20-10-2017 PP e PSOE si accordano: commissariare i Mossos, TV e radio pubbliche e convocare elezioni in gennaio. “La Generalitat, la polizia e i mezzi di informazione pubblici devono essere neutrali” dice Carmen Calvo, negoziatrice del PSOE per l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione.
19-10-2017 L’ANC e Omnium Cultural invitano a prelevare denaro dalle cinque principali banche. Le entità sovraniste hanno proposto la prima “azione diretta pacifica”: prelevare denaro dalle banche tra le otto e le nove del mattino di questo venerdì. “Vai presso una delle principali cinque banche e ritira la quantità che desideri in contanti”, chiedono dalla piattaforma Crida per la Democràcia. Invitano anche ad “esprimere il proprio disaccordo” con quelle istituzioni bancarie che hanno deciso di spostare la loro sede legale al di fuori della Catalogna. Un modo per farlo potrebbe inserire il messaggio nelle causali delle operazioni bancarie. “Noi offriamo dialogo e lo Stato spagnolo ha risposto con l’arresto di Sanchez e Cuixart. Siamo milioni e agendo tutti assieme pacificamente e con senso civico faremo sentire il nostro grido”. Le entità ricordano che i soldi sono di ciascuno di noi: “Fai quel che vuoi con questi soldi: la spesa settimanale, un regalo ad una ONG, togliti uno sfizio o, semplicemente, custodiscili per un’altra occasione. Vogliamo un’economia catalana dinamica!”.
Questa è la prima delle azioni dirette che le entità sovraniste porteranno a termine come protesta contro la repressione del Governo spagnolo dopo l’arresto dei due presidenti Sanchez e Cuixart e in previsione della soppressione dell’autogoverno catalano con l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola. Lo scopo di queste azioni è incidere con i diritti dei cittadini come consumatori sugli interessi di determinate imprese. Oltre a queste azioni dirette, questo sabato alle 17 ci sarà una nuova manifestazione a Barcellona con lo slogan “in difesa dei diritti e delle libertà” che chiederà la liberazione dei due prigionieri politici Sanchez e Cuixart.
19-10-2017 Il governo catalano annuncia che la dichiarazione di indipendenza sarà attivata appena lo Stato applicherà l’articolo 155 per la sospensione dell’autonomia. Unità tra le forze indipendentiste. La CUP: “Quando verranno a cercarci troveranno la Repubblica”. Il PDeCat, Esquerra e CUP appoggiano il presidente Puigdemont in questa decisione. Il consiglio nazionale del partito del presidente ha approvato ieri questa dinamica. Secondo fonti giornalistiche l’intervento dello Stato sull’autonomia catalana avverrà oggi, giovedì 19 ottobre. Puigdemont ha espresso la volontà di non chiudere il dialogo, la sua lettera di risposta a Rajoy sarà inviata in mattinata e non chiuderà la porta a soluzioni concordate. Ma se l’esecutivo spagnolo negherà il negoziato e farà passi verso l’articolo 155, la dichiarazione unilaterale di indipendenza prenderà forma. Il Parlamento si riunirà e il governo esporrà la sua soluzione. Puigdemont non ha nascosto la gravità del momento: la rimozione della sospensione dell’indipendenza porterà la Catalogna in un “territorio sconosciuto” da percorrere senza riferimenti cartografici e nel quale la risposta dello Stato sarà sicuramente dura. L’indipendentismo esclude qualsiasi ipotesi di elezioni anticipate come elemento di trattativa. Il ritorno ad una logica autonomistica non è contemplato.
Il Governo spagnolo vede questa decisione come un “ricatto inaccettabile” e individuano nel presidente catalano “l’unico responsabile” dell’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione.
19-10-2017 Lettera di Puigdemont a Rajoy. “Il popolo catalano, il primo ottobre, ha deciso l’indipendenza in un referendum con l’appoggio di un’elevata percentuale di elettori. Una percentuale superiore a quella che ha permesso al Regno Unito di iniziare il processo della Brexit e con un numero di catalani maggiore di quelli che hanno votato lo Statuto d’Autonomia della Catalogna.
Il 10 ottobre il Parlamento ha celebrato una sessione con l’obiettivo di valutare il risultato del referendum e i suoi effetti e nella quale ho proposto di lasciare in sospeso gli effetti di quel mandato popolare.
