17-09-2017 DISOBBEDIENZA CIVILE NONVIOLENTA DI MASSA A TARRAGONA DAVANTI ALLA POLIZIA
La Polizia Nazionale spagnola si è presentata nella Rambla Nova di Tarragona durante un’esposizione di massa di manifesti illegali a favore del referendum del 1 ottobre convocata dall’ANC. Il corpo di polizia è arrivato e si è posizionato davanti all’edificio della Tesoreria della Sicurezza Sociale per “proteggerlo”. Molti hanno interpretato questo gesto e il modo di comportarsi della polizia come una provocazione visto che non c’era alcun pericolo per il palazzo della Tesoreria. All’appuntamento erano presenti militanti e simpatizzati del PDeCAT, della CUP e dell’ANC (Assemblea Nazionale Catalana) che hanno risposto intonando canzoni ed esibendo manifesti e schede elettorali vietate.
Si è sempre mantenuta una distanza di sicurezza tra gli agenti e gli indipendentisti, salvo in una occasione quando alcuni dei presenti si sono avvicinati all’edificio per affiggere dei manifesti. La polizia è stata mezzora nella zona e poi è andata via. I manifestanti hanno proseguito la loro manifestazione che si è conclusa senza incidenti con il canto dell’inno nazionale catalano Els Segadors.
17-09-2017 A MADRID SFIDANO I DIVIETI: CENTINAIA IN STRADA PER IL REFERENDUM CATALANO
L’evento era stato vietato qualche giorno fa dalla magistratura che si era opposta alla decisione del sindaco di Madrid di concedere locali pubblici per la realizzazione di un evento a favore del referendum catalano.
L’iniziativa è stata riproposta all’interno di un teatro del centro della capitale spagnola e la partecipazione è stata così massiccia non solo da riempire il teatro ma anche la via antistante, al di là di qualsiasi previsione.
L’evento è stato chiamato “Madrileñ@s por el derecho” e l’obiettivo dell’iniziativa è stato sostenere la legittimità del referendum e il diritto a decidere del popolo catalano.
Alla fine dell’evento l’intera via ha cantato il famoso canto catalano “L’Estaca”, di LLuis LLach, cantautore indipendentista attualmente deputato di Junts pel Sì, presente all’iniziativa di Madrid.
Sono intervenuti anche i deputati del parlamento catalano Eduardo Reyes, il deputato al Congresso spagnolo Jordi Tardà, la vicepresidente dell’Assemblea Nazionale Catalana Natalia Esteve, il presidente di Omnium Cultural Jordi Cuixart, la responsabile CUP Nuria Gibert, la deputata all’Assemblea di Madrid Isabel Serra e membri della presidenza federale di Izquierda Unida Alberto Arregui.
In un comunicato pubblicato in rete, la piattaforma “Madrid Derecho a Decidir” ha denunciato l’attacco alla libertà d’espressione da parte del giudice che ha proibito la realizzazione dell’evento in locali pubblici del comune. Il gruppo sostiene il diritto a decidere di tutti i popoli, anche di quello catalano, diritto considerato come basilare e ricorda le manifestazioni partecipatissime che sono state realizzate in questi ultimi anni in occasione della Diada come espressione del desiderio di votare della maggioranza della società catalana.
Sul governo spagnolo la piattaforma scrive: “Ha l’obbligo di rispettare questo diritto legittimo e di fare in modo che la consultazione si faccia con tutte le garanzie democratiche. Venga rispettato il risultato della votazione, così come successo in altri luoghi”.
17-09-2017 LA POLIZIA NELLE REDAZIONI DEI MEZZI DI INFORMAZIONE PRIVATI
La Guardia Civil ha notificato ai mezzi di informazione privati l’ordine giudiziario che obbliga ad astenersi dal pubblicare propaganda relativa al referendum, in qualsiasi modo. In caso contrario si incorrerà in responsabilità penali”.
La polizia si è presentata nelle redazioni di El Nacional, Punt Avui, Vilaweb, Naciò Digital e Racò Català.
