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Referendum Catalogna – Notizie 10/11-10-2017

11-10-2017 Rajoy apre la porta alla revoca dell’autonomia catalana. Il ping pong a distanza tra Catalogna e Spagna continua, sotto gli occhi del mondo. La strada verso l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola che prevede la revoca dei poteri di una comunità autonoma è stata ufficialmente intrapresa dal presidente Rajoy. Il presidente del consiglio spagnolo ha annunciato che si invierà una richiesta formale al presidente catalano Puigdemont per capire se l’indipendenza sia stata formalmente dichiarata. Questo è il primo passo costituzionale per l’applicazione dell’articolo 155. Al momento il governo spagnolo non chiarisce entro quale termine Puigdemont dovrà dare risposta.
“Pretendiamo che si abbia conferma sulla dichiarazione di indipendenza per ottenere chiarezza in una questione cruciale. Il governo spagnolo vuole offrire certezze e finirla con la confusione generata dalla Generalitat. Il signor Puigdemont ha l’opportunità di assecondare le richieste per il mantenimento della sicurezza giuridica in Catalogna, tenendo sempre presente il benessere e l’interesse generale dei catalani e degli spagnoli”, dice Rajoy che aggiunge: “se Puigdemont manifesterà la volontà di rispettare la legalità porrebbe fine ad un periodo di tensioni nella convivenza, tornando alla tranquillità nel più breve tempo possibile”.


10-10-2017 DICHIARAZIONI IN PARLAMENTO DEL PRESIDENTE PUIGDEMONT. Il presidente catalano assumendo il mandato popolare del referendum, annuncia che la Catalogna diventerà un nuovo Stato in forma di repubblica ma sospende l’applicazione di questa decisione. Il messaggio di Puigdemont è molto chiaro ed è rivolto all’Europa: dimostrazione concreta della volontà di dialogo. Ora la palla passa allo Stato spagnolo che dovrà agire sotto gli occhi del mondo.


23:30 Avvertimento delle tre associazioni dei magistrati dopo il discorso di Puigdemont. “Con la dichiarazione unilaterale effettuata dal presidente della Generalitat si è consumato tristemente il colpo allo Stato di Diritto e al regime di libertà di tutti i cittadini, fratturando l’ordine costituzionale basilare per una pacifica convivenza”. Così hanno descritto la situazione le tre associazioni di magistrati che hanno riaffermato in un comunicato il loro “impegno” con il “principio di legalità”. L’Associazione dei Magistrati, l’Unione Progressista dei Magistrati e l’Associazione Professionale Indipendente dei Magistrati firmano un testo in difesa delle funzioni che gli attribuisce “l’ordine costituzionale”.

22:30 Saenz de Santamaria, governo spagnolo: “Il presidente Rajoy ha convocato un consiglio dei ministri. Puigdemont ha portato la Catalogna all’incertezza. Non possiamo accettare che si dia validità alla legge del referendum, illegale, fraudolento e senza garanzie. Né Puigdemont né nessuno può trarre conclusioni o conseguenze da una legge che non esiste, da un referendum che non c’è stato. Non possono imporci una mediazione perché il dialogo si fa nell’ambito della legge. Rajoy è in contatto con gli altri partiti politici”.

22:20 Albert Rivera, Ciudadanos: “E’ giunto il momento di agire, senza scuse, complessi né mediazioni internazionali”.

22:20 I Verdi europei chiedono a Rajoy di “trovare una risposta politica” dopo il discorso di Puigdemont. In un comunicato i Verdi del parlamento europeo sostengono che lo “spazio di dialogo” è stato aperto. E’ ora di usare questo tempo supplementare per promuovere urgentemente il dialogo. Chiediamo che la Comunità Europea faccia un passo avanti e prenda iniziative immediate. Il dialogo è l’unica soluzione a questa complessa situazione. Molto dipenderà ora dalla reazione del governo spagnolo. Chiediamo al presidente Rajoy che trovi una risposta politica alla situazione ed eviti di sospendere l’autonomia catalana o di accelerare la persecuzione giudiziaria dei membri del parlamento catalano e del governo. Le possibilità lasciate aperte dal presidente catalano dovranno essere utilizzate”.

22:00 PP Catalano: “Il governo spagnolo non sta agli scherzi o alle prese in giro. Non negozierà per rompere la Spagna”.

22:00 Pedro Sanchez, leader del PSOE, si sta recando alla Moncloa per parlare con Mariano Rajoy.

22:00 Atto pubblico congiunto dei deputati di Junts pel Sì e della CUP per firmare un impegno esplicito alla creazione della repubblica catalana. Il primo a firmare l’impegno è Lluis Llach. Tutti i 72 deputati firmano la dichiarazione assieme al Presidente Puigdemont e alla presidente del parlamento catalano Carme Forcadell. “Costuiamo la Repubblica Catalana come Stato indipendente e sovrano, di diritto, democratico e sociale”. Leggi il testo della dichiarazione.