L’ho fatto per favorire il dialogo che ripetutamente ci hanno chiesto, a lei e a me, istituzioni e dirigenti politici e sociali di tutta l’Europa e del resto del mondo. In questo senso, nella mia lettera di lunedì, le ho proposto di organizzare una riunione che tuttavia non c’è stata.
Allo stesso tempo non è stata neanche attesa la mia richiesta di fermare la repressione. Al contrario è aumentata e ha comportato l’ingresso in carcere del presidente di Omnium Cultural e del presidente dell’Assemblea Nazionale Catalana, entità di riconosciuto comportamento civile, pacifico e democratico.
La sospensione degli effetti dell’indipendenza resta vigente. La decisione di applicare l’articolo 155 compete al Governo dello Stato, previa autorizzazione del Senato. Nonostante tutti gli sforzi e la nostra volontà di dialogo, che l’unica risposta sia la sospensione dell’autonomia indica che non si è coscienti del problema e che non si vuole parlare.
Quindi, se il Governo dello Stato continua a impedire il dialogo e a dare luogo a repressione, il Parlamento della Catalogna potrà procedere, se lo ritiene opportuno, a votare la dichiarazione formale di indipendenza che non ha votato il 10 ottobre”.
19-10-2017 Risposta del Governo spagnolo a Puigdemont. “Il Governo spagnolo ha constatato alle ore 10 di oggi la risposta negativa del presidente della Generalitat del Catalunya rispetto alla richiesta che gli è stata recapitata lo scorso 11 di ottobre nella quale si chiedeva che informasse in modo chiaro e preciso se qualsiasi autorità catalana avesse proceduto a dichiarare l’indipendenza di quella Comunità Autonoma e si chiedeva di ripristinare l’ordine costituzionale alterato.
Conseguentemente il Governo di Spagna continuerà con le procedure previste per l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione per restaurare la legalità nell’autogoverno della Catalogna.
Il prossimo sabato il Consiglio dei Ministri, riunito straordinariamente, approverà le misure che porterà al Senato al fine di proteggere l’interesse generale degli spagnoli, tra i quali i cittadini della Catalogna, e ripristinare l’ordine costituzionale nella Comunità Autonoma.
Il governo apprezza l’appoggio di varie formazioni politiche con le quali sta concordando in questo momento una risposta maggioritaria e concordata alla sfida secessionista. Inoltre denuncia l’atteggiamento adottato dai responsabili della Generalitat alla ricerca deliberata e sistematica dello scontro istituzionale nonostante il grave danno che si sta causando alla convivenza e alla struttura economica della Catalogna.
Il Governo userà tutti i mezzi a sua disposizione per ripristinare quanto prima la legalità e l’ordine costituzionale, recuperare la convivenza pacifica tra cittadini e frenare la rovina economica che l’insicurezza giuridica sta causando in Catalogna”.
19-10-2017 Amnesty International chiede l’immediata liberazione di Sanchez e Cuixart. L’associazione internazionale chiede che venga rimossa l’accusa di sedizione. “AI non si pronuncia sulla decisione del Tribunale Costituzionale sulla legge del referendum né sulla sua applicazione ma pensa che se il fatto di convocare manifestazioni con la finalità di impedire un’operazione della polizia lecita, può essere perseguito per disturbo dell’ordine pubblico ma non per un reato grave come la sedizione. La carcerazione preventiva è una restrizione eccessiva del loro diritto alla libertà di espressione e di riunione pacifica”, scrive in un comunicato.
Il diritto internazionale, “i diritti umani e il diritto alla libertà di espressione e di riunione pacifica contemplano la possibilità che le persone e le organizzazioni della società civile esprimano le proprie opinioni sul referendum e sull’indipendenza in qualsiasi momento, sia individualmente che collettivamente, anche in assemblee pubbliche”.
“Le autorità devono proteggere il diritto dei singoli ad esprimere la propria opposizione alla sentenza del Tribunale Costituzionale e a organizzare manifestazioni pubbliche pacifiche in favore del referendum”, ha dichiarato John Dalhuisen, direttore europeo di Amnesty International.
