28-09-2017 Il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani sottolinea l’illegalità del referendum ma auspica una soluzione politica.
Antonio Tajani ha chiesto che si lavori per arrivare ad una “soluzione politica” della sfida indipendentista catalana a partire da lunedì prossimo, un giorno dopo rispetto al referendum “illegale”.
“A partire da lunedì, credo che bisognerebbe iniziare a lavorare per una soluzione politica” ha dichiarato Tajani all’agenzia ANSA. “Non credo che la situazione possa sfuggire di mano”, ha aggiunto il presidente del Parlamento Europeo, per continuare a dire che è chiaro che questa consultazione è illegittima ma che bisogna tornare al dialogo dopo la sua celebrazione per trovare una soluzione. Una soluzione politica, a sui giudizio, potrebbe essere un accordo che “garantisce l’autonomia di questa parte di popolazione”. Una proposta che non sembra offrire nuove possibilità concrete di soluzione politica in quanto ripropone lo status quo. Da notare comunque che in queste dichiarazioni Tajani fa un passo in avanti rispetto alla mera difesa di Rajoy.
28-09-2017 Il giocatore Gerard Piqué invita a votare e a mobilitarsi pacificamente per non dare scuse allo Stato spagnolo che desidera lo scontro.
Il giocatore del Barça Gerard Piqué ha fatto un appello alla mobilitazione pacifica fino a domenica, giorno del referendum. “Da oggi a domenica, esprimiamoci pacificamente. Non diamogli nessuna scusa. E’ quello che vogliono. E cantiamo molto forte. Voteremo”, ha scritto in un tweet. La dichiarazione ha scatenato una enorme polemica in internet: i tifosi della nazionale spagnola lo vogliono fuori dalla squadra.
28-09-2017 L’ex presidente sloveno chiede allo Stato di fermare “le minacce di intervento militare” per il referendum
L’expresidente della Slovenia Milan Kucan ha chiesto al governo spagnolo che “fermi l’uso della forza e delle minacce di un’intervento militare” contro la Catalogna.
In un comunicato Kucan ha affermato che “è difficile nell’Europa di oggi accettare l’uso della forza e la minaccia delle armi nell’intento di impedire ai catalani di esercitare il loro diritto naturale all’autodeterminazione”. “La mia esperienza come ex presidente della Slovenia, un paese che ha optato per l’indipendenza, mi porta a fare un appello per fermare” la repressione.
Kucan ha chiesto “dialogo” come “unica via” per uscire dalle tensioni attuali. “Spero che la ragione e il linguaggio degli argomenti prevalgano sul linguaggio della forza”.
L’ex presidente ha lamentato che non c’è stato dialogo “finora” e ha ricordato che gli sloveni, che si sono dichiarati indipendenti da un quarto di secolo, non possono appoggiar e il fatto che venga “negato” il diritto dei catalani “ad esercitare il proprio diritto democratico in forma pacifica”.
28-09-2017 L’ONU chiede alla Spagna di rispettare i diritti fondamentali in Catalogna
Il commissariato dell’ONU per i diritti umani ha chiesto che la Spagna rispetti i diritti fondamentali in Catalogna nella sua risposta al referendum. In una nota ha condiviso un’informativa redatta da due dei suoi esperti David Kaye e Alfred de Zayas, che riportano la repressione dello Stato spagnolo che si sta avendo in Catalogna per evitare la celebrazione del referendum.
Gli esperti, che si sono messi in contatto con il governo spagnolo, chiedono alle autorità spagnole che le misure adottate contro il referendum non interferiscano con i diritti fondamentali e la libertà di espressione, riunione, associazione e partecipazione pubblica.
“I provvedimento che stiamo vedendo sono preoccupanti perché sembrano violare diritti individuali fondamentali, limitando il flusso dell’informazione pubblica e la possibilità di un dibattito aperto in un momento critico per la democrazia spagnola”, avvertono.
Avvisano anche che l’invio di più di 4mila agenti della Policia Nacional e della Guardia Civil “e la retorica che accompagna quest’ordine” possono aumentare le tensioni e il malessere sociale in Catalogna. Detto questo, gli esperti chiedono a tutte le parti di esercitare la maggior moderazione possibile ed evitare atti violenti nel contesto delle proteste che si presuppongono pacifiche.
