15-09-2017 STATO D’ECCEZIONE FINANZIARIO IN 48 ORE. LA SPAGNA MINACCIA LE FINANZE CATALANE
Il ministro delle finanze spagnolo Cristobal Montoro minaccia di applicare lo stato d’eccezione in 48 ore se la Generalitat catalana non risponderà ai suoi obblighi entro due giorni: le finanze catalane saranno controllate dallo Stato spagnolo. Un atto unilaterale simile a quello previsto dall’articolo 155 della Costituzione: “Se una comunità autonoma non rispetta i propri doveri imposti dalle leggi o agisce in modo da mettere in grave pericolo l’interesse dello Stato, il Governo, previa avvertimento al presidente della comunità autonoma, nel caso in cui non sia ascoltato, con l’approvazione della maggioranza assoluta del Senato, potrà adottare le misure necessarie per obbligare la comunità autonoma all’adempimento forzoso dei propri doveri”. In questo caso il governo agirebbe saltando il consenso delle camere.
Questo provvedimento è la risposta alla comunicazione del vicepresidente catalano Oriol Junqueras che ha deciso di non inviare più le consuete informative settimanali allo Stato sulle spese della Generalitat, definendole come un controllo politico, non finanziario.
15-09-2017 DEPUTATI DANESI SCRIVONO A RAJOY: “SCONCERTATI DA MANCANZA DI CAPACITA’ POLITICA”
Deputati danesi, di sette partiti differenti scrivono a Rajoy contro la repressione.
Invitano al dialogo per risolvere la questione catalana e criticano la scarsa divisione dei poteri e le minacce dello Stato spagnolo.
Diciassette deputati del parlamento danese provenienti da differenti gruppi politici hanno scritto una pesante lettera contro la repressione del governo spagnolo. Chiedono al presidente Rajoy di impegnarsi in modo costruttivo per dialogare immediatamente con le autorità catalane.
La lettera è stata inviata al Congresso e al Governo spagnoli, al Parlamento catalano, alla Generalitat e al Parlamento e al Governo danese.
I parlamentari esprimono la loro profonda preoccupazione per la situazione catalana e affermano che si è arrivati ad un momento critico. Pensano che le azioni repressive e che le minacce a funzionari, deputati, sindaci e mezzi di comunicazione, imprese e cittadini non saranno la soluzione al problema politico.
Aggiungono che la soluzione deve arrivare dai politici, non dai giudici o dalla polizia, come in qualsiasi paese democratico d’Europa. Inoltre descrivono sconcerto e preoccupazione per l’apparente mancanza di capacità politiche per affrontare la questione catalana. “L’accordo e la buona collaborazione sono l’unico metodo possibile”, concludono.
15-09-2017 INIZIA LA CAMPAGNA ELETTORALE. FERMI E IDENTIFICAZIONI DI ATTIVISTI, SEQUESTRI DI SCOPE E COLLA
La Guàrdia Civil identifica attivisti e sequestra materiale elettorale in vari luoghi della nazione catalana adducendo la motivazione di eseguire i dettami del Tribunale Costituzionale che giudica illegittimo il referendum.
La campagna elettorale è appena iniziata e non si sono fatti attendere i primi casi di identificazione e fermo di attivisti impegnati nell’attacchinaggio di manifesti per il referendum. Responsabili di Esquerra, di JERC e della CUP hanno denunciato su internet che la polizia spagnola ha effettuato fermi, interrogatori e sequestri di materiali di propri attivisti. I partiti invitano la popolazione a non farsi intimidire.
Uno degli atti di sequestro della Guàrdia Civil è stato pubblicato online. Tra gli effetti sequestrati compaiono 70 manifesti elettorali, 30 locandine, un secchio di pittura contenente colla murale, una scopa.
15-09-2017 ANCHE IL PARTITO DI ADA COLAU DECIDE DI PARTECIPARE AL REFERENDUM
Il 60% dei militanti ha votato per questa soluzione in una consultazione interna tenutasi nei giorni scorsi alla quale hanno partecipato 3457 aderenti equivalenti al 44% degli iscritti con diritto di voto.
