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Referendum Catalogna – Notizie del 25 e 26/10/2017

26-10-2017 17:00 Presidente Puigdemont: “Ho considerato l’ipotesi di convocare elezioni. Il mio dovere è provare tutte le vie per trovare una soluzione di dialogo e consensuale. Non c’è nessuna garanzia che giustifichi la convocazione di elezioni per il Parlamento catalano. L’applicazione del 155 è fuori dalla legge ed è abusiva e ingiusta. Lo Stato ha intenzioni di vendetta per la sconfitta del referendum del primo ottobre. Il PP ha aggiunto tensione in un momento in cui serviva distensione e dialogo. Io non ho avuto risposte responsabili da parte del PP. Nessuno potrà togliere alla parte catalana volontà di dialogo e sacrificio. Nessuno potrà dire che non sono stato disposto a sacrifici per assicurare dialogo. La società ci ha portato fino qui con partecipazione e serenità. Anche con responsabilità. Ora è il Parlamento che deve decidere la risposta all’applicazione del 155. In queste ore serve che l’impegno per la pace e il civismo rimanga più fermo che mai. Solo così vinceremo.

26-10-2017 16:00 Il presidente Puigdemont ha deciso di sospendere la conferenza stampa che era stata convocata in precedenza. Il presidente starebbe aspettando di capire la situazione. In particolare Puigdemont lega direttamente la convocazione di elezioni alla sospensione dell’applicazione dell’articolo 155 della costituzione da parte del governo di Madrid.
26-10-2017 12:00 Il presidente Puigdemont ha deciso di sciogliere il Parlamento catalano e convocare nuove elezioni il 20 dicembre a causa della minaccia del governo spagnolo di sospendere l’autonomia catalana. Il presidente comparirà alle 13:30 per rendere pubbliche le decisioni che ha preso dopo le riunioni che ha avuto nelle ultime ore con il suo governo, i rappresentanti delle entità sovraniste così come con quello che è stato chiamato “stato maggiore” del processo di disconnessione catalano.

Non verrà convocata la seduta del parlamento che avrebbe dovuto svolgersi alle ore 17 per rispondere all’attivazione dell’articolo 155 della Costituzione. Il presidente ha già informato la presidente del parlamento Carme Forcadell.
ERC e PDeCat hanno convocato d’urgenza i rispettivi esecutivi nazionali.
Uno dei mediatori di questa fase è stato il lehendakari basco Inigo Urkullu.

26-10-2017 La Ministra della Difesa spagnola: “Le Forze Armate difenderanno la convivenza da qualsiasi minaccia”. Maria Dolores de Cospedal ha detto che “la funzione più importante delle Forze Armate è la difesa del modello di convivenza da qualsiasi tipo di minaccia”. Ha affermato che il suo dovere secondo la Costituzione è “garantire la sovranità e l’indipendenza della Spagna al di sopra di qualsiasi altra esisgenza. Lo dobbiamo alla nostra nazione. E questo non è solo un dovere dei componenti delle Forze Armate o dei responsabili istituzionali. E’ un dovere di tutto il mondo civile, militare, pubblico e privato. Non c’è dubbio su chi applica la legge in Spagna e su come si deve applicare. E non ci sono dubbi neanche sulle conseguenze che ci saranno per chi si oppone alla legge che è lo scudo della nostra democrazia ed è quel che garantisce l’uguaglianza, ora e nel futuro”.

La responsabile della Difesa ha affermato che “chi scappa, si prende gioco o si nasconda rispetto alla legge deve sapere che, nonostante tutto, l’unica cosa che potrà trovare alla fine del suo percorso è la legge”. In questo senso la Ministra ha segnalato che in questo momento è “sotto esame la nostra storia” e che bisogna rispondere con responsabilità difendendo i valori democratici della Costituzione.
“Non è il momento dei dubbi né delle equidistanze, è il momento di difendere ciò che abbiamo costruito negli ultimi 40 anni”.

26-10-2017 Il 26 ottobre 1905, la Svezia riconosce l’indipendenza norvegese. La Norvegia si trasforma in un nuovo stato indipendente. Non è stato un percorso facile per i norvegesi che lottavano per autodeterminarsi almeno dal 1814. Nel 1905 c’è stato un referendum nel quale il 99,95% dei voti ha appoggiato l’indipendenza. Alla consultazione non hanno avuto diritto di voto gli svedesi, nonostante facessero parte dello stesso Stato. Dopo il referendum si è aperto un periodo di negoziato per accordarsi sulla dissoluzione dell’unione. Oggi, 26 ottobre 2017 anche il Parlamento catalano potrebbe seguire i passi dei norvegesi con la differenza che nel 1905 l’indipendenza norvegese è stata concordata e riconosciuta dalla Svezia. E niente fa pensare che succeda la stessa cosa nel caso dell’indipendenza catalana.