19-10-2017 Attivisti di estrema destra spagnoli organizzano assembramento per l’unità spagnola sotto l’abitazione della vicepresidente del Governo valenciano. Il fantasma dei Paesi Catalani, sempre più tangibili sull’onda del processo di autodeterminazione catalano, continua a turbare i pensieri della destra e dell’unionismo spagnoli. Ieri sera, incappucciati o coperti da maschere, i sostenitori del gruppo di estrema destra “España 2000” si sono concentrati presso l’abitazione privata della vicepresidente del governo valenciano Monica Oltra, esponente della coalizione valencianista Compromis. Sulla bandiera spagnola hanno scritto “viva l’unità della Spagna”. Gli attivisti sono arrivati alle 21:30 e dopo essere scesi da varie automobili si sono avvicinati all’abitazione e, amplificati da megafoni, hanno diffuso la musica di un ‘pasodoble’ seguito dall’inno spagnolo che hanno cantato a squarciagola mentre registravano immagini dell’interno dell’abitazione. Il gruppo era guidato dal leader della formazione José Luis Roberto che ha trasmesso l’iniziativa sulla pagina Facebook del gruppo.
19-10-2017 La Guardia Civil si irrompe nel commissariato dei Mossos di Lleida. Si tratta di un ordine giudiziario che chiede di accedere alle registrazioni delle comunicazioni dei Mossos nella giornata del primo ottobre. Si tratta di una indagine per disobbedienza nell’ambito della denuncia presentata dalla magistratura contro il governo catalano.
A LLeida nessun seggio elettorale è stato chiuso, la votazione è stata permessa. Per questo motivo i giudici di guardia hanno aperto indagini d’ufficio in quanto la disposizione del tribunale era quella di “impedire l’utilizzo dei locali o degli edifici pubblici per la preparazione della celebrazione del referendum e sequestrare tutto il materiale relazionato al referendum”.
19-10-2017 Berlusconi critica l’invio della Guardia Civil il primo ottobre e propone referendum concordato e legale. L’ex primo ministro italiano Silvio Berlusconi, attuale leader di Forza Italia, ha criticato l’invio della Guardia Civil per reprimere la partecipazione al referendum aggiungendo che Rajoy avrebbe dovuto aprire la porta ad un referendum concordato. Berlusconi ha rilasciato delle dichiarazioni a Bruxelles in occasione di una riunione del PPE e ha difeso una soluzione di dialogo per la crisi catalana che consenta un futuro “referendum controllato e legale”. Dopo aver sottolineato il suo rispetto per il presidente Rajoy l’ex premier italiano ha segnalato “io non avrei mandato la Guardia Civil” e ha invitato a guardare al futuro. Ha chiesto dialogo e ha auspicato una consultazione referendaria concordata che consenta la partecipazione “di tutti i catalani” sottolineando la sua contrarietà all’indipendenza. Ma il referendum “va realizzato in un àmbito di legalità costituzionale”.
19-10-2017 “L’Unione Europea non può ignorare la crisi catalana”. Il primo ministro del Lussemburgo invita a “non ignorare la realtà”. Xavier Bettel si è pronunciato in riferimento all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola. In alcune dichiarazioni rilasciate al Financial Times il primo ministro lussemburghese ha detto che nonostante il tema della Catalogna non compaia nell’ordine del giorno del prossimo incontro dei leader dell’UE sarebbe bene che Rajoy “parlasse di questo punto”. Il premier ha condannato l’idea di realizzare un referendum unilaterale e ha invitato al rispetto della Costituzione ma invita al dialogo e a non far finta di niente.
19-10-2017 La Spagna minaccia il governo belga per il supporto del primo ministro al dialogo con la Catalogna. Il quotidiano De Morgen pubblica la notizia che il governo spagnolo ha preso alcune dichiarazioni del primo ministro Charles Michel come “un attacco inaccettabile” che può mettere in pericolo le relazioni bilaterali. Le dichiarazioni del primo ministro belga Charles Michel condannano la violenza della polizia del primo ottobre e chiedono dialogo. La diplomazia spagnola non ha gradito. Secondo quanto pubblicato da diversi media belgi il governo spagnolo pensa, come rappresaglia, di ritirare il suo supporto a Catherine De Bolle, candidata belga alla direzione dell’Europol. Secondo la stampa belga il governo spagnolo ha chiamato d’urgenza l’ambasciatore belga a Madrid. “Non capiamo come un paese alleato possa fare questo tipo di dichiarazioni che possono mettere seriamente in pericolo le nostre relazioni bilaterali”.
