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Referendum Catalogna – Notizie dal 14 al 17/10/2017

17-10-2017 Oriol Junqueras, ERC, vicepresidente catalano: “Dialogheremo con tutti coloro che vorranno dialogare. Ma ora non dialogheremo solamente, faremo molte altre cose. Dobbiamo rendere valido il mandato che ci hanno dato i cittadini. Abbiamo realizzato il referendum nonostante ci dicevano di no. Questo paese farà una repubblica pulita e orgogliosa. Noi siamo quelli del diritto al voto e delle urne elettorali, l’Europa ci guarda. Dobbiamo continuare a lavorare con la comunità internazionale. L’indipendenza l’ha dichiarata il popolo il primo ottobre. Sono convinto che ci sono molti sindaci, militanti e votanti del PSC (Partito Socialista di Catalogna) che non possono avallare la repressione. Implementeremo la dichiarazione di indipendenza nel modo migliore possibile con il supporto internazionale. Lo Stato sta facendo pressione sulla giustizia. Non possiamo lasciarci governare da coloro che usano le istituzioni per commettere ogni tipo di crimine e per cospirare apertamente contro i cittadini. Ogni giorno c’è più gente della comunità internazionale che ci vuole ascoltare. Siamo stati sempre favorevoli al dialogo. Siamo sempre stati favorevole ad un referendum concordato, è il governo spagnolo che va convinto”.

Il rappresentante del governo spagnolo in Catalogna, Enric Millo, giustifica l’arresto di Sanchez e Cuixart perché hanno ostacolato le azioni della polizia giudiziaria il 22 settembre 2017 in occasione delle perquisizioni nei locali pubblici della Generalitat e dell’arresto di alte cariche del governo di Barcellona.

Anche il sindacato CCOO catalano si unisce alla richiesta di liberazione immediata di Sanchez e Cuixart e alle mobilitazioni in programma per oggi.

Pere Aragones, ERC, responsabile economico Generalitat: “Tutti i prigionieri politici sono stati arrestati secondo un articolo del Codice Penale. Gandhi è stato arrestato nel 1922 per sedizione”.

Il Comune di Barcellona ha sospeso le sue attività di oggi per protestare contro l’arresto di Sanchez e Cuixart.

La ministra degli Affari Esteri svedese elogia il tono della lettera di Puigdemont e chiede dialogo. La richiesta di Margot Wallstrom si aggiunge a quella del suo omologo tedesco Sigmar Gabriel e a quella del primo ministro belga Charles Michel.

Xavier Garcia Albiol, PP catalano: “Non ci sono prigionieri politici perché i presidenti di ANC e Omnium non sono politici”. Il segretario del PP catalano chiede che Trapero, il Maggiore dei Mossos sottoposto a misure restrittive su richiesta della magistratura spagnola, faccia un passo “di lato” e lasci il suo incarico per non minare la credibilità del corpo di polizia autonoma catalana.


16-10-2017 Arrestati Jordi Sanchez, presidente dell’ANC (Assemblea Nazionale Catalana) e Jordi Cuixart, presidente di Omnium Cultural. I giudici hanno accolto la richiesta di detenzione della magistratura. Sono accusati di sedizione per aver promosso le manifestazioni durante le perquisizioni della polizia spagnola nelle sedi istituzionali della Generalitat il 20 settembre 2017. Appena conosciuta la notizia la Polizia spagnola ha fatto sgomberare i deputati e i senatori di ERC e PDeCat, come i membri dell’ANC, dalla zona riservata alla stampa affinché si situassero ben lontano da dove presumibilmente sarebbero usciti Sanchez e Cuixart. In Catalogna appena saputa la notizia è partita una grande “cassolada” in segno di protesta.
La stessa giudice ha lasciato in libertà provvisoria Josep Lluis Trapero, Maggiore dei Mossos d’Esquadra, ma gli ha ritirato il passaporto, lo ha obbligato a presentarsi ogni 15 giorni davanti ai giudici e gli ha proibito di uscire dal territorio Spagnolo. Il magistrato aveva chiesto il carcere anche per Trapero, anch’esso accusato di sedizione.

Puigdemont: “E’ una pessima notizia. Pretendono di imprigionare le idee ma rendono più forte la nostra necessità di libertà”.

Carme Forcadell, presidente del Parlamento catalano: “In questi momenti bisogna mandare un messaggio a Sanchez i Cuixart: non sono soli. Li vogliamo a casa loro e non ci fermeremo finché non saranno qui. L’arresto è una barbarie. E’ una notte nefasta, politicamente parlando. E’ inammissibile che due persone che non hanno commesso nessun delitto siano imprigionate. Questo dimostra la capacità di dialogo del governo spagnolo. Che gli arrestati sappiano che hanno molta gente dietro di loro e che gli facciamo forza. Il governo spagnolo è incapace di risolvere i problemi e usa la magistratura. Speriamo che non ci siano altri arresti. Bisogna esprimere indignazione ma senza cadere in provocazioni. Dirigenti pacifici, promotori di mobilitazioni enormemente partecipate e senza incidenti, in galera. Ingiustificabile.”.