26-10-2017 La Val d’Aran teme il 155 e chiede dialogo: anche l’autogoverno aranese è minacciato. I partiti e le istituzioni del piccolo territorio pirenaico occitano attualmente amministrato dalla Generalitat de Catalunya sono preoccupati per la sospensione dell’autonomia catalana in quanto lo statuto speciale di cui gli occitani catalani godono attualmente dipende direttamente da decisioni del Parlamento di Barcellona e da disposizioni contenute nello Statuto di autonomia catalano.
Gli organi autonomi di autogoverno aranese devono la loro esistenza ad una lunga storia di origine medievale che è stata recuperata negli anni ’90 del secolo scorso grazie alla volontà del governo catalano. La possibile sospensione dell’autonomia catalana mette in allerta le autorità occitane.
Convergència Democràtica Aranesa (CDA), partito che governa il Conselh d’Aran ha comunicato che il 155 paralizzerebbe de facto l’autogoverno aranese in tutti gli ambiti delle sue competenze, consentendo solamente l’ordinaria amministrazione, giorno per giorno. Per questo motivo CDA annuncia “il suo totale rifiuto e la sua condanna all’interpretazione della democrazia in questi termini totalitari” ed esprime il suo supporto alle istituzioni catalane. Nel comunicato CDA chiede anche dialogo e negoziato tra i governi di Catalogna e Spagna. Convergència Democràtica Aranesa è un partito che è stato per anni associato a Convergència Democràtica de Catalunya e che dopo lo scioglimento del partito catalano e la fondazione del PDeCat si trova in una fase di completa ridefinizione dei rapporti con il suo omologo. I rapporti si sono raffreddati durante l’ultima parte del percorso indipendentista: il sindaco di Aran e massima autorità del Conselh General della valle, Carlos Barrera, ha detto che il Consiglio non avrebbe potuto collaborare apertamente con l’organizzazione del referendum del primo ottobre, nonostante fosse a favore. Alcuni comuni governati da CDA non vi hanno partecipato.

L’altro partito aranese, Unitat d’Aran, collegato ai socialisti unionisti catalani, ha assunto sin dall’inizio una posizione contraria al referendum e al processo di disconnessione. Solamente uno dei suoi sindaci ha partecipato alla consultazione contro la volontà del partito e ha fatto campagna per il Sì. Nella valle, alla fine, ha votato solamente il 24% dei cittadini. Unitat d’Aran si è detto favorevole all’applicazione dell’articolo della Legge d’Aran che prevede l’attivazione di un processo di sovranità aranese nel caso in cui la Catalogna cambierà le sue relazioni con la Spagna.

Il Governo di Barcellona, coerentemente con il proprio indipendentismo, ha sempre riconosciuto al territorio occitano della Val d’Aran ampia autonomia e il diritto all’autodeterminazione. E’ curiosa la situazione che vede il partito Unitat d’Aran essere contrario all’autodeterminazione catalana ma rivendicare il diritto, previsto dai catalani stessi, all’autodeterminazione aranese.

26-10-2017 Il PNV ed EH Bildu affrontano in modo molto diverso la ricerca di formule per evitare che lo Stato possa sospendere l’autonomia catalana attraverso l’articolo 155 della Costituzione. Il portavoce del PNV nel Congresso spagnolo, Aitor Esteban, ha responsabilizzato della situazione il Governo catalano e ha proposto di convocare elezioni. Esteban ha detto che “l’epica” della dichiarazione di indipendenza è “suggestiva” ma “mette troppe cose in gioco”. Il PNV fa appello ai dirigenti catalani affinché prendano decisioni “in modo intelligente, coscienti del fatto che sia la cosa migliore per ciò che dicono di voler difendere”. “Dichiarare unilateralmente l’indipendenza per il gusto di farlo e dopo due minuti rendersi conto che nessuno la riconosce può far sì che le istituzioni catalane vengano annullate. C’è da rendersi conto del terreno sul quale si agisce. La migliore soluzione sarebbe andare ad elezioni senza paura e confidando sul fatto che la società catalana appoggerebbe i partiti indipendentisti senza il rischio che vengano illegalizzati”.
Sul PSOE il portavoce del PNV ha detto che è molto “difficile” sostenere una commissione sulla riforma del modello territoriale spagnolo mentre si appoggia il 155.
Da parte sua Maddalen Iriarte di EH Bildu ha ricordato che affinché non venga applicato il 155 deve succedere che i suoi promotori rinuncino al “colpo di Stato” che può essere presto esteso anche alla Comunità Autonoma Basca e alla Navarra: il presidente basco Urkullu e la presidente navarra Barkos “possono essere destituiti” su decisione del governo Rajoy. “Se fanno qualcosa che non piace a Madrid, i governi locali possono essere sospesi, come anche la radio e la televisione basche e la polizia basca Ertzaintza. Questo è il rispetto che merita l’autogoverno: se ti comporti bene ti lasciano fare alcune cose, altrimenti ti tolgono di mezzo”. Secondo la portavoce di EH Bildu nel parlamento di Gasteiz “il governo basco ha un serio problema perché il suo alleato PSE (Partido Socialista de Euskadi) è favorevole a quel che il governo spagnolo vuole fare in Catalogna ed è complice e collaboratore necessario del PP”.