21:45 Cuixart (Omnium Cultural): Il mandato del primo ottobre necessita di un termine ragionevole per rendere effettiva la dichiarazione di indipendenza se la mediazione internazionale non dà frutti”.

21:40 Colau, sindaca di Barcellona: “Grazie, Carles Puigdemont, per aver optato chiaramente per il dialogo e la mediazione. Ora è il turno di risposta di Rajoy e degli altri partiti politici”.

21:30 Arnaldo Otegi: “Continueremo ad esservi fedeli, per sempre. Fiducia e supporto. Sempre con la Catalogna!”

21:10 Albiol (PP catalano) invita il Governo spagnolo a recuperare la normalità con i mezzi che riterrà opportuni.

21:10 Luis Corominas (Junts pel Sì). “Noi assumiamo i risultati del primo ottobre. Continueremo su questa base. I detenuti e i sindaci ci danno validità. I feriti e tutti i votanti ci danno validità. C’è stata violenza gratuita e questo ci dà ragione. La coesione sociale ha dato molta validità al referendum. Lo Stato ha perseguito le urne, abbassato il censo e ora persegue le dichiarazioni. Il processo costituente inizia il 3 ottobre con lo sciopero generale: sindacati, imprese, entità, gente indipendentista o meno. Non dimenticheremo mai i giudici e la magistratura che ha lavorato sotto gli ordini del PP per farci del male. Non dimenticheremo mai una polizia che ci ha voluto farci male fisico. Non dimenticheremo mai che il re si è messo contro i catalani. Noi dichiareremo uno stato nel quale tutti abbiano spazio. Noi vogliamo anche un nuovo cammino con i manifestanti di domenica (unionisti). A Barcellona c’è stata la più grande manifestazione europea a favore dei rifugiati. Voi non volevate che i catalani votassero, noi abbiamo dato voce a tutti. Quello che vogliamo è applicare il risultato del referendum e dichiarare la repubblica. Il cammino giusto è il dialogo. Abbiamo bisogno di tutto il supporto delle forze politiche per il dialogo. Il governo dello stato deve smettere di reprimere la Catalogna, il governo catalano deve continuare a fare politica. Oggi avremmo potuto applicare la legge di transitorietà direttamente e non l’abbiamo fatto. Alla fine abbiamo optato per tendere la mano al dialogo. Presidente, ha tutta la nostra fiducia”.

21:00 Anna Gabriel (CUP). “Oggi bisognava proclamare la repubblica catalana. I fascisti ci hanno già rubato una repubblica. Avremmo voluto fare un referendum diverso ma lo abbiamo dovuto fare sotto repressione. Non può succedere che ci siano più di 900 feriti per poter votare. All’Europa possiamo offrire una repubblica che venga costruita con il recupero di diritti civili e politici. La proclamazione non è arrivata come avremmo voluto. Siamo arrivati qui grazie alla gente, noi non siamo l’attore principale di questo processo. Con chi negozieremo?   Riaffermiamo la nostra volontà di rendere effettivo il risultato del primo ottobre”.

20:20 Fonti governative spagnole citate dal quotidiano ABC sostengono che Rajoy ha definito il discorso di Puigdemont come un “ricatto, una dichiarazione implicita di idipendenza” e che il governo spagnolo ora agirà di conseguenza, “non lo permetteremo”.

19:55 Miquel Iceta (PSC). “Non si può sospendere una dichiarazione non è stata fatta. Non avete fatto bene a mettere le istituzioni fuori dalla legge. Il primo ottobre non si è tenuto un referendum come quello che avevate promesso. Non si può avere nessun mandato democratico dalla votazione del primo ottobre. Oggi non stiamo vivendo quel che avete promesso, nonostante quello che lei ha detto dal suo scranno. Non potete imporre un risultato minoritario alla maggioranza. Per patriottismo non potete dichiarare l’indipendenza ma dovete dire la verità. Avete diviso la società, l’avete polarizzata. Avete generato una instabilità istituzionale e incertezza economica. Ci avete detto che il referendum avrebbe unito i catalani ma non è stato così. Avete generato un’incertezza che non possiamo permetterci. Il problema non è la Spagna né l’Europa ma è tra noi. Il cammino della divisione è un cammino di sconfitta. Vogliamo cercare un accordo che tuteli tutti i catalani. Noi non vogliamo tornare indietro nel tempo. La soluzione a questo problema sono elezioni per il parlamento catalano con legittimità democratica. Io chiedo responsabilità a voi, alle istituzioni. Dovete dire che il Parlamento non ha proclamato l’indipendenza.  Tutti siamo parte del problema, e tutti dobbiamo far parte della soluzione”.