Coscubiela, Catalunya Sì Que Es Pot: “E’ una barbarie impossibile da giustificare. Se pensano che con loro due in prigione si fermeranno le mobilitazioni si sbagliano. Ora dobbiamo fare il possibile affinché escano dal carcere”.

Julian Assange: “La Spagna ha creato i primi prigionieri politici di alto livello. Ha arrestato per sedizione i capi delle associazioni ANC e Omnium Cultural”.

Miquel Iceta, leader del PSC, socialisti catalani unionisti: “La decisione della giudice ci sembra sproporzionata. Abbiamo già detto il 23 settembre che critichiamo il fatto che Sanchez e Cuixart vengano accusati di sedizione”.

Jordi Turull, portavoce del governo catalano: “E’ un’autentica vergogna. Lo stato spagnolo sta giocando a reprimere e provocare. Tutto questo è una sfida all’indipendentismo, una vendetta per il fatto che siamo riusciti a votare. Questi arresti non hanno senso giuridico. Lo Stato ha applicato il motto “a por ellos” in tutti i campi. Lo stato spagnolo sta dinamitando le offerte di dialogo. La carcerazione non ha capo né coda, noi non cadiamo in questa provocazione”.

La giornalista Pilar Rahola attacca Juncker, presidente della Commissione Europea: “Congratulazioni Mister Juncker, ora abbiamo prigionieri politici nell’Unione Europea”.

Gabriel Rufian, ERC: “Benvenuti in Turchia”.

Artur Mas, ex presidente catalano: “Se scendere in piazza si chiama sedizione, allora continueremo così. Non ci sono precedenti di arresti per organizzazione di mobilitazioni popolari. Spero che supereremo questa situazione”.

Francesc Homs, ex consigliere di presidenza catalano: “Dobbiamo preparare una risposta pacifica, serena e forte”.

Jaume Clotet, direttore generale Comunicazione del Governo catalano: “Neanche la dittatura franchista ha osato arrestare un presidente di Omnium Cultural”.

Sindacato UGT: “Si è sempre agito con nonviolenza. E’ indecente la prigione senza possibilità di cauzione”. Tutto il nostro supporto a Jordi Sanchez e Jordi Cuixart”

Alle ore 22:30 manifestazioni davanti a molti Comuni della Catalogna, imponente “cassolada” in tutto il territorio nazionale. Molte stazioni dei Vigili del Fuoco aprono i garage e fanno suonare le sirene. Duemila persone si sono concentrate a Girona e si stanno dirigendo verso il commissariato della polizia statale.

Alle 23:20 la camionetta della Polizia spagnola che trasporta Sanchez e Cuixart entra nel carcere.

“Esiste il rischio della reiterazione del crimine perché gli indagati stanno operando in un gruppo organizzato di persone, agendo in forma continuata e reiterata per attività di collaborazione attiva e necessaria relazionata con le azioni di persone, organizzazioni e movimenti con l’intento di ottenere, fuori dalle leggi, l’indipendenza della Catalogna dal resto della Spagna in un processo che tuttora in movimento. Già sono stati programmati eventi dello stesso segno da parte di entrambi gli indagati”. Questo paragrafo della giudice che ha consentito l’arresto di Sanchez e Cuixart dimostra che sono stati arrestati per motivi politici e ideologici, sostiene il collettivo di difesa dei diritti umani catalano.

PNV, Partito Nazionalista Basco: “L’arresto non è proprio di una democrazia europea”.

Jordi Cuixart, presidente di Omnium Cultural aveva preparato un video nei giorni scorsi da diffondere nel caso di suo arresto. Ecco il testo del messaggio: “Cari amici, se state vedendo questo video è perché gli organi dello Stato hanno deciso di limitare la mia libertà in qualità di presidente di Omnium Cultural. Vi mando queste parole con l’obiettivo di inviarvi un messaggio di serenità e di fiducia. Malgrado il momento che stiamo vivendo in cui, come vedete, la repressione dello Stato non avrà limiti nel cercare di fermare questa ondata democratica catalana, vi voglio dire che è più importante che mai continuare ad essere sereni e coscienti dell’importanza del momento storico che stiamo vivendo. Dal 1963 al 1967 la nostra sede è già stata chiusa e, se siamo usciti da quella situazione allora, abbiate la piena certezza che lo faremo anche ora. Se serve ricominceremo a lavorare in clandestinità e con il profondo convincimento dei nostri scopi democratici e pacifici che ci hanno sempre caratterizzato. Ci hanno detto molte volte che non potevamo, che non avremmo potuto votare, ma lo abbiamo fatto. Pertanto ora ci diranno che non possiamo creare questo nuovo stato. Vi chiedo, per favore, nonostante i leader o i rappresentanti di qualche entità associativa sovranista siano privati della libertà, di continuare a lavorare in modo organizzato. E, sopratutto, non perdiamo mai la speranza. Per coloro che non ci sono più e per coloro che verranno. Non abbiate nessun dubbio, il popolo catalano ha costruito il suo futuro e ha preparato piazze e strade. In questo momento grave, più serenità che mai, più coraggio che mai. Viva la Catalogna, viva la Repubblica Catalana!”