“Indipendentemente dalla legalità del referendum, le autorità spagnole hanno la responsabilità di rispettare i diritti che sono essenziali per le società democratiche”, insistono.
Nel testo si fa un ripasso di tutto quello che è avvenuto in Catalogna dalla dichiarazione di incostituzionalità del Tribunale Costituzionale del 6 settembre. “Dalla sentenza, centinaia di migliaia di catalani sono usciti in strada per protestare”, continuano, assicurando che le tensioni sono aumentate con le perquisizioni alle tipografie e il sequestro di materiale elettorale.
Parlano anche della chiusura di siti internet e del divieto di riunioni politiche relative al referendum. “Vari esponenti politici sono stati arrestati e i responsabili delle proteste di massa sono stati accusati di sedizione, un crimine che comporta una pena massima di 15 anni di prigione”, spiegano.
L’esperto indipendente che ha scritto l’informativa, Alfred-Maurice de Zayas, ha chiesto varie volte alle autorità dell’Unione Europea e dell’ONU di fare da mediatori tra Spagna e Catalogna riguardo al referendum di autodeterminazione.
Zayas è esperto per la promozione della democrazia per l’ONU dal maggio 2012. E’ specializzato in storia e diritto internazionale e ha una vasta esperienza in diritti umani. Attualmente è professore di diritto internazionale presso la Scuola di Diplomazia di Ginevra.
28-09-2017 Conferenza stampa del “ministro” degli Interni catalano: “Abbiamo ricordato al governo spagnolo che siamo noi ad avere competenza sui Mossos e a decidere quando e come intervenire”
Il “Ministro” dell’Interno catalano Joaquim Forn è apparso in conferenza stampa al termine della riunione della Giunta per la Sicurezza convocata dal presidente catalano alla quale hanno preso parte rappresentanti del Governo spagnolo ma non i rappresentanti dei comandi delle polizie spagnole che, nonostante fossero tenuti a presenziare, hanno comunicato per iscritto che per sopraggiunti impegni non avrebbero partecipato.
Forn ha detto che la riunione della Giunta è stata voluta per ricordare e riaffermare ai vertici spagnoli il ruolo dei Mossos nonostante una sensazione di sovrapposizione di poteri statali attraverso meccanismi di coordinamento imposti dalla magistratura.
Per Forn è chiarissimo che il ruolo dei Mossos è ispirato dal garantire la convivenza dei cittadini, al di sopra di tutto, come primo obiettivo assoluto.
“Abbiamo funzioni di polizia giudiziaria e questo comporta determinati obblighi ma abbiamo sempre detto chiaramente e ribadito in sede di Giunta che i nostri criteri di azione, congruenza e opportunità, vengono prima di qualsiasi ordine. E’ importante seguire le leggi ma c’è un bene superiore che è la convivenza cittadina. E questo l’abbiamo ribadito poco fa al Governo spagnolo.
Chiediamo che si affronti la giornata del primo ottobre con normalità, sia da parte di chi vorrà votare che da parte di eventuali manifestanti. Da parte nostra non disattenderemo gli ordini del magistrato ma per noi l’importante è salvaguardare la convivenza e qualsiasi azione della polizia si ispirerà a questo. Oltre le discrepanze politiche, anche importanti, cerchiamo sempre una via d’uscita pacifica per garantire l’espressione della volontà politica, sia quella dello Stato che quella della Generalitat.
I nostri criteri di azione sono chiari e siamo noi ad essere competenti in Catalogna in materia di gestione dei Mossos d’Esquadra. Quindi siamo noi che decidiamo come e quando si agisce. L’abbiamo detto chiaramente ai rappresentanti dello Stato.
Teniamo anche presente che la magistratura ha chiesto precedentemente di sequestrare le scuole con largo anticipo ma questo ordine non è potuto essere mai applicato. D’altronde si chiedevano azioni di dubbia legalità. Successivamente i magistrati hanno chiesto la costituzione di un cordone di sicurezza di 100 metri attorno ai seggi, una cosa mai vista, impossibile da fare, servirebbero troppi agenti.
L’impegno del governo catalano è chiaro: votare. I Mossos devono obbedire a dei comandi ma lo devono fare nel miglior modo possibile. E quello che proteggeremo di più sarà la convivenza sociale e se ci saranno migliaia di persone che vogliono votare bisogna capire come poter agire.