Elisenda Alamany, portavoce della formazione vicina a Podemos, ha sostenuto che il risultato della consultazione interna è chiaro e ha affermato che la direzione del partito invita alla partecipazione al referendum per opporre resistenza all’ondata repressiva del Partito Popolare. “E’ il momento di non piegarsi alla strategia della paura” ha detto.
15-09-2017 IL VICEPRESIDENTE CATALANO DECIDE DI NON INVIARE PIU’ INFORMATIVE SETTIMANALI AL MINISTERO DELLE FINANZE SPAGNOLO: “E’ UN CONTROLLO POLITICO”
Il vicepresidente del Governo catalano Oriol Junqueras (Esquerra/ERC) ha inviato una lettera al Ministro delle Finanze spagnolo Cristobal Montoro per informarlo che la Generalitat smette di inviare le informative settimanali sulle sue spese e non lo farà neanche mensilmente. In questo modo non invierà più informazioni fino a dopo il referendum del 1 ottobre.
Il vicepresidente della Generalitat specifica che la decisione è stata presa in quanto la logica di queste informazioni settimanali è il “controllo politico che non ha niente a che vedere con gli obiettivi di stabilità di bilancio né con le finalità della legislazione statale in materia”.
Nella lettere Junqueras assicura che la Catalogna è ancora impegnata per quanto riguarda l’obiettivo di risanamento fiscale stabilità che compete alle comunità autonome e su questo aspetto continuerà a inviare informazioni periodiche, mensili anziché settimanali.
Il ministero delle finanze spagnolo aveva già avvisato la Generalitat della possibile interruzione dell’invio dei Fondi di Liquidità per le Autonomie (FLA), in caso di mancanza di invio delle informative settimanali.
15-09-2017 PUIGDEMONT, JUNQUERAS, COLAU E FORCADELL SCRIVONO A RAJOY: “CONCORDIAMO UN REFERENDUM, DIALOGHIAMO SENZA CONDIZIONI”
Il Presidente della Generalitat Puigdemont, il vice presidente Junqueras, la sindaca di Barcellona Colau e la presidente del Parlamento catalano Forcadell hanno inviato una lettera a Rajoy e al re Felipe VI per concordare un referendum.
Nuovo gesto delle istituzioni catalane per sbloccare il dialogo con il governo spagnolo. La lettera è lunga poco più di un foglio e ricorda tutti i tentativi frustrati dallo Stato per risolvere il problema catalano.
“Facciamo un nuovo appello al dialogo perché possiamo arrivare in qualche modo ad un accordo che consenta ai catalani di celebrare il referendum”. Un dialogo aperto e senza condizioni. Un dialogo politico che parte dalla legittimità che ciascuno rappresenta e che consenta quello che in democrazia non è mai stato un problema e ancor meno un crimine: ascoltare la voce dei cittadini”.
I leader catalani ricordano tutte le proposte politiche che hanno avanzato in questi anni – come il nuovo Statuto o il patto fiscale – e che sono stati sempre rigettati dallo Stato spagnolo con una “reazione regressiva insostenibile”.
Ricordano che al posto del dialogo lo Stato risponde con la proibizione di eventi, la minaccia ai mezzi di comunicazione e sopratutto con la persecuzione del 75% dei sindaci catalani.
Dopo aver provato tutte le strade possibili il governo catalano ha convocato il referendum di autodeterminazione: “questo referendum non gode dell’accordo dello Stato spagnolo come sarebbe stato preferibile e come ha chiesto ripetutamente una grande rappresentanza di parlamentari e la società catalana”.
La lettera descrive il comportamento dello Stato come una “offensiva repressiva senza precedenti” che attenta ai diritti fondamentali come la libertà di espressione pur di evitare il referendum.
