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Referendum Catalogna – Notizie del 29/30-09-2017

Manca poco al referendum sull’autodeterminazione convocato dal Governo catalano. Lo Stato si oppone alla celebrazione e annuncia cerca di impedire con ogni mezzo che venga realizzato. Aggiornamenti sui fatti più rilevanti di questa vicenda alla luce degli eventi del 20 settembre giorno dell’Operazione Anubis che ha visto l’arresto di 14 alte cariche del governo catalano incaricate di organizzare la consultazione, perquisizioni e sequestri di materiale nei ministeri catalani e grandi manifestazioni di piazza fino a tarda notte in sostegno al referendum e al governo della Generalitat.


IN RILIEVO

30-09-2017 Manifestazione in appoggio al referendum a Palma di Maiorca, centinaia di persone in strada

Il processo indipendentista catalano dà luogo ad una rinascita concreta del concetto di Paesi Catalani, al di là delle divisioni amministrative. Centinaia di persone si sono concentrate ieri sera nel centro di Palma di Maiorca in difesa della democrazia, della libertà e del diritto a decidere e per dare appoggio ai diritti fondamentali minacciati in Catalogna dallo Stato spagnolo. Il tema della manifestazione è stato “Manifestazione per la democrazia”, organizzata dal Coordinamento delle Entità per la Democrazia, composto da una trentina di associazioni, partiti politici e sindacati di Maiorca. La piazza si è riempita di bandiere indipendentiste catalane e la gente ha cantato canzoni di libertà e indipendenza come l’Estaca e Grandola Vila Morena.
“E’ stata sospesa in modo arbitrario una parte dell’autonomia e si sono arrestati cariche ed eletti pubblici; è una situazione inaudita in qualsiasi democrazia avanzata”, hanno detto gli organizzatori.
Il coordinamento ha denunciato che anche Maiorca è stata vittima della repressione spagnola in quanto un sito internet che difendeva il referendum è stato chiuso dalla Guardia Civil, l’autore è stato chiamato a comparire in caserma. E’ stata chiusa anche la pagina Facebook del Coordinamento.


29-09-2017 – ORE 18 Migliaia di persone in tutta la Catalogna in questo momento stanno entrando nelle scuole per prendere parte ad attività educative e ludiche che si svolgeranno tra oggi e domenica sera per impedire il sequestro dei locali pubblici. Laddove la struttura pubblica non sia aperta i cittadini la stanno circondando per proteggerla.
Sono scene di commovente, reale, determinata e serena rivoluzione democratica nei confronti di un apparato statale che ha rivelato l’essenza più scura e retrograda che dorme sotto traccia e che caratterizza molte altre entità statuali.
La Catalogna ci offre lo spettacolo di una classe politica integerrima, creativa e coerente e di un popolo tenace, allegro, civilmente avanzatissimo e coeso; alleati in un’impegno nonviolento che va oltre la mera indipendenza ma che è già prova della diversità del futuro libero che stanno immaginando per se stessi.
E’ una questione di democrazia. E ci tocca tutti. Perché tutti i popoli europei possono imparare molto da questa esperienza. In termini di azione indipendentista, di offerta di una reale alternativa alla stasi culturale e politica o anche solo in termini di autopercezione.
L’Europa, nonostante i suoi rappresentanti istituzionali – degni omologhi dei governanti spagnoli – facciano di tutto per guardare altrove, può cambiare davvero.
E, comunque vada, la Repubblica Catalana c’è già.


29-09-2017 Il Maggiore Trapero ordina ai Mossos di evitare l’uso della forza durante il referendum

