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Referendum Catalogna – Notizie del 24-10-2017

24-10-2017 Juncker ora “rispetta l’espressione della volontà” della Catalogna ma è contrario all’indipendenza. Il presidente della Commissione Europea, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, nato in uno Stato finanziario di 550mila abitanti, si dice “contrario a tutti i separatismi”. “Non mi piace quel che stanno facendo in Catalogna ma rispetto l’espressione della volontà che abbiamo visto”. Secondo il presidente “è comprensibile” cercare una “identità propria” ma non è il caso di opporla a quella degli altri o scegliere la via dell’indipendenza. “Non voglio che domani l’Unione Europea sia costituita da 85 Stati. La volontà di essere presi sul serio è accettabile, la volontà di avere una identità propria è comprensibile ma volerla opporre all’identità degli altri” non è bene. Verrebbe da chiedere al presidente Juncker perché non rinunci alla sua identità lussemburghesa e non aderisca al Belgio.

24-10-2017 Il magistrato generale dello Stato, José Manuel Maza, avverte che la dichiarazione di indipendenza porterebbe in carcere Puigdemont. Una dichiarazione unilaterale di indipendenza potrebbe aprire le porte del carcere per il presidente catalano Carles Puigdemont. Il magistrato pensa che “dire che in Spagna ci sono prigionieri politici è assurdo e che la proclamazione della repubblica è di una gravità assoluta”.

24-10-2017 Otegi offre “unità nazionale e democratica” contro la deriva dello Stato. Per la sinistra indipendentista basca di EH Bildu esiste un prima e un dopo rispetto all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione: “c’è una liquidazione di fatto dello Stato delle Autonomie. La gravità della situazione ci chiede di essere all’altezza e di andare oltre le nostre differenze”. Arnaldo Otegi è intervenuto spesso negli ultimi due mesi nella sala stampa di EH Bildu a Donostia per valutare la situazione del conflitto tra lo Stato e la Catalogna. Ma la conferenza stampa di ieri è stata diversa sin da quando i rappresentanti della formazione indipendentista sono entrati in sala con fare molto solenne. Assieme ad Otegi sono arrivati Maddalen Iriarte, Arkaitz Rodríguez, Pello Urizar e Oskar Matute. La situazione per loro è “gravissima”: “quello che succede in Catalogna coinvolge anche Euskal Herria, siamo alla liquidazione dello Stato delle Autonomie e alla fine del regime del ’78 così come lo abbiamo conosciuto finora”. Gli indipendentisti si impegnano a intensificare i contatti per arrivare ad una formula di “unità nazionale e democratica” che superi le attuali differenze partitiche. Fanno appello a tutti coloro che vogliano difendere la sovranità e la democrazia nei Paesi Baschi, compresi settori politici, sindacali, sociali ed economici. L’unità per EH Bildi è imprescindibile. “Non è il caso di mantenere in vita politiche di alleanza on coloro i quali promuovono questa fine dell’autonomia”, dicono alludendo agli accordi del PNV con PSOE e PP. “Non è possibile – dice Otegi – affrontare questa situazione con ambiguità o con mezze verità. I nostri diritti nazionali e sociali e le nostre libertà democratiche sono in gioco”. “Non ci sono margini per democratizzare lo Stato spagnolo. La confluenza di PP, PSOE e Ciudadanos in un solo blocco lo rende impossibile”. E il discordo di Felipe di Borbone “ratifica il blocco politico, imprenditoriale, sociale e mediatico che sta dando supporto ad una vera controriforma, lasciandoci in uno scenario di autoritarismo, taglio delle libertà e disprezzo della nostra realtà nazionale.
La conferenza stampa di EH Bildu si è aperta con un omaggio ai leader di ANC e Omnium arrestati una settimana fa.

24-10-2017 Il presidente basco chiede la mediazione dell’UE. In una intervista a The Guardian il presidente della Comunità Autonoma Basca Iñigo Urkullu (PNV) afferma che solo il dialogo potrà aiutare a trovare una soluzione politica al conflitto catalano e che, alla luce della mancanza di dialogo “c’è da fare un appello all’Unione Europea che deve predisporne la fattibilità”. Secondo il presidente basco in presenza di un conflitto aperto di questo tipo il progetto europeo non è “sostenibile”. “La crisi catalana – aggiunge Urkullu – è un caso legale internazionale le cui conseguenze colpiscono il futuro dell’Europa. Questa situazione tocca l’identificazione e la convivenza dei cittadini nell’Unione. La crisi politica catalana “rende chiaro il problema dell’integrazione forzata di un popolo che storicamente ha manifestato il proprio desiderio di autogoverno e di associazione volontaria”.
In questo nuovo intervento nel dibattito catalano, per il quale si è offerto dall’inizio come possibile mediatore, il lehendakari sottolinea che il Governo spagnolo “rifiuta di affrontare politicamente un conflitto che è politico nella sua essenza e che cerca risposte strettamente politiche. Urkullu respinge “completamente” le “misure estreme” dello Stato contro la società civile e le istituzioni catalane. “Queste azioni renderanno ancora più difficile la soluzione dell’attuale stallo.