El Pais domattina in edicola (17/10/2017) titolerà: “Arrestati i promotori delle rivolte separatiste”.

16-10-2017 La Magistratura spagnola chiede l’arresto del Maggiore del Mossos d’Esquadra Josep Lluis Trapero. Un giudice deciderà entro le 18 di questa sera se accogliere la richiesta. Il giudice non ha accolto la richiesta di arresto di Trapero. Ma il Maggiore subirà misure restrittive: ogni 15 giorni dovrà presentarsi dal giudice, non può lasciare la Spagna.


16-10-2017 La lettera di Puigdemont a Rajoy in risposta all’ultimatum spagnolo per chiarire se l’indipendenza sia stata o meno dichiarata.

“La situazione che stiamo vivendo è di tale importanza da pretendere risposte e soluzioni politiche all’altezza. La mia lettera vuole contribuire a trovare questo tipo di risposta, quella che ci chiede la maggioranza della società e quella che aspetta l’Europa che non concepisce altra forma di risolvere i conflitti se non quella del dialogo, del negoziato e dell’accordo.

In questo senso, mi ha sorpreso che nel suo testo dello scorso 11 ottobre ha annunciato la volontà del suo governo di mettere in moto l’articolo 155 della Costituzione per sospendere il governo della Catalogna.

Quando lo scorso 10 ottobre, rispondendo alla richiesta di numerose personalità e istituzioni internazionali, spagnole e catalane, le ho fatto una sincera proposta di dialogo, non è stata una dimostrazione di debolezza bensì una proposta franca per trovare una soluzione al blocco pluriennale delle relazioni tra Stato spagnolo e Catalogna.

Domenica 1 ottobre, nel mezzo di una violenta azione delle polizie denunciata dai più prestigiosi organismi internazionali, più di due milioni di catalani hanno dato al Parlamento catalano il mandato democratico di dichiarare l’indipendenza. Ai risultati di questo referendum c’è da aggiungere quelli delle ultime elezioni per il rinnovo del Parlamento della Catalogna nelle quali una chiara maggioranza, un 47,7%, ha votato forze indipendentiste e nelle quali le forze esplicitamente contrarie hanno ottenuto un 39,1%. E’ anche necessario ricordare che un 80% dei cittadini ha manifestato ripetutamente la volontà di decidere il proprio futuro politico votando in un referendum concordato. Accettare la realtà è la strada per risolvere i problemi.

La priorità del mio governo è cercare con grande forza la via del dialogo. Vogliamo parlare, come fanno le democrazie consolidate, sul problema che le pone la maggioranza del popolo catalano che vuole intraprendere la propria strada come paese indipendente nell’ambito europeo.

La sospensione del mandato politico frutto del voto del 1 ottobre dimostra la nostra ferma volontà di trovare una soluzione e di evitare lo scontro. La nostra intenzione è quella di percorrere questa strada in modo accordato sia per quanto riguarda le tempistiche che per quanto riguarda la forma. La nostra proposta di dialogo è sincera e onesta. In questo senso nei prossimi due mesi il nostro principale obiettivo è chiederle di dialogare e che tutte quelle istituzioni e personalità internazionali, spagnole e catalane che hanno espresso la volontà di iniziare un cammino di negoziato abbiano l’opportunità di tentarlo. In questo modo confermeremo l’impegno, da ambedue le parti, di trovare una soluzione consensuale.

Alla luce di quanto detto, le invio due richieste:

La prima è che si inverta la repressione contro il popolo e il governo della Catalogna. Quest’oggi stesso sono chiamati come imputati all’Audiencia Nacional due dei leader della società civile catalana che hanno promosso le manifestazioni pacifiche di milioni di persone dall’anno 2010. E’ chiamato come imputato anche il Maggiore del corpo dei Mossos d’Esquadra, uno dei quadri di polizia con più prestigio tra le polizie europee che svolge il suo lavoro in modo rigoroso e garantista.

Nel campo della repressione stiamo soffrendo inoltre anche la violazione dei diritti fondamentali; il controllo e il congelamento di conti bancari che impediscono che possiamo ottemperare ai nostri doveri nei confronti delle persone più bisognose; la censura di internet e dei mezzi di comunicazione; la violazione del segreto postale; gli arresti di funzionari pubblici; la brutale violenza della polizia esercitata contro la popolazione civile pacifica nel giorno del 1 ottobre.

La nostra proposta di dialogo è sincera, nonostante tutto quel che è successo, ma logicamente è incompatibile con l’attuale clima di crescente repressione e minaccia.

La seconda richiesta che formuliamo è quella di organizzare quanto prima un riunione che ci permetta di esplorare i primi punti di accordo. Non lasciamo che la situazione si deteriori ulteriormente. Con buona volontà, riconoscendo il problema e guardandolo in faccia sono sicuro che possiamo trovare la strada della soluzione”.


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