26-10-2017 Manifesto unitario plurilingue dei media pubblici catalani contro il 155. Il mezzi di comunicazione pubblici catalani hanno dato mostra di unità nel rifiuto dell’intervento che il governo spagnolo vuole portare a termine tramite l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione. Lo hanno fatto in una conferenza stampa congiunta durante la quale diversi lavoratori hanno letto un manifesto in otto Lingue: catalano, castigliano, aranese, basco, galiziano, inglese, francese e tedesco. Il testo difende il loro lavoro e critica “un’ingerenza inaccettabile” in Europa.

“I mezzi di comunicazione pubblici TV3 e Catalunya Ràdio sono nati nel 1983 grazie alla decisione di tutte le forze politiche presenti nel Parlamento catalano, l’assemblea nella quale si esprime la volontà della cittadinanza al servizio della quale siamo da allora. Dalla Catalogna e in Catalano raccontiamo quello che succede nel mondo cercando la massima pluralità e veridicità, il che ci ha trasformati in referenti informativi e campioni di ascolti nel nostro paese. La minaccia di intervento sui mezzi pubblici catalani da parte del governo spagnolo presuppone un attacco alla cittadinanza e viola il suo diritto a ricevere un’informazione veritiera, obiettiva, plurale ed equilibrata, uno dei diritti fondamentali di qualsiasi democrazia. Il solo fatto che un governo pretenda di interferire e controllare il funzionamento di questi mezzi è una prova della sua volontà di involuzione. Questa ingerenza è inaccettabile nell’Europa democratica e attenta ai principi fondamentali dell’Unione Europea”.


25-10-2017 Proclamare l’indipendenza per legittima difesa. La coalizione Junts pel Sì ha preparato un testo interno e l’ha distribuito tra i suoi deputati al Parlamento catalano per fornirgli un quadro della situazione aggiornato e una serie di concetti chiave per affrontare l’argomento nelle iniziative pubbliche che si terranno in queste ore. “Bisogna proclamare l’indipendenza come un modo per difenderci perché lo stato non ci schiacci. Dobbiamo farlo per legittima difesa”. Il testo cita l’importanza della gente per rendere effettiva l’indipendenza ed evitare l’applicazione dell’articolo 155. “Fino ad ora le istituzioni hanno fatto il loro lavoro con l’aiuto della gente, e neanche ora potranno concludere il lavoro da sole. Dipende da te, dipende da tutti”, dice il testo.
Il documento sottolinea l’importanza della seduta parlamentare del 10 ottobre durante la quale il presidente Puigdemont ha proclamato l’indipendenza e subito dopo l’ha sospesa rispondendo alle istanze della comunità internazionale. “Abbiamo lasciato in sospeso il risultato del referendum sotto gli occhi di tutto il mondo. Non come una dimostrazione di debolezza, ma rispondendo alle richieste della comunità internazionale”. La coalizione di governo dice che questa difesa del dialogo è stata ben accolta nel mondo e ha reso più evidente “il vero volto dello stato spagnolo che non ha mai voluto sedersi a negoziare niente”.

L’ANC e l’Omnium Cultural hanno organizzato più di un centinaio di iniziative ai quali prendono parte i deputati di Junts pel Sì e della CUP per spiegare il futuro immediato della Catalogna. In queste iniziative si difende la validità dei risultati del referendum del primo ottobre, si denuncia la repressione, la negazione di qualsiasi tipo di mediazione e di negoziato, l’arresto di Jordi Sanchez e Jordi Cuixart e la volontà dello stato di sospendere la Generalitat e il Parlamento catalani con l’articolo 155 della Costituzione.
La seduta del parlamento che inizierà giovedì e che potrebbe terminare venerdì servirà ad eliminare la sospensione degli effetti della dichiarazione di indipendenza, in risposta all’articolo 155 e alla volontà del governo spagnolo di liquidare l’autogoverno della Catalogna.


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