19:55 Intervento di Ines Arrimadas (Ciudadanos): “Questa è stata la cronaca di colpo di stato annunciato. Nessuno riconosce il vostro risultato. Una dichiarazione di indipendenza differita è ugualmente un colpo di stato. Qui non c’entrano le urne, c’entrano le frontiere. Il vostro nazionalismo è l’antitesi dell’UE. Voi volete la divisione mentre l’Europa è unione. Vi basate su un’identità escludente. Il nazionalismo è suprematismo  contro l’uguaglianza. Avete sbagliato secolo, siamo nell’UE. Avete rotto la convivenza in Catalogna e avete fatto sì che le imprese scappino. Non voglio la Catalogna che volete. Avete ottenuto una cosa: svegliare la maggioranza silenziata da 30 anni dai vostri discorsi e dai vostri mezzi di  informazione. Avete ottenuto che molti spagnoli abbiamo ricordato che vivono in un grande paese. La maggioranza dei catalani si sentono catalani, spagnoli ed europei. Il nostro cuore è molto grande e c’entrano molte identità. Non voglio che la mia famiglia abbia bisogno di un passaporto per venirmi a trovare dall’Andalusia. L’Europa crede più a Juncker che a Junqueras. Catalani, non siete soli perché continueremo a lottare. Vinceremo nel momento in cui ci saranno elezioni vere. Presto o tardi ci saranno elezioni reali nelle quali non si potrà votare 3 o 4 volte. I catalani pensano che la Catalogna sia la loro terra, la Spagna il loro paese e l’Europa il loro futuro”.

19:40 Discorso del presidente Carles Puigdemont. “Viviamo un momento di dimensione storica, con effetti che vanno oltre il nostro paese. Quello catalano è un affare europeo. Il momento è serio e dobbiamo prenderci la parte di responsabilità che ci compete. Tutti coloro che si sono mobilitati fanno parte di un popolo che deve restare unito. Non possiamo procedere in altro modo rispetto alla democrazia e alla pace. Molte persone mi hanno suggerito cosa fare e cosa non fare. Oggi non vi esporrò una decisione personale bensì il risultato del primo ottobre. Siamo qui perchè il primo ottobre abbiamo realizzato un referendum in condizioni estreme. La polizia ha colpito persone durante tutta la giornata. Volevano che la gente avesse paura e non andasse a votare. I collegi elettorali chiusi corrispondono ad un censo di 770mila persone. Nonostante questo più di due milioni di catalani hanno potuto votare, nonostante le minacce. Gli arresti non hanno impedito il referendum. Nonostante lo sforzo e le finanze dedicate a combattere il referendum siamo riusciti a celebrarlo. Voglio fare un riconoscimento a tutti coloro che hanno reso possibile il primo ottobre. Bisogna denunciare che l’azione dello Stato ha ottenuto tensione nella società catalana. C’è gente angosciata e preoccupata per quello che sta succedendo e potrà succedere. La violenza gratuita e il trasferimento della sede legale di alcune imprese, che non ha effetti sull’economia reale, hanno reso teso l’ambiente. Non devieremo di un millimetro rispetto al nostro impegno verso il progresso sociale ed economico. Dalla morte di Franco la Catalogna ha contribuito al consolidamento della democrazia spagnola, non solo quindi un motore economico ma un fattore si stabilità istituzionale. Ci siamo impegnati a fondo per far tornare la Spagna nelle istituzioni economiche dopo 40 anni di isolamento e di autarchia. Ma con il passare degli anni il sistema spagnolo è involuto. Nel 2005 la maggioranza del parlamento catalano ha approvato una proposta di nuovo statuto di autonomia (88%). Le istituzioni spagnole lo hanno cambiato e nonostante questo il nuovo statuto è stato approvato dai catalani in un referendum legale e concordato che ha avuto meno partecipazione del referendum del primo ottobre. Dopo anni di applicazione del nuovo statuto il Tribunale Costituzionale spagnolo lo ha ulteriormente cambiato. Questo testo irriconoscibile e non approvato dai catalani è la legge vigente in questo momento. Da questa sentenza in poi il sistema politico spagnolo non ha mosso un dito. Tutto questo ha avuto un impatto profondo nella società catalana. I cittadini credono che l’unico modo per sopravvivere è che la Catalogna diventi uno Stato. Per rendere possibile il referendum le istituzioni e la società civile hanno proposto molte iniziative. Abbiamo chiesto dialogo e di concordare un referendum. Se questo si è potuto fare nel Regno Unito perché non si è potuto fare in Spagna? La proposta è stata negata assolutamente accompagnata da repressione giudiziaria. Tutti i responsabili del processo partecipativo non vincolante e senza effetti giuridici nel 2014 sono stati multati per milioni di euro, inabilitati e messi sotto processo. Decine di eletti municipali e parte del tavolo di presidenza del parlamento sono stati denunciati e indagati per aver consentito dibattiti sul referendum consultivo. Non ci hanno concesso di dibattere nel parlamento. Reponsabili del Governo catalano sono stati portati a dichiarare ammanettati. Abbiamo fatto manifestazioni che hanno meravigliato il mondo. La nostra proposta è stata sempre in forma pacifica. Reclamiamo libertà per poter decidere e non troviamo interlocutori nello Stato.
Ai cittadini spagnoli: non siamo dei delinquenti, dei pazzi, dei golpisti, siamo gente normale che chiede di poter votare è che è stata disposta a tutto il dialogo necessario per farlo in modo concordato. Non abbiamo niente contro la Spagna né contro gli Spagnoli. Sono cosciente del tipo di informazione che ricevete ma vi chiedo di tentare di conoscere ciò che ci ha portati fino a questo punto. La Catalogna si è guadagnata il diritto ad essere uno stato indipendente. La relazione tra noi non funziona e non è stato fatto niente per invertirla. Le urne dicono sì all’indipendenza.
C’è un prima e un dopo il primo ottobre. Abbiamo ottenuto quel che volevamo fare dall’inizio della legislatura. Assumo il mandato popolare: la Catalogna diventa uno stato indipendente in forma di repubblica. Il Governo propone che il parlamento sospenda gli effetti della dichiarazione di indipendenza per consentire il dialogo necessario. Apriamo una fase di dialogo imprescindibile, di qualche settimana. Ci sono contatti internazionali che sono già pubblici ed altri che ancora non lo sono ma lo saranno. Ai cittadini chiedo che continuino ad esprimersi come hanno fatto finora. Alle imprese chiedo che continuino a produrre ricchezza senza cadere nell’errore di spaventare i cittadini. Alla politica chiedo che contribuisca ad abbassare la tensione. Allo Stato spagnolo chiedo che smetta di reprimerci, dee ascoltare quel che diciamo, dobbiamo dialogare. Il conflitto si può risolvere in modo sereno ascoltando la volontà popolare. Tendiamo la mano al dialogo”.

