista francese”.
L’ONU monitora l’aggiornamento del corpo elettorale caledone
In previsione del referendum caledone l’ONU ha inviato sull’Isola una missione di osservatori che seguiranno il passaggio più critico di questa fase: l’aggiornamento del corpo elettorale che sarà costituito da un mix tra le liste provinciali che prevedono il diritto al voto per i residenti almeno dal 1998 e quelle apposite per il referendum sull’indipendenza che richiedono 4 anni in più di residenza continuativa nell’arcipelago. La missione dell’ONU in Nuova Caledonia è un appuntamento annuale fisso da dodici anni ed entrambe le famiglie politiche, indipendentisti e non-indipendentisti, la accolgono di buon grado in quanto garanti della trasparenza dei lavori delle commissioni elettorali.