13-10-2017 Il Consiglio d’Europa condanna la violenza spagnola del primo ottobre. L’Assemblea del Consiglio d’Europa ha condannato la violenza della polizia spagnola in occasione del referendum del primo ottobre e ha fatto un appello al dialogo per trovare una soluzione politica alla crisi tra Catalogna e Spagna. Inoltre ha chiesto che la comunità internazionale si impegni a cercare una via d’uscita.
In un dibattito politico di alto livello a Strasburgo, dal titolo “La necessità di una soluzione politica per la crisi in Catalogna” la maggioranza dei deputati ha condannato la repressione spagnola e ha sottolineato che la violenza non è la strada percorribile. Alcuni rappresentanti dello stato spagnolo hanno criticato l’azione della Generalitat, giudicandola illegale. Per parte sovranista è intervenuto il deputato del PDeCat Jordi Xuclà.
Solamente i rappresentanti dell’Azerbaigian, della Turchia e della Serbia hanno dato fermo supporto all’integrità territoriale della Spagna. Anche altri deputati hanno accennato a questo ma ponendo l’attenzione alla violenza della polizia e alla necessità di dialogo. Inoltre alcuni hanno affermato che l’ordinamento giuridico non può essere sottomesso alle domande democratiche.
Il deputato svizzero Manuel Tornare ha detto: “L’unica via d’uscita è un programma che conduca alla mediazione”. Il britannico Roger Gale ha fatto l’esempio della Scozia per dire che un referendum concordato dovrebbe essere possibile anche in Spagna. La svizzera Elisabeth Schneider ha parlato del modello federale del suo paese portandolo ad esempio e si è messa a disposizione per la mediazione.
La parlamentare belga Pettra de Sutter ha criticato il fatto che il presidente spagnolo Mariano Rajoy continui ad usare parole di minaccia e ha avvertito che l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione sarebbe “la cosa peggiore che potrebbe succedere”.
Il ministro degli affari esteri spagnolo, Alfonso Dastis, si è riunito lunedì con il segretario del Consiglio d’Europa Thornbjorn Jagland per cercare di evitare che si tenesse il dibattito sulla Catalogna nell’Assemblea del Consiglio d’Europa. Ma le pressioni del Ministro spagnolo non hanno ottenuto nulla. Jagland ha invece affermato che al posto della mediazione sarebbe utile un aiuto internazionale nel campo del diritto costituzionale così da poter trovare una soluzione nell’ambito di una Costituzione spagnola modificata.
13-10-2017 Il Parlamento Sloveno approva una risoluzione in sostegno del diritto all’autodeterminazione. Il Comitato per gli Affari Esteri e il Comitato per gli Affari Europei del Parlamento sloveno ha approvato una mozione che approva il diritto universale all’autodeterminazione dei popoli, condanna la violenza contro la popolazione civile e invita a trovare una soluzione di dialogo tra Catalogna e Spagna. L’ex ministro degli Esteri sloveno, Ivo Vajgl, attualmente eurodeputato liberale, ha detto in settimana che la risposta del presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy che ha aperto la porta all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione non è “il modo giusto” di rispondere: “non si può ignorare la realtà, non puoi rendere te stesso ignorante dell’essenza del problema”. Secondo Vajgl “Madrid sbaglia quando rifiuta il dialogo e utilizzando un linguaggio umiliante”.
13-10-2017 Juncker dice che la UE non può fare da mediatore perché lo chiede solo una parte. Il presidente della Commissione Europea si dichiara preoccupato per la situazione in Catalogna. In risposta ai numerosi inviti che gli chiedono di fare da mediatore tra la Generalitat e lo Stato spagnolo Jean-Claude Juncker ha detto che la Commissione non può fare da mediatore perché solo “una delle due parti” gli ha chiesto di farlo, lasciando intendere che il governo spagnolo non gli ha mai chiesto niente. Il presidente Juncker, in occasione di una conferenza studentesca presso l’Università del Lussemburgo, ha anche dichiarato che “se la Catalogna si trasforma in uno Stato indipendente, altri farebbero la stessa cosa. E questo non mi piace” ma, allo stesso tempo, si è mostrato preoccupato dalla situazione.
13-10-2017 El Pais perde o “licenzia” 7 firme per il loro approccio eretico alla questione catalana. Nel mese di ottobre il quotidiano progressista spagnolo ha allontanato o è stato abbandonato da sette giornalisti e opinionisti alcuni dei quali erano firme storiche della testata. Motivo degli abbandoni o dei “licenziamenti” il posizionamento di opinione al di fuori della linea editoriale.