18:00 Secondo l’agenzia internazionale Bloomberg la polizia spagnola è pronta ad arrestare il presidente della Generalitat Carles Puigdemont se dichiarerà l’indipendenza. Questa è una possibilità che lo stesso Puigdemont contempla da molto tempo, come d’altronde ha ripetuto in diverse dichiarazioni pubbliche. Il presidente rivelerà tra pochi minuti la formula concreta per applicare il risultato del referendum di autodeterminazione del primo ottobre.

16:00 Il deputato di ERC al Congresso spagnolo Joan Tardà afferma: “si comincia con le inabilitazioni politiche, si prosegue con le multe, con le confische di patrimoni e si finisce arrestando rappresentanti democratici”. Descrive in questo modo la “strada autoritaria” che è stata scelta dal Governo spagnolo rispetto al processo indipendentista. Secondo Tardà l’arresto di membri del governo catalano è possibile e la scelta dello Stato di aumentare la repressione è un errore. “Il Presidente oggi chiarirà che in Catalogna siamo campioni del dialogo”, dice Tardà, aggiungendo che il negoziato con lo Stato è “necessario. Ora è il momento della sintesi, del coraggio e dell’intelligenza, elementi ai quali aggiungere la prudenza”.

15:00 Dalla penombra unionista è ricomparso Josep Antoni Duran i Lleida, ex presidente di Unió, il partito che faceva parte con Convergència della coalizione CiU e che si è posizionato a favore dell’unionismo sin dalle fase iniziali del processo di disconnessione catalano. Duran dichiara che “se avremo la dichiarazione unilaterale di indipendenza è logico che venga applicato l’articolo 155 della Costituzione spagnola” che prevede la revoca dell’autonomia. In una intervista ad Antena 3, l’ex leader di CiU al Congresso di Madrid assicura di “avere la sensazione” che la dichiarazione unilaterale di indipendenza si trasformerà in realtà. La “conseguenza logica” è che lo Stato agirà e Duran crede che stavolta non si limiterà a ricorrere alle dichiarazioni del Tribunale Costituzionale. “Useranno il 155, come minimo” dice Duran, e giustifica questo provvedimento definendolo come “irreversibile” in caso di dichiarazione di indipendenza.
Duran i Lleida critica la proposta di mediazione fatta da Puigdemont con il quale ammette di non aver mai parlato. Crede che la UE non si offrirà come mediatore perché, storicamente, ha agito in conflitti preceduti da guerre, come nel caso del Kosovo e della Serbia. “Se succederà anche in Catalogna sarebbe un disastro, nessuno può mettere sullo stesso piano una regione europea e uno Stato”, sostiene Duran, aggiungendo che “se l’UE intervenisse nel caso catalano inizierebbe la disgregazione del continente”.


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