11-09-2017 L’EX LEADER DI ESQUERRA AFFERMA CHE LA STRATEGIA DI RAJOY E’ CHE VOTI MENO DEL 30%
In una intervista rilasciata al sito naciodigital.cat l’ex segretario di Esquerra Joan Puigcercos assicura che “Rajoy è profondamente spagnolo e molto più di destra di quanto sembri, con la frivolezza di chi si sente sicuro perché ha il potere dello Stato”.
“Chiaramente voterò il 1 ottobre, credo che lo Stato abbia deciso di puntare sulla scarsa partecipazione. Sanno che non possono mandare l’esercito in strada. Non perché non vorrebbero ma perché dagli ambienti europei gli hanno detto che sarebbe un disastro.
Dallo Stato spagnolo mi aspetto di tutto, ma credo che non potranno attivare un’intervento coercitivo. Il loro scopo è spaventare, intimorire, costringere. Lo scenario migliore per loro è che voti poca gente, in quel caso saremmo in una situazione strana. Per tentare di realizzare questo scenario cosa faranno? Tutto. Dal tentare di sequestrare le urne a spaventare le imprese che possono aggiudicarsi gli appalti per il referendum. Lo Stato ha molte risorse. Controlla le finanze, la sicurezza sociale, l’apparato giudiziario, gruppi di elaborazione ideologica a Madrid e a Barcellona e mezzi di informazione che li supportano in modo acritico.
Lo scenario post referendum dipende dalla partecipazione. Se sarà importante lo Stato sarà in difficoltà. Il 2 ottobre entreremo in una nuova fase. Alcuni aspetti dovremo negoziarli con lo Stato ma lo Stato non vorrà negoziare. Lo Stato ci porterà a limite in tutto. Negozierà solo nel caso in cui qualcuno, al di sopra di esso, gli dirà che il debito pubblico è sacro e bisogna sedersi a negoziare come ripartirlo.
L’Unione Europea e le cancellerie degli Stati, iniziando dalla Germania, sono coscienti che la crisi economica ci può stroncare. La paura della recessione esiste. La Francia non vive il suo momento migliore, tanto più l’Italia. Nel frattempo sono in corso i negoziati su Brexit. Questo non vuol dire che dobbiamo aspettarci qualcosa dagli altri, questo è un percorso che dobbiamo fare da soli. Ma una volta approvate le leggi catalane di disconnessione dallo Stato, con un referendum favorevole, una volta dichiarata l’indipendenza, l’unico modo per far sedere al tavolo lo Stato spagnolo è che l’Europa si renda conto della situazione economica che si potrebbe creare.
Non mi azzardo a parlare di percentuali di partecipazione al referendum. Dopo il 1 ottobre ci sarà una guerra per l’interpretazione dei risultati. Ma secondo El Pais, il 43% della partecipazione sarebbe una piena vittoria del Sì.
Puigcercos affronta infine il ruolo di Podemos/Podem nel processo di autodeterminazione catalano. “Mi sono chiesto molte volte come fa gente di sinistra, cosciente del male che rappresenta il PP per la Catalogna e per lo Stato spagnolo, gente che viene da una tradizione di lotta, che è disposta a violare la legalità, come abbiamo visto nel caso della difesa dei cittadini contro gli sfratti forzati, possa ripiegare su se stessa nel caso del processo indipendentista, adottando una posizione ostile. Sono arrivato a due conclusioni: c’è un’avversione al processo per il modello interclassista che rappresenta. Questo provoca in loro avversione. Questo modo di fare è paradossale perché si mettono al fianco del PP o di Ciudadanos. Ada Colau, sindaco di Barcellona, ha un problema di credibilità: diceva di scommettere su una rivolta civica quando la legalità andava contro la gente e ora che la legalità spagnola non lascia votare la gente” non prende posizioni chiare. “Questa è una contraddizione che peserà”.