Il rappresentante spagnolo avrebbe detto che Bruxelles non può mettere sullo stesso piano il governo spagnolo e la Generalitat. Secondo il quotidiano De Standaard il governo belga non ha paura delle minacce spagnole. Il vice premier Alexander De Croo si è schierato col premier twittando un messaggio potente: “la violenza della polizia contro civili pacifici per impedire che votino deve essere condannata. Punto.”. Inoltre invita Rajoy ad abbassare la tensione politica per permettere l’apertura di un dialogo. “Quando si tratta di diritti fondamentali, l’Europa è il nostro paese” ha affermato il vicepremier belga in riferimento al fatto che il Belgio non si sta immischiando in questioni interne spagnole.
Da parte sue Karl Vanlouwe, senatore del partito NVA, principale forza della coalizione di governo, ha parlato delle minacce spagnole: “intimidazione, repressione e violenza. E nel frattempo brandiscono la costituzione”.
Helga Stevens, eurodeputata dello stesso partito, riferendosi alle minacce spagnole: “Mio dio! Questo spiega molte cose. Perché non dicono niente Juncker e Timmermans? Non sono coerenti, sono stanca di questa doppia faccia”. L’eurodeputata paragona la strategia della Spagna per intimidire il Belgio con quella della Turchia.
19-10-2017 Avvertimento di BloombergTV a Rajoy: “Rinunci all’ultimatum dell’articolo 155”. Il canale nordamericano, il più importante del mondo in campo economico, ha dedicato il suo editoriale di oggi ad una forte critica del modo di Rajoy di gestire la crisi politica con la Catalogna. Si è posizionato contro la soluzione giudiziaria e contro l’applicazione dell’articolo 155 che sospende l’autonomia. In un articolo dal titolo “Madrid dovrebbe provare con la persuasione”, Bloomberg avverte che “scaldare il separatismo non è la risposta, esistono vie migliori”. Il canale televisivo si mostra contrario all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione nonostante il presidente spagnolo abbia “la Costituzione, il Tribunale Costituzionale, i partiti dell’opposizione, gli altri leader regionali e alleati europei al suo fianco”. “Se tutto si riducesse ad una gara di forza Rajoy non perderebbe ma la realtà non è così semplice. Una vittoria con la forza non riconcilierebbe la Catalogna con il resto della Spagna. Rajoy deve lasciar perdere gli ultimatum e proporre dialogo senza precondizioni”.
Secondo Bloomberg il presidente Carles Puigdemont non ha il diritto all’indipendenza sulla base del referendum del primo ottobre “ma questo non cambia il fatto che molti catalani vogliano l’indipendenza o almeno più autogoverno. Cercare di annichilire questo sentimento non farà altro che ingigantirlo”. Il canale s mostra scettico sulla fattibilità di una convocazione di elezioni anticipate in Catalogna da parte di Madrid perché ricorda che è possibile l’arresto dei leader indipendentisti con l’applicazione dell’articolo 155. “Cosa succede se i catalani, arrabbiati, eleggono un nuovo Parlamento indipendentista?”. Bloomberg ricorda che il sostegno all’indipendenza non è una cosa nuova, è una dinamica pluriennale “che solo attraverso la persuasione può essere interrotta”.
In conclusione il canale economico afferma che “Rajoy è un conservatore spagnolo passato di moda” che dovrebbe agire in due direzioni: persuadere i catalani e “condurre il resto del paese verso una soluzione più sicura rispetto allo scontro”.
19-10-2017 Putin sul caso catalano: “L’Europa avrebbe dovuto pensarci prima”. Il presidente della Federazione Russa Valdimir Putin ha detto in una conferenza stampa a Sochi che “l’Europa avrebbe dovuto pensare prima” a quel che succede in Catalogna, “quando hanno iniziato ad apparire questo tipo di processi politici”. Putin ha riconosciuto che si tratta di un affare interno alla Spagna ma è stato molto critico con l’UE accusandola di aver agito con “due pesi e due misure”. A suo parere questo modo di agire nel caso catalano e nel campo della geopolitica “nasconde pericoli per lo stabile sviluppo dell’Europa”. Putin ha aggiunto che qualsiasi rivoluzione politica è il frutto di una “mancanza di responsabilità” dei dirigenti e ha accusato gli Stati dell’Unione di aver favorito in questo senso “un aumento del separatismo in Europa”.
18-10-2017 Ieri sera grandi manifestazioni di piazza in sostegno dei prigionieri politici. Secondo la polizia urbana a Barcellona si sono radunate 200mila persone. Manifestazioni in tutta la Catalogna.