La polizia ha una funzione propria ma non possiamo mettere al centro di dibattito la polizia stessa: i Mossos hanno un grande supporto sociale, dobbiamo agire con intelligenza restando fedeli al governo catalano e alla cittadinanza.
Invitiamo ad evitare tensioni e violenze. Questo è un quadro che altri vorrebbero vedere realizzato ma che va evitato in tutti i modi”.
Sollecitato da un giornalista che chiedeva informazioni sul modo di gestire eventuali accampamenti notturni dei manifestanti il “ministro” Forn ha risposto che c’è “grande rispetto per la cittadinanza. Se ci saranno occupazioni di gente accampata, legali o meno, vedremo come agire in quel momento. I rappresentanti del governo spagnolo hanno detto di condividere i nostri criteri di azione. Se ci saranno migliaia e migliaia di votanti troveremo il modo di agire”.
28-09-2017 Dichirazioni di Miquel Iceta, segretario del Partito Socialista della Catalogna/PSOE
“Il governo spagnolo non c’è da cinque anni e ha fatto il peggio che poteva fare cioè relegare tutto alla giustizia. Domenica ci sarà una grande mobilitazione. Non potremo chiamarlo referendum. Non so cosa farà Puigdemont. Soffro perché in qualsiasi momento può succedere qualcosa che nessuno vuole. Quello che ha fatto il Magistrato Generale José Manuel Maza è orribile, non è la persona adatta per far sviluppare un cammino. Dietro Maza vedo Rajoy. Lo Stato ha deciso legittimamente che il referendum non si possa celebrare e deve usare i suoi mezzi per impedirlo. Alcuni nel momento di pensare e prevedere quel che sarebbe successo l’hanno fatto molto male. C’è un eccesso di improvvisazione. Nel 2014 molta gente è andata a votare perché pensava che solamente votando si può trovare una soluzione soddisfacente. Mi sembra molto brutto che si neghino spazi per realizzare eventi. Non si possono accusare di sedizione i responsabili di una protesta. Lo Stato non può limitare le libertà basilari. Perché non possono realizzare eventi illustrando la propria posizione? La politica non è stata sospesa. Quando si passa al potere giudiziario qualsiasi tipo di problema, finisce la politica. Io provo a pensare al giorno 2 e al 3 ottobre. Sanchez (leader spagnolo del PSOE) sarà importantissimo e lui lo sa. La mia proposta è una riforma della Costituzione. Oggi devo partecipare ad un evento e parlerò del primo ottobre, spero che non me lo proibiscano. Quello che mi dà fastidio è la generalizzazione: c’è ispanofobia, c’è catalanofobia. Vedo gente in strada normalissima, qui non siamo impazziti. La gente che vuole votare non è impazzita, vogliono esprimere un sentimento. Mi fa paura che l’indipendentismo approfitti di quello che succederà il primo ottobre per giustificare una dichiarazione unilaterale di indipendenza. Puigdemont è il mio presidente, anche se non sono d’accordo con quello che fa.
28-09-2017 Dichirazioni di Raul Romeva, “ministro” degli Esteri catalano, in conferenza stampa a Bruxelles
“Non ci sono mai stati appelli alla violenza in questi anni di manifestazioni. Ci preoccupa che vogliano diffondere l’immagine che in Catalogna ci sia violenza. C’è un problema: ora bisogna che dall’altra parte del tavolo vogliano parlare. La gente conosce le conseguenze: se vince il Sì, 48 ore dopo si proclamerà l’indipendenza. Siamo disposti a parlare, ma lo Stato deve proporre qualcosa. Possiamo discutere, ma non possiamo negoziare ciò che vuole l’80% della popolazione. L’UE non è un progetto che non si può modificare. Tutto è impossibile finché non succede, e i politici dovranno rispondere. Dal 2005 in Spagna non è più un reato organizzare un referendum concordato con lo Stato ma ora questo stesso sta violando le norme della Costituzione. La maggioranza catalana che vuole votare è dell’80%”. Se vince il Sì prima dichiareremo l’indipendenza e poi ci sarà un periodo di transizione. La volontà catalana è costruire un paese moderno, giusto e contrario all’estrema destra. Nessuno vuole che saremo un paese isolato, a nessuno interessa questo. L’eredità del franchismo è ancora presente in Spagna. Rinunceremo al passaporto spagnolo? Ognuno farà quel che vorrà! Non abbiamo nessun problema con la Spagna, io sono nato a Madrid. Non possiamo rinunciare al referendum prima di esserci seduti a parlare. Si percepisce frustrazione rispetto al progetto europeo così come è ora. Vedremo i risultati di domenica ma è difficile credere che tutto questo finirà come se niente fosse”.