11-09-2017 IL PRESIDENTE E IL “MINISTRO DEGLI ESTERI” CATALANI SI RIVOLGONO ALLA STAMPA ESTERA
Il presidente catalano, rivolto alla stampa internazionale, esclude l’opzione di non realizzare il referendum. “Alla prima difficoltà non desisteremo ma insisteremo”. Così ha dichiarato Carles Puigdemont durante la conferenza stampa organizzata per i giornalisti internazionali. Accompagnato dal Raul Romeva, il consigliere per gli affari esteri del governo catalano, il presidente ha ricordato che il Governo catalano è pronto per far votare i cittadini in piena normalità nonostante le pressioni dello Stato.
“Nessuna decisione giudiziaria o politica oltre a quella del parlamento catalano potrà inabilitare l’esecutivo che presiedo. Coloro che pensano che desisteremo si sbagliano, non rinunceremo, non esistono poteri sufficienti per impedire ai catalani di votare”.
“L’unico modo per evitare il referendum è che lo Stato stringa un patto per consentire ai catalani di votare”.
“Nel caso in cui vincesse il Sì la priorità del governo catalano sarà il dialogo con lo Stato spagnolo e con l’Unione Europea.
In chiusura di conferenza stampa il “ministro degli esteri” catalano Raul Romeva ha chiesto retoricamente: “La domanda importante da fare all’Europa è quale sia il modello di democrazia che vuole difendere. Quello che ascolta tutte le voci o quello che vuole impedire all’80% dei catalani di esprime la propria opinione?”.
11-09-2017 IL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO VALENCIANO: IL REFERENDUM E’ CONSEGUENZA DI ANTICATALANISMO SPAGNOLO
Il presidente delle Corts Valencianes, il parlamento valenciano, Enric Morera, leader del Bloc Nacionalista Valencià ed esponente della coalizione Compromis, afferma che lo Stato spagnolo “non è praticabile”.
“Le leggi valenciane approvate dal parlamento autonomo sono tutte ferme presso il Tribunale Costituzionale. Il governo statale ha sempre presentato ricorsi contrari, è un grande scandalo. E’ un attacco diretto al nostro autogoverno e alla nostra autonomia. C’è la volontà di annullare il nostro autogoverno. In sede di commissione bilaterale (Stato-Comunità Autonoma) abbiamo avuto una posizione molto energica per difendere il parlamentarismo e gli interessi valenciani. Questa dinamica di involuzione dell’autonomia è il brodo du coltura per la crisi globale territoriale che sta attraversando lo Stato”.
Uno Stato che deve essere ripensato e rielaborato completamente. In cinque anni il signor Rajoy ha incrementato il debito pubblico di 350.000 milioni di euro, è una catastrofe. Lo Stato spagnolo in questo momento non è praticabile”.
“Tutto quello che sta succedendo in Catalogna è il frutto della campagna statale anticatalanista avviata nel 2006 ma che già viveva sottotraccia da tempo. E noi valenciani ricordiamo molto bene che l’anticatalanismo è stato un bruttissimo affare per il popolo valenciano, molto brutto.
Il patto autonomistico del 1978 è assolutamente finito, se no saremo capaci di elaborare un altro patto fatto di politiche di alto livello io prevedo una situazione molto difficile per lo Stato spagnolo.
Quello che succede in Catalogna era un fatto annunciato, non mi sorprende. Si era detto e annunciato che ci sarebbe stata l’approvazione di una legge per il referendum. La questione è capire perché si è arrivati a questa situazione. Questo malessere viene da lontano. Questi stessi fenomeni accadono in tutta Europa a causa della fine degli Stati-nazione così come li abbiamo conosciuti finora. Ogni giorno di più i popoli europei, non solo quello catalano, vogliono avere strumenti per poter stare in un mondo globale partendo dalla propria località.
Quel che auspico è tranquillità e serenità; che ci sia un clima che ci permetta di affrontare a livello politico una grande evidenza: il patto costituzionale del ’78 è esaurito. Quindi o facciamo un altro patto, con altre politiche, o avremo una situazione negativa per tutti. L’immobilismo abbiamo visto che non è la soluzione”.