Il numero due dei socialisti sloveni dice che la Slovenia riconoscerà l’indipendenza catalana.
Jan Skoberne ha affermato: “Sono convinto che saremo tra i primi a riconoscere la nuova repubblica”. Il numero due del gruppo parlamentare socialdemocratico sloveno si è detto convinto del fatto che la Slovenia riconoscerà la futura repubblica catalana. In risposta ad un articolo di Vilaweb che affermava che “la Spagna teme che la Slovenia riconosca l’indipendenza catalana”, il socialista ha risposto che “Non è il caso che abbiano paura. Il popolo sloveno sta con la Catalogna. Sono convinto che saremo tra i primi a riconoscere la nuova repubblica. La Catalogna ha il medesimo diritto della Slovenia all’autodeterminazione e alla proclamazione dell’indipendenza. Il terrore del governo spagnolo conferma questa tesi”. Non è la prima volta che un rappresentante sloveno si dice favorevole al diritto a decidere dei catalani. Il primo ottobre il presidente dei socialdemocratici Dejan Zidan ha affermato: “Il diritto all’autodeterminazione delle persone è un diritto inalienabile. Questo si applica anche alla Catalogna. Condanno energicamente qualsiasi violenza”.
Pep Guardiola dedica la vittoria in Champions League a Jordi Sanchez e Jordi Cuixart auspicando che escano in fretta dalle prigioni spagnole. “La verità è che spero che possano uscire in fretta perché ora è come se tutti noi stessimo lì dentro con loro. E’ il momento giusto per dedicargli la vittoria. Non c’è senso civico più alto delle stesse idee. Tanto Omnium come ANC hanno sempre agito con senso civico, esprimendo le loro idee”.
Raul Romeva, ‘ministro’ degli esteri catalano in conferenza stampa a Bruxelles: “I problemi politici si devono affrontare in ambito politico. Abbiamo tentato molte volte di parlare con il governo spagnolo senza riuscirci. Se qualcuno può dare aiuto per rendere possibile il dialogo, siamo disponibili. La situazione è molto complessa ma non vediamo alternative: bisogna parlare. Questo tema è importante nonostante non sia nella scaletta della Commissione Europea. Occorre dialogare su ciò che la gente chiede. Se abbiamo 2 milioni di europei che sono andati a votare, meritano di essere ascoltati. La risposta che riceviamo è l’arresto di persone. Si tratta di una realtà che esiste e non sparirà perché non piace a qualcuno. Affrontare la realtà con violenza peggiorerà solo il problema. Lo stato ci minaccia sempre di applicare l’articolo 155 (sospensione dell’autonomia) ma lo sta già applicando in modo illegale. E’ ora di affrontare politicamente questa situazione invece di dire che non è possibile fare la Repubblica Catalana. Sono stati chiusi 200 siti internet dallo Stato. Lo Stato è il primo a non rispettare la legge, basta guardare al primo ottobre. Non si capisce come se difendi certe idee ti minacciano, per altre non succede niente. Parliamo con tutti, abbiamo tutte le porte aperte. L’interesse per quel che sta succedendo in Catalogna si sta trasformando da privato a pubblico. Nessuno può negare il potenziale economico della Catalogna. Non si può toccare l’economia catalana senza che si abbiano effetti in quella spagnola ed europea. Se il tema catalano non si tratta in forma politica, ci saranno altri problemi. La nostra proposta è difendere il risultato dell’indipendentismo il primo ottobre. Ci sono alternative rispetto ai risultati del primo ottobre? No, perché nessuno ha fatto altre proposte. Non prevediamo elezioni in questo momento. Bisogna dare séguito al mandato popolare delle elezioni del 27 settembre, non servono nuove elezioni. L’indipendenza non la chiede solo la CUP, sono 2 milioni di persone. L’Unione Europea è un progetto pragmatico, è composta da Stati che non esistevano 25 anni fa. Se in Scozia avesse vinto il Sì, sarebbe iniziato il processo per la creazione di un nuovo Stato. E’ possibile che il presidente Puigdemont o io stesso saremo inabilitati o arrestati. Questo può essere accettato dall’UE?”.
Il 16 ottobre sono stati arrestati i presidenti delle grandi associazioni popolari Sanchez e Cuixart. Puigdemont ha risposto all’ultimatum di Rajoy riaffermando la realtà dei fatti e del voto del primo ottobre. Le notizie e le dichiarazioni delle ultime ore.
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