L’ultima firma è John Carlin, allontanato dalla direzione mercoledì scorso. Il giornalista ispano-scozzese teneva su El Pais due colonne settimanali, una di sport e una politica nella quale il giornalista, anche se non indipendentista, aveva assunto una posizione sul conflitto catalano che non coincideva con quella del giornale. In un editoriale pubblicato da The Times, Carlin affermava che “l’indipendenza catalana può essere spiegata con l’arroganza di Madrid”. Il testo è molto duro nei confronti della politica spagnola che viene definita, con parole di Unamuno, “di caserma e sagrestia” e Rajoy viene attaccato direttamente: “Il primo ministro spagnolo definisce Puigdemont come traditore ma se il conflitto finirà nella violenza generalizzata e la Catalogna alla fine ottiene la sua indipendenza, la storia ricorderà che il grande traditore è Rajoy”.
Nell’ultima colonna pubblicata mercoledi su El Pais John Carlin – autore del libro Playing the Enemy su Nelson Mandela sul quale si basa il film Invictus – afferma che “gli indipendentisti non avrebbero ottenuto neanche la metà dei loro obiettivi senza l’aiuto del PP e dei suoi sodali nei mezzi di informazione”.
Ma Carlin non è l’unica firma di peso ad aver in qualche modo lasciato El Pais. Nei giorni scorsi anche lo storico e cattedratico dell’Università Autonoma di Barcellona Joan B. Culla, collaboratore da 30 anni del quotidiano, l’ha abbandonato per “censura ideologica”. Il prestigioso studioso analizzava dalle colonne di El Pais l’attualità politica e sociale. “E’ stata adottata nei miei confronti una censura ideologica, la stessa che è stata applicata al mio collega Francesc Serés, che ha abbandonato il giornale. Ora hanno fatto pulizia di qualsiasi tipo di opinione dissonante. La pulizia ideologica è totale”. El Pais ha censurato a Culla un articolo venerdì scorso.
13-10-2017 Charlie Hebdo mette l’indipendentismo in copertina. “Indipendentisti, i catalani più cretini dei còrsi”. I còrsi rispondono “Esigiamo un dibattito”. Il settimanale satirico francese pubblica editoriali e articoli sulla situazione catalana dal forte taglio unionista. “Il referendum organizzato in Catalogna per la sua indipendenza fa tremare l’Europa. Se tutte le regioni d’Europa che hanno una Lingua, una storia, una cultura originali iniziano a chiedere l’indipendenza, il Vecchio Continente presto sarà diviso a pezzettini come la banchisa per l’effetto del cambio climatico. Esistono circa duecento Lingue in Europa, perché non creare duecento nuovi paesi?? E perché non proclamare altrettante dichiarazioni di indipendenza per quanti formaggi e vini diversi esistono? L’indipendenza è legittima quando consente di liberarsi dalla tirannia o dall’oppressione. Da quale tragico destino devono liberarsi i Catalani oggi?”.
12-10-2017 Human Rights Watch denuncia l’uso eccessivo della forza in Catalogna. L’organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani assicura in una relazione che “la polizia spagnola ha usato una forza eccessiva nel momento in cui si ha affrontato i manifestanti in Catalogna servendosi di manganelli per attaccare persone che non rappresentavano nessun tipo di minaccia”.
Per l’elaborazione di questo documento HRW ha ascoltato le vittime e i testimoni delle cariche della polizia, ha studiato prove fotografiche e mediche. “La nostra indagine ha concluso che la Policia Nacional e la Guardia Civil hanno fatto un uso eccessivo della forza”, assicura Kartik Raj, un investigatore dell’associazione e aggiunge che “la polizia forse aveva la legge dalla sua parte e doveva applicare un ordine giudiziario ma questo non gli dava il diritto di usare la violenza contro pacifici manifestanti”.
L’informativa di Human Rights Watch ricorda che il Tribunale Costituzionale aveva dichiarato incostituzionale il referendum e che per questo motivo lo Stato “ha inviato poliziotti e guardie per aiutare i Mossos d’Esquadra”. L’organizzazione sottolinea che uno degli ordini era “rispettare la coesistenza tra i cittadini e che le polizie si stavano confrontando con gente pacifica”. Il documento ricorda anche le giustificazioni del Governo spagnolo che ha descritto l’intervento della polizia come “prudente, appropriato e proporzionale”; affermazione non condivisa da HRW che auspica un’indagine effettiva attraverso “un organismo internazionale indipendente”. Inoltre HRW afferma che sia l’Unione Europea che i vari Stati avrebbero dovuto “dire chiaramente e pubblicamente che qualsiasi tipo di uso della forza deve rispettare le leggi nazionali e la normativa europea sui diritti umani”.
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