Il presidente del parlamento valenciano afferma inoltre di aver parlato con la sua omologa catalana Carme Forcadell. “Farò una visita al parlamento catalano per darle il mio supporto personale. Specialmente perché viene indagata per aver consentito al parlamento un dibattito politico. Questo è inaudito. E’ proprio dei regimi del passato. Il parlamentarismo significa parlare. Parlare con tutti.
11-09-2017 VICEPRESIDENTE JUNQUERAS: CATALOGNA INDIPENDENTE RISPETTERA’ AUTODETERMINAZIONE OCCITANA
Il vicepresidente catalano, Oriol Junqueras, esponente di Esquerra Republicana de Catalunya, ha rilasciato un’intervista al canale spagnolo La Sexta sul prossimo referendum del 1 ottobre. Riferendosi alle minacce penali dello Stato contro i funzionari pubblici che apriranno fisicamente gli stabili per le votazioni ha dichiarato “che non dovranno necessariamente essere i funzionari a farlo, la legge non lo specifica. Come in tutte le altre elezioni ci saranno funzionari che lo faranno e altri no, non si obbliga nessun funzionario pubblico a partecipare al processo elettorale”. Nel caso di questo referendum è normale che ci siano più funzionari che non vorranno essere coinvolti in quanto “nelle elezioni passate non c’era un governo statale che minaccia denunce”.
Nonostante tutti i problemi e gli ostacoli posti dallo Stato “il primo ottobre si potrà votare con normalità e il risultato sarà vincolante anche perché nel codice penale non c’è il delitto di referendum; come si può presentare denuncia per un reato che non esiste?”.
Junqueras aggiunge che “il referendum è un’opportunità anche per la trasformazione della Spagna: le conseguenze positive dell’indipendenza catalana potranno coinvolgere anche la Spagna. Molte misure economiche e sociali che in questo momento il governo Rajoy non consente di realizzare potranno essere finalmente applicate in Catalogna” e potranno ispirare e copiate dalla Spagna.
“Non c’è drammaticità nella rottura tra Catalogna e Spagna – afferma il vicepresidente catalano – ci sono molti paesi che si sono resi indipendenti dalla Spagna e ora hanno un magnifico rapporto con essa, vedi il Portogallo”.
“La repubblica catalana manterrà l’Euro come moneta e non uscirà dall’Unione europea, non esistono direttive europee che consentano l’esclusione dall’Unione se non per volontà propria di un popolo, come nel caso britannico”.
“La Catalogna indipendente – conclude Junqueras – rispetterà il diritto all’autodeterminazione: se la Val d’Aran”, territorio occitano attualmente governato dalla Catalogna, “sceglierà di separarsi da noi abbiamo già specificato che avrà il diritto di autodeterminarsi”.
11-09-2017 YANIS VAROUFAKIS: I CATALANI VOGLIONO SEMPLICEMENTE NON FAR PARTE DELLA SPAGNA
L’ex ministro delle finanze greco ha dichiarato all’Huffington Post che “Madrid vuol dare una lezione alla Catalogna ma se la Catalogna vuole rendersi indipendente troverà una soluzione conveniente in 5 minuti per chiedere di essere riammessa nell’UE. Non c’è un parallelismo tra Brexit e Catalogna: il primo è il risultato di un provincialismo militante di area xenofoba sostenuta da gente marginale rispetto all’establishment e contraria all’UE. I catalani non sono così. Anzitutto non sono razzisti né xenofobi. E poi vogliono far parte dell’UE. Semplicemente non vogliono far parte della Spagna. Non è la stessa cosa. La comparazione adeguata è quella tra Catalogna e Scozia”. Sul referendum del 1 ottobre Varoufakis dice che “tutti i popoli hanno il diritto alla libera autodeterminazione”.
11-09-2017 JULIAN ASSANGE E’ FAVOREVOLE AL DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE CATALANO
In un tweet in Catalano il fondatore di Wikileaks si rivolge in Catalano alla Spagna e avverte che la repressione giudiziaria rafforza l’indipendentismo. Assange ha pubblicato la famosa immagine dell’uomo che affronta i carri armati a piazza Tien An Men nel 1989 e ha aggiunto “Spagna, così non funzionerà in Catalogna, i catalani hanno diritto all’autodeterminazione, gli arresti unificano e rafforzano”.