28-09-2017 Ada Colau, sindaca di Barcellona chiede all’Europa che faccia da mediatore e garantisca libertà e diritti
La sindaca di Barcellona Ada Colau ha chiesto in una lettera al quotidiano britannico The Guardian che l’Unione Europea “apra uno spazio di mediazione” tra i governi catalano e spagnolo” per trovare “una soluzione negoziata e democratica al conflitto, alla luce del fatto che una “grande maggioranza della popolazione vuole votare”.
Il testo chiede di salvaguardare le libertà in Catalogna e il diritto a decidere dei catalani. Colau chiede da un lato che rispetto al cammino unilaterale intrapreso dal governo catalano le istituzioni europee contribuiscano ad arrivare ad un accordo per un referendum “come quello scozzese”. D’altro lato chiede all’Europa di “proteggere e garantire diritti e libertà”.
La sindaca specifica che l’atteggiamento di Rajoy è stato intransigente e che ha rifiutato reiteratamente di dialogare con l’esecutivo catalano.
Colau condanna il “salto qualitativo della giudizializzazione della politica” e ricorda le minacce penali ai sindaci.
28-09-2017 Spettacolare iniziativa dei Pompieri in favore del referendum e in solidarietà con i Mossos
Concentrazione di oltre 300 pompieri presso il Museo di Storia di Catalogna in difesa del referendum. Al grido di “votarem”. I pompieri hanno steso un’enorme telo con la scritta “Love Democracy” e la figura di un’urna elettorale. I pompieri rivendicano “libertà di espressione, di stampa, di riunione” e rifiutano “il modo in cui si sono dispensate minacce di inabilitazione, sanzioni e denunce a cariche pubbliche ed eletti del nostro paese”.
I pompieri hanno voluto dare il loro supporto ai Mossos “in questo momento così complicato per loro gli facciamo sapere che nella nostra comunità troveranno un alleato. Così come hanno voluto far sapere alla cittadinanza che “veglieremo per tutti i cittadini, senza eccezioni, trasversalmente e proprio in questo senso pensiamo che vi sia un punto comune inappellabile che si chiama democrazia. Ora più che mai serve la nostra fermezza. Oggi siamo scesi in piazza perché non siamo solo pompieri ma anche persone che lavorano per uno scopo che amiamo e saremo sempre a fianco del popolo”.
28-09-2017 Puigdemont all’Associated Press: “L’Europa dà alle spalle alla Catalogna, dove sono quando i cittadini hanno bisogno di loro?”
Puigdemont all’Associated Press: “l’Europa dà le spalle alla Catalogna, dove sono quando i cittadini hanno bisogno di loro?”
Il presidente catalano ha rilasciato un’intervista all’agenzia stampa internazionale Associated Press nella quale ha attaccato l’Unione Europa che, per il momento, non è intervenuta e non ha preso posizione sul referendum nonostante le istituzioni catalane abbiano fatto appello a “non ignorare” il voto di domenica.
Dopo aver assicurato che la questione catalana deve essere un “tema europeo” e non interno alla Spagna, Puigdemont si è lamentato del fatto che l’UE “è molto coraggiosa quando parla di altri paesi sui quali non ha competenze” e, proprio per questo, ha chiarito che le urne di domenica permetteranno all’Europa di “sentire la voce della Catalogna in modo ben forte”.
In questo senso il presidente ha dichiarato che “chi non vuole sentire la nostra voce ha bisogno di un otorinolaringoiatra politico” e ha fatto riferimento direttamente al presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker perché pensa che, se non terrà conto della voce della Catalogna, è perché il progetto europeo “non è in buone mani”.
Secondo il presidente catalano guardando la situazione di repressione che sta vivendo la Catalogna “qualcuno potrebbe pensare che stiamo nascondendo armi di distruzione di massa, un arsenale nucleare o una partita di droghe di livello mondiale” mentre invece si sta semplicemente preparando una votazione democratica.
Lo spettacolo della settimana scorsa ha fatto sì che molte persone che non avevano previsto di andare a votare abbiano cambiato opinione e ora hanno deciso di andare a votare anche per votare No, perché la cittadinanza ha “visto la restrizione delle libertà come un’offesa alle proprie convinzioni democratiche”.