Le visite della polizia nelle redazioni sono diretta conseguenza dell’informativa delle forze dell’ordine sulla lista dei giornali che hanno pubblicato l’annuncio istituzionale del referendum. La magistratura ha ordinato che come misura cautelare tutte le redazioni delle aziende private debbano essere avvertite della proibizione di questa pubblicazione.
I media pubblici come Catalunya Radio e TV3 sono stati avvertiti dal Tribunale Costituzionale.
17-09-2017 DICHIARAZIONI A TUTTO CAMPO DI JORDI CUIXART, PRESIDENTE DI OMNIUM CULTURAL
Omnium Cultural: L’Europa non abbandonerà i suoi cittadini alla loro sorte
Dopo aver riempito le vie di Barcellona nella sesta Diada indipendentista consecutiva, l’obiettino è un altro: riempire i seggi elettorali il primo di ottobre. Questa è ora la battaglia di Jordi Cuixart, presidente di Omnium Cultural, che nella manifestazione dell’11 settembre affermava “votare non è un delitto”. Nonostante questo, è conscio del fatto che non sarà facile con tutto lo Stato contro.
La stessa organizzazione che presiede è stata vittima dell’intensificazione dell’offensiva. Questo venerdì Omnium ha denunciato che le poste spagnole hanno trattenuto e non hanno consegnato la maggiorparte delle copie delle 60mila riviste mensili di settembre. Il numero includeva una copertina con la scritta “democrazia”.
Alle domande di elnacional.cat Cuixart risponde così: “Penso che il bilancio della Diada di quest’anno sia molto positivo, una volta ancora centinaia di migliaia di persone sono scese in strada e non c’è stato alcun tipo di incidente. La risposta della cittadinanza è stata ancora una volta eccezionale, credo anche a livello di quantità. Indipendentemente dalle cifre che qualcuno ha voluto dare in modo interessato, è evidente che le abbiamo superato le previsioni. Entrare in una guerra di cifre non porta da nessuna parte. Da sette anni centinaia di migliaia di persona scendono in strada, è un caso unico in Europa e in buona parte del mondo”.
“Dopo la Diada lo stato ha intensificato la sua offensiva, era prevedibile che agisse così. Denunciamo una volta ancora la mancanza di indipendenza dei poteri dello Stato spagnolo, che agiscono con parametri politici, non giuridici. Non sarà per il fatto che ci siamo abituati che smetteremo di denunciarlo. Eravamo convinti che la repressione da parte dello Stato spagnolo non si sarebbe fermata, lo stiamo vedendo”.
“Le minacce dello stato hanno poco fondamento. E comunque di fronte alle minacce dello stato c’è sempre una risposta internazionale, con posizionamenti straordinari a favore del referendum”.
“Il nostro governo continuerà ad agire con la stessa serietà, controllo e senso dello Stato come ha fatto finora. Il governo catalano ha detto che è tutto pronto per il referendum. Noi siamo convinti che non andrà diversamente. Portare a termine un referendum con tutto il macchinario dello Stato contro sarà un doppio merito. E il risultato sarà vincolante”.
“La persecuzione ideologica dei sindaci e dei responsabili di organizzazioni e associazioni è totalmente inammissibile. Ci porta in un terreno di eccezionalità come paese. In questo senso chiamiamo in causa direttamente il PSC (Partito Socialista Catalano/PSOE) affinché prenda urgentemente posizione nei confronti di questa situazione. Siamo sicuri che i democratici difenderanno la democrazia per non permettere al PP di istituire questo stato d’eccezione in Catalogna. Chiediamo che il PSC prenda posizione al più presto. Non è in causa solo il referendum ma la stessa democrazia, la libertà d’espressione, di associazione e di opinione, oltre le questioni ideologiche. I socialisti non possono rimandare ancora la propria posizione”.