Assange ha inoltre definito “indignante” l’azione di polizia contro il settimanale catalano El Vallenc e il suo direttore: “è indignante che lo Stato spagnolo attacchi un direttore per aver dato supporto al referendum sull’indipendenza della Catalogna”.
11-09-2017 LA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO CATALANO: “IN OGNI CASO DOPO IL REFERENDUM AVRA’ VINTO IL POPOLO CATALANO”
In una intervista rilasciata al quotidiano Ara la presidente del Parlamento catalano Carme Forcadell ha dichiarato che la volontà delle istituzioni catalane è quella di far esprimere col voto il maggior numero di cittadini possibile a prescindere dal loro voto. “Il parlamento rappresenta i cittadini di questo paese e la grande maggioranza vuole votare. Il parlamento deve quindi dare spazio a questa maggioranza popolare: difendere la libertà di espressione, la sovranità del Parlamento e il diritto all’azione dei deputati”. Riferendosi a quei catalani che non si sentono coinvolti dal referendum la presidente dice che i popoli hanno il diritto a decidere il proprio futuro e che il popolo catalano non ha mai rinunciato al proprio diritto all’autodeterminazione; quindi è bene che tutti si esprimano.
Riguardo al risultato del referendum Forcadell afferma che nessuno sa cosa uscirà dalle urne il 1 ottobre ma che in ogni caso il popolo catalano avrà vinto, perché si sarà espresso e perché si sarà potuta conoscere la sua volontà. Il parlamento ha bisogno di sapere cosa vuole la maggioranza dei cittadini perché poi deve agire in quel senso.
Sull’offensiva giudiziaria intrapresa dallo Stato spagnolo Forcadell dice che “in un paese democratico del XXI secolo, nell’UE, non si può pensare che un tribunale possa decidere la volontà della maggioranza dei cittadini. Il governo spagnolo pensa che tramite il Tribunale Costituzionale riuscirà a impedire che la gente voti ma le cose non stanno così”. Come può un tribunale impedire la volontà maggioritaria dei cittadini? Non si tratta di una o un’altra persona, sono tutti i cittadini. Come può il governo spagnolo dare lezioni di democrazia? Cinque componenti su sette del tavolo di presidenza del parlamento catalano sono denunciati per aver permesso un dibattito parlamentare. Stanno agendo penalmente contro il governo catalano per aver convocato un referendum. Stanno minacciando i 946 sindaci di questo paese. Hanno mandato la Guardia Civil a perquisire tipografie. Hanno minacciato un direttore di un mezzo di informazione. Questa è la democrazia del XXI secolo? I tribunali non fermeranno la volontà maggioritaria della gente. Le sembra democratico che uno Stato invii le forze dell’ordine a cercare schede e urne elettorali? Farebbe ridere se non fosse così triste. Quale Stato del mondo lo farebbe? Come si può difendere democraticamente? E’ impossibile.
La sospensione della legge del referendum, votata a maggioranza assoluta dal parlamento catalano, non ha validità, i tribunali non fermeranno la volontà democratica dei cittadini. Si tratta di un mandato popolare democratico. E un tribunale non può impedire che i cittadini esercitino il proprio diritto al voto e all’autodeterminazione. Non si tratta di disobbedienza o obbedienza a leggi spagnole: la legge del referendum è stata approvata dal Parlamento catalano, il Governo catalano deve agire per realizzare il referendum”.
La presidente Forcadell viene stimolata a ragionare sul ruolo dei Mossos d’Esquadra, la polizia autonoma catalana: “Se riceveranno l’ordine di cercare e sequestrare schede elettorali penso che agiranno come hanno sempre fatto: preserveranno l’ordine pubblico, sia prima che dopo il referendum. Continueranno a fare il loro dovere e non dobbiamo metterli al centro del dibattito politico che spetta ai politici.
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