28-09-2017 I giornalisti corrispondenti a Bruxelles assediano la Commissione sulla sua passività rispetto alla situazione catalana e paragonano le azioni delle autorità spagnole a quelle della Turchia
Il portavoce della Commissione Europea, il greco Margaritis Schinas, ha detto che la chiusura di pagine web favorevoli al referendum è legale. Alcuni corrispondenti di mezzi di comunicazione internazionali a Bruxelles gli hanno domandato se la chiusura dei siti o la persecuzione dei mezzi di comunicazione non sono un attacco alla libertà di espressione. Schinas non ha voluto rispondere e ha detto che ognuno è libero di avere la sua opinione.
Il portavoce ha detto che le misure adottate dal governo spagnolo sono state ordinate dai giudici in un contesto specifico nel quale la Commissione non ha “né competenze né voce”. “Non possiamo inventarci competenze che non abbiamo”, ha affermato. Dopo questa risposta di Schinas alcuni corrispondenti internazionali hanno insistito con domande sull’attacco alle libertà d’espressione. Di fatto hanno accusato la Commissione di avere due posizioni differenti: si può parlare della situazione della stampa in Turchia ma non di quella in Spagna.
Un altro reporter ha ricordato che la Commissione può “condannare” la chiusura di un giornale in Cambogia ma decide di “non dire niente” quando si tratta di pronunciarsi sulla “mancanza di libertà di espressione dentro l’Unione Europea”.
28-09-2017 Puigdemont convoca la Giunta di Sicurezza. Il Governo spagnolo parteciperà anche se non condivide che la convocazione sia stata fatta dal presidente catalano
Il presidente Puigdemont ha convocato per oggi la Giunta di Sicurezza nel bel mezzo del conflitto tra governi sui ruoli delle polizie. L’organismo è composto da rappresentanti del governo catalano e dal Ministero dell’iInterno spagnolo che ha detto che parteciperà anche se non è d’accordo sul fatto che la convocazione l’abbia fatta Puigdemont. Il Ministero sarà presente con l’obiettivo “di garantire il rispetto della legge il primo ottobre”.
Puigdemont ha deciso di prendere l’iniziativa e convocare questa riunione dopo che il ministero ha rinforzato il dispiegamento delle polizie in Catalogna e che il magistrato superiore della Catalogna, José Maria Romero de Tejada ha designato il colonnello della Guardia Civil Diego Peres de los Cobos come coordinatore della polizia per il primo ottobre. Una decisione che il governo catalano non accetta. Nelle ultime ore anche la magistratura ha ordinato ai Mossos che sigillino i seggi elettorali prima di sabato.
L’ultima volta che si è riunita la Giunta di Sicurezza è stato nel luglio scorso, otto anni dopo la precedente riunione. Dopo gli attentati di Barcellona Puigdemont ha chiesto di convocare urgentemente la Giunta di Sicurezza ma il Governo spagnolo aveva rifiutato le prime proposte di data. Alla fine Puigdemont l’ha convocata unilateralmente e il governo spagnolo si è presentato.
28-09-2017 Realtà imprenditoriali e Camere di Commercio firmano manifesto pro referendum
Varie realtà del mondo imprenditoriale catalano hanno firmato martedì un manifesto con il quale si allineano al referendum convocato per il 1 ottobre. Sono 46 realtà tra le quali patronati, associazioni d’imprese e le Camere di Commercio di Tarragona, Lleida e Girona, la Federazione Imprenditoriale del Metallo, La Federazione Imprenditoriale del Gran Penedes, l’Associazione Catalana degli Assicuratori, l’Associazione Multisettoriale delle Imprese, l’Unione Imprenditoriale Metallurgica come anche nove gremi imprenditoriali. Le entità esprimono il loro “supporto incondizionato al processo iniziato dal nostro Parlamento, avallato da un’ampia maggioranza dei suoi deputati, che permetterà che i nostri cittadini possano, liberamente e democraticamente, esprimere la loro volontà sul futuro del paese”.
D’altro lato i firmatari esprimono l’impegno a “rispettare” la decisione che i catalani prenderanno con le urne.
Nonostante varie delegazioni territoriali della Camera di Commercio di Barcellona abbiano sottoscritto il documento, il testo non è stato firmato dalla Camera.
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