I firmatari ribadiscono che la loro volontà di dialogare sarà permanente e quindi chiedono esplicitamente a Rajoy che si sieda al tavolo per concordare un referendum e ascoltare così la voce della grande maggioranza della cittadinanza che chiede di votare. “Non dialogare è incompatibile con la risoluzione dei problemi”, concludono i quattro leader.
15-09-2017 ESPERTI INTERNAZIONALI RICORDANO A RAJOY CHE IL VOTO E’ LEGITTIMO E NON SI REPRIME CON LA POLIZIA
Il presidente dell’IRAI (Istituto di Ricerca per l’Autodeterminazione dei Popoli e le Indipendenze Nazionali), Daniel Turp, afferma che “il diritto a decidere è così fondamentale che non dovrebbe essere represso da polizie o eserciti” e ha ricordato al presidente spagnolo Mariano Rajoy che farebbe bene a seguire l’esempio del Canada e del Regno Unito “accettando l’idea di un referendum” invece di inviare i corpi di polizia a cercare schede elettorali e urne. Queste dichiarazioni sono state rilasciate in occasione di una conferenza stampa per la presentazione di uno studio sul referendum del 1 ottobre di quattro esperti internazionali in referendum e autodeterminazioni i quali affermano che la Legge catalana che regola il referendum approvata la settimana scorsa dal Parlamento catalano “rispetta essenzialmente gli standard internazionali per l’organizzazione di un referendum”. Gli esperti sottolineano che l’Unione Europea è solita ammettere nel club comunitario nuovi membri che si sono resi indipendenti tramite referendum che, sicuramente, sono stati considerati illegali dai paesi dai quali si disconnettono. Sono stati ricordati i casi della Slovenia e dei paesi baltici.
I componenti dell’IRAI e i firmatari dello studio sono accademici rinomati di livello internazionale come Nina Caspersen (Università di York, UK), Matt Qvortrup (Università di Coventry, UK) e Yanina Welp (Università di Zurigo, CH); oltre a Turp, professore di diritto internazionale e costituzionale all’Università di Montreal.
Secondo gli esperti la Catalogna “ha tutti i motivi e la legittimità legale nel ricordare che diversi Stati hanno optato per rispettare la volontà democratica dei loro popoli” e affermano che l’esito del referendum dipenderà dalla partecipazione.
Questo è il secondo studio accademico internazionale che viene pubblicato in meno di un mese che avalla la legge del parlamento catalano, dopo quello di altri professori di università degli Stati Uniti, Svizzera, Francia e Portogallo.
15-09-2017 WIKILEAKS CREA IL SUO REFERENDUM CON UN SONDAGGIO TWITTER
L’organizzazione WikiLeaks che pubblica documenti confidenziali grazie a persone anonime per svelare il gioco sporto dei poteri mondiali e per migliorare la democrazia e la trasparenza tanto in occidente quanto in oriente è molto impegnata nel processo indipendentista catalano e nel referendum del 1 ottobre.
Uno dei volti visibili di Wikileaks, Julian Assange, è completamente immerso in tutto quel che sta succedendo in Catalogna e lo dice chiaramente nel suo profilo. Senza nessun tipo di paura o di preoccupazione, denuncia gli attacchi alla democrazia e ai diritti fondamentali come quelli alla libertà di espressione e informazione che lo Stato spagnolo sta perpetrando contro la Catalogna e i catalani.
Il profilo Twitter di Wikileaks ha pubblicato un sondaggio. Ha fatto suo il referendum e lo ha internazionalizzato. Il profilo ha più di 5 milioni di persone che lo seguono. In poche ore il sondaggio supera i 72 mila voti ed è stato ritwittato più di 17mila volte. Nella notte tra il 14 e il 15 settembre il 59% ha votato per l’indipendenza, l’11 per rimanere nella Spagna, il 20 vota ma non ha posizione, il 10% vorrebbe impedire il voto.
Sia il profilo di Assange che quello di Wikileaks hanno pubblicato altre informazioni su ciò che sta accadendo in Catalogna come un video della grande manifestazione indipendentista della Diada e come la notizia che il sito istituzionale del referendum è stato chiuso dalla Guardia Civil.
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