In questo senso il presidente basco afferma che esistono esempi “recenti” per risolvere il conflitto combinando i principi di legalità e di democrazia. “La relazione tra Quebec e Canada e il referendum scozzese sono precedenti per risolvere questi conflitti in modo democratico, costruttivo e civile”.

24-10-2017 Newsweek chiede l’abdicazione i Felipe VI. “Il re Felipe deve abdicare per risolvere la crisi costituzionale spagnola”. Questo il titolo dell’articolo di José Buscaglia, professore presso l’Università Northeastern di Boston, pubblicato dalla rivista nordamericana Newsweek, nel quale si propone l’abdicazione del monarca spagnolo come ultimo tentativo di evitare l’indipendenza catalana. Secondo il professore l’indipendenza sarebbe uno scenario pericoloso, perché potrebbe scatenare un effetto domino nel resto dello Stato e anche in altri paesi d’Europa. “Una simile brutalità della polizia non si è mai vista in Spagna dalla fine della dittatura di Franco. Il re non si è scusato per la campagna di terrore della polizia spagnola, non si è rivolto ai catalani nella loro Lingua che sa parlare perfettamente. A questo punto Felipe ha finito di essere il re di tutti gli spagnoli”, assicura Buscaglia. “Mentre le relazioni tra Madrid e Barcellona continuano a deteriorarsi farebbe bene a fare un sacrificio per salvare il suo paese da se stesso. La sua abdicazione porterebbe alla proclamazione della Terza Repubblica, a nuovi governi a Madrid e Barcellona e ad una assemblea costituente che consentirebbe la creazione di uno Stato federale multinazionale nel quale andalusi, baschi, canari, castigliani, catalani e altri potrebbero riconciliarsi con il loro passato”.

24-10-2017 “Catalunya Sí Que es Pot” chiede una risposta “più unitaria possibile” al 155. La coalizione di sinistra che comprende Iniciativa per Catalunya Verdi, Esquerra Unida e Alternativa, Podemos e Equo che ha raccolto quasi l 9% dei voti alle elezioni catalane del 2015, giudica come “giuridicamente arbitrarie e politicamente nefaste” le misure adottate dal Governo spagnolo contro l’autogoverno catalano. In questo senso i partiti che le rifiutano devono agire assieme. Joan Coscubiela, portavoce parlamentare della coalizione ha auspicato che nella seduta del Parlament di giovedì prossimo si “colga l’opportunità di costruire una risposta più unitaria possibile. L’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione è una barbarie giuridica e politica”. Ma la risposta a questo non potrà essere una dichiarazione o proclamazione di indipendenza. Questo “fratturerebbe la coesione del blocco democratico che potrebbe sorgere”, sia per chiedere la liberazione di Sanchez e Cuixart come per rispondere alla sospensione dell’autogoverno.
In questo senso il dirigente ha chiesto di lasciare da parte le logiche di partito: “affrontiamo la prossima seduta parlamentare con la chiara volontà di apportare proposte che abbiano obiettivi livello, non partitici. E’ assolutamente imprescindibile che tutti lascino da parte gli interessi e la visione particolare”.

24-10-2027 Financial Times: “L’intervento dello Stato può provocare una disobbedienza civile generalizzata in Catalogna. Il quotidiano britannico afferma, in un articolo di Tony Barber che l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola può provocare una disobbedienza civile generalizzata in Catalogna e avverte che lo scontro costituzionale e politico tra autorità catalane e spagnola sta entrando nella fase più acuta. “I pericoli non si limitano solo a questi territori”, secondo il quotidiano, il ministro degli esteri tedesco Joschka Fischer ha detto che “si potrebbe dire che è in gioco il futuro  dell’Unione Europea”. Il Financial Times pensa che l’UE sia sotto il tiro incrociato: “da un lato c’è l’imposizione del governo spagnolo e le sue misure troppo dure per la reputazione democratica dell’UE, dall’altra un’indipendenza imprudente che potrebbe causare divisioni politiche e sociali”. Il quotidiano economico non pensa che la soluzione di elezioni anticipate sia percorribile.