“Dal 2007 convocare un referendum non è più un crimine nello Stato spagnolo. In cambio il Tribunale Costituzionale lo tratta come se lo fosse. In Catalogna viviamo una situazione di persecuzione ideologica sistematica, con mezzi pesanti che coinvolgono l’apparato dello Stato. Ci sono tribunali che hanno deciso di smettere di difendere i cittadini catalani”.
“Non so fino a dove lo Stato sia disposto ad arrivare. Quello che certamente so è fino a dove siamo disposti noi ad arrivare per difendere la nostra libertà d’espressione e la nostra democrazia. Continueremo ad agire per legittima difesa, da una prospettiva pacifica e democratica. Ma fermamente. Non conosciamo i limiti dello Stato, può essere che lo Stato ignori la capacità di resistenza del popolo catalano quando si tratta di difendere democrazia e coesione sociale”.
“Se vorranno chiudere i seggi elettorali noi crediamo che la Generalitat saprà garantire che resteranno aperti. In ogni caso faccio un appello ai cittadini affinché restino quanto tempo ritengano opportuno nei seggi elettorali per celebrare il fatto che finalmente e una volta per tutti in Catalogna si è potuto votare”.
“L’unico caso in cui sarebbe opportuno fermare il referendum sarebbe di fronte all’uso della violenza da parte dello Stato. Ma crediamo che non avverrà in nessun modo perché provocherebbe una instabilità di tale grandezza per l’economia europea… siamo sicurissimi che lo stato spagnolo non potrà usare violenza neanche volendo perché dall’Europa questo sarebbe visto come un attacco all’economia, alla libertà d’espressione e alla democrazia. I valori democratici dell’Europa sono profondi. I paesi fondatori dell’Unione non permetteranno alla Spagna di agire in modo violento contro concittadini europei. Nel momento in cui il Tribunale Costituzionale spagnolo ha rinunciato a difendere gli interessi dell’insieme della società catalana, siamo sicuri che l’Unione Europea non li abbandonerà alla loro sorte”.
“Nel caso in cui lo Stato userà la violenza dobbiamo sempre ricordare a noi stessi che siamo un paese di lotte condivise, che già siamo stati vittime di violenza e che nessun tipo di minaccia ci farà desistere dal difendere la democrazia e la libertà d’espressione. Il nostro strumento non sarà mai la violenza. Quantomeno la rassegnazione. Il popolo catalano ha già deciso che non si rassegnerà mai”.
“Con l’approvazione parlamentare delle leggi di disconnessione, con l’appoggio di buona parte della cittadinanza, è stato un esercizio di autodeterminazione. Il Tribunale Costituzionale ha detto che la legge del referendum è sospesa ma il Governo catalano non riconosce l’autorità di quel Tribunale.
“La proclamazione dell’indipendenza ha il suo fondamento nell’esercizio democratico del 1 ottobre: conoscere la volontà dei catalani con il voto diretto. Ma è chiaro che se lo Stato spagnolo userà la violenza per non farci votare saremo legittimati ad usare altre strade per celebrare il referendum. Se per farlo avremo bisogno di una dichiarazione di indipendenza, lo faremo. Non possiamo più chiedere rassegnazione al popolo catalano”.
“Dalla comunità internazionale mi aspetto che rispetti il mandato democratico catalano. Negli ultimi anni ci sono stati più di 50 referendum realizzati in totale normalità. E la metà di questi è stato senza l’accordo dello Stato, ma si è riconosciuto il risultato. Ci aspettiamo che ci si comporti nello stesso modo, come per la Scozia, il Quebec o le repubbliche baltiche: rispetto scrupoloso del risultato, negoziati brevi e precisi”.
“L’Europa non ho dubbi che non metterà mai a rischio una parte economia tanto importante come la Catalogna. Siamo convinti che l’Europa ha interesse nel fatto in Catalogna non vi sia nessun tipo di instabilità. Siamo convinti che ascolteremo molte altre dichiarazioni come quella di Juncker. E tutti sappiamo che nell’UE non si improvvisa”.
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