24-10-2017 Der Spiegel difende il processo catalano. La testata tedesca ha pubblicato un articolo nel quale, rivolgendosi ai lettori, difende il processo di autodeterminazione. Il giornalista Jakob Augstein difende l’Europa dei popoli contro quella degli Stati-nazione, vista come ostacolo per la democrazia europea, e assicura che la Catalogna difende un “patriottismo allegro, moderno e plurale, che vuole ottenere il proprio posto nel cuore dell’Europa”. Secondo il giornalista il caso catalano gode di cattiva stampa in Germania perché ai tedeschi non piace il disordine. Nonostante questo ricorda che i tedeschi dovrebbero sapere che “non tutto quello che è legale è legittimo”. Inoltre l’articolo smentisce le teorie del sociologo Ralf Dahrendorf: i catalani non sono escludenti, “sventolano le loro bandiere in manifestazioni come Refugees Welcome. Non mostrano volto scuro del nazionalismo, hanno un patriottismo allegro, moderno e plurale”.

24-10-2017 Lavoratori della TV statale spagnola denunciano presenza di “poliziotti camuffati” negli studi. I dipendenti di TVE in Catalogna hanno denunciato la presenza della polizia già da molti giorni tra i lavoratori nella sede catalana della TV spagnola. Lo ha reso noto il sindacato CCOO con un comunicato con il quale si chiedono spiegazioni alla direzione per questa presenza. Il sindacato afferma che i poliziotti sono armati e sono camuffati da lavoratori di imprese esterne. Gli agenti “hanno una buona presenza fisica e percorrono gli spazi come se sapessero dove sono” e utilizzano il servizio di caffetteria. La loro presenza provoca inquietudine nei lavoratori che hanno già chiesto al vicedirettore della TV di chiarire la situazione. “Nè la direzione del centro di produzione catalano né il responsabile del Servizio di Sicurezza si sono messi in contatto con la rappresentanza legale dei lavoratori”, dicono. Il comunicato sindacale sottolinea che la televisione pubblica “è di tutta la cittadinanza e non del governo del PP”. I lavoratori affermano che non gli si consente di ottemperare ai propri doveri e che le informazioni trasmesse dalla maggioranza dei mezzi di informazione statali sono false.

I media pubblici spagnoli si schierano a fianco dei media catalani. I Consigli di RTVE (Radio televisione spagnola) hanno chiesto coerenza ai Governo spagnolo e ai partiti che danno sostegno all’applicazione dell’articolo 155 riguardo al possibile commissariamento dei mezzi pubblici catalani. “Pensiamo sia opportuno sottolineare il paradosso insito nel voler commissariare TV3 ‘per garantire la trasmissione di informazione veritiera, obiettiva ed equilibrata, rispettosa del pluralismo politico’ nel momento in cui le TV e radio pubbliche spagnole non stanno ottemperando alla richiesta che si fa ai mezzi catalani. Questo pluralismo non esiste nei media spagnoli”.

Nel frattempo la Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ) condanna la volontà del governo spagnolo di prendere il controllo di TV3 e di Catalunya Radio. L’organizzazione si aggiunge al Sindacato dei Giornalisti Catalano (SPC) e al sindacato CCOO (Commissions Obreres) nel definire come “inaccettabile” l’interferenza politica nella gestione dei mezzi di comunicazione pubblici. In un comunicato la federazione spiega che il governo spagnolo, con l’articolo 155 della Costituzione, potrebbe “destituire” gli attuali responsabili della Corporazione Catalana dei Mezzi Audiovisuali (CCMA). Il segretario generale dell’EFJ, Ricardo Gutiérrez, ha detto che i servizi pubblici audiovisuali sono “al servizio dei cittadini e non al servizio dei governi. Invitiamo la Generalitat e il governo centrale spagnolo ad evitare qualsiasi interferenza nella gestione editoriale dei mezzi pubblici”.

24-10-2017 Un giudice mette Sanchez e Cuixart sullo stesso piano di assassini e violentatori. Il giudice Marcelino Sesmero è intervenuto nel programma TV Espejo Publico e ha affermato che “parlare di brave persone quando si mette qualcuno in carcere è sempre relativo. Anche un violentatore e un assassino, per le loro famiglie, sono brave persone”. In studio era presente anche l’esponente di ERC Alfred Bosch che ha rimarcato che i due prigionieri sono in carcere per le loro idee e che è grave che vengano comparati con degli assassini.

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