Mossos
Il Maggiore dei Mossos d’Esquadra, polizia autonoma catalana

Il Maggiore dei Mossos d’Esquadra, la polizia autonoma catalana, Josep Lluis Trapero, ha ordinato al corpo di evitare l’uso della forza durante tutta la giornata del referendum nei confronti di tutte quelle persone che possano esercitare resistenza passiva nei pressi dei seggi elettorali. Trapero chiede che tutte le azioni rispettino i principi basilari di congruenza, proporzionalità e opportunità e che dovrà essere usata “la mediazione per facilitare il mantenimento della pace sociale e della convivenza”.
Nella circolare il Maggiore Trapero, massimo responsabile operativo dei Mossos, ha ricordato l’ordine giudiziario che obbliga la polizia catalana a chiudere i centri elettorali prima delle sei del mattino di domenica 1 ottobre e di sequestrare urne e schede elettorali. Trapero chiede ai suoi sottoposti di non usare la forza e fare riferimento al principio di proporzionalità. Quest’ordine fa sì che i Mossos non agiscano nel caso in cui i centri di voto siano pieni di cittadini.
In questo senso già da venerdì 29 settembre molti cittadini hanno iniziato a occupare alcune scuole o a organizzare attività durante il fine settimana per evitare la chiusura dei locali.
Nella lettera Trapero ordina che in situazioni di resistenza passiva il corpo di polizia catalana non potrà far altro che accompagnare le persone fuori dal centro di votazione o aprire un passaggio che consenta l’accesso ala polizia per fare le sue verifiche o azioni ordinate dalla magistratura. “In nessun caso si utilizzerà la difesa poliziesca per portare a termine queste azioni”. Nonostante questo, in caso di aggressioni a terzi o alla stessa polizia si potrà agire per evitarle ma limitando l’azione ai protagonisti di queste aggressioni e mai in modo generalizzato”.
Inoltre avvisa gli agenti che prima di prendere qualsiasi decisione che presupponga l’uso della forza bisognerà “tenere conto delle possibili conseguenze di un intervento della polizia, evitando di generare un male maggiore di quello che si cercava di evitare”. Sottolinea che queste direttive si dovranno osservare specialmente nel caso in cui tra i concentrati ci siano minori, anziani o altre categorie vulnerabili.


29-09-2017 Invito a “proteggere i punti di votazione” a partire dalle ore 17 di oggi, venerdì 29 settembre 2017.

Al centro Jordi Sanchez, alla sua sinistra Jordi Cuixart

Le associazioni Omnium Cultural e ANC (Assemblea Nazionale Catalana) invitano a difendere i seggi elettorali a partire dalle ore 17 di oggi. Il presidente di Omnium Cultural, Jordi Cuixart, ha espresso totale supporto alla proposta di “Escoles Obertes” di realizzare attività permanenti a partire dal pomeriggio di venerdì 29 settembre fino alla chiusura dei seggi.
“E’ di vitale importanza – afferma Cuixart – difendere il referendum in forma pacifica, civile e tranquilla, come abbiamo sempre fatto. E’ importante che la comunità educativa, incluse le associazioni dei genitori, si mobilitino. Le attività permanenti non interferiranno con le normali attività dei luoghi pubblici”.

Il presidente ANC Jordi Sanchez ha aggiunto che “già da ora sono centinaia le scuole che sono pronte per accogliere attività ludiche. Gli agenti di polizia useranno la proporzionalità indispensabile per far sì che domenica sia una giornata di voto normale. Lo Stato deve bloccare questa spirale sfrenata di repressione che ha scatenato”.

Riguardo al modello di urna in plastiche prevista per il primo ottobre e presentata oggi dal Governo catalano, Cuixart e Sanchez hanno concordato nell’affermare che queste urne sono perfettamente “omologabili negli standard della comunità internazionale perché garantiscono la inviolabilità del voto grazie al sistema di sigilli”.


29-09-2017 Conferenza stampa del “ministro” della Giustizia catalano, Carles Mundó, per illustrare gli aspetti giuridico-legali della giornata del primo ottobre.

Il ministro inizia elencando le illegalità commesse in Catalogna da parte dello Stato. Un decalogo:

1. Persecuzione penale di persone per un fatto che non è reato: organizzare un referendum”

2. Dispiegamento senza precedenti di Guardia Civil e Policia Nacional. Totalmente irresponsabile in un momento di minaccia di terrorismo internazionale.

3. Strutturazione di un nuovo comando della Guardia Civil per gestire i Mossos d’Esquadra.

4. Applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola senza dichiararlo ufficialmente [revoca dell’autonomia]

5. Abuso del termine ‘sedizione’. La Magistratura descrive una realtà che non corrisponde ai fatti.

6. Perquisizioni senza autorizzazione giudiziaria e controllo della corrispondenza senza autorizzazione.

7. Indagini su più di 700 sindaci catalani, minacciati di detenzione in assenza di comparizione.

8. Chiusura di siti internet, minacce ai mezzi di comunicazione e sequestri di materiale di propaganda elettorale.

9. Divieto di organizzare eventi pubblici. Un vero attentato contro il diritto di riunione e manifestazione.

10. La Guardia Civil si è rifiutata di dare spiegazioni sui motivi degli arresti di alte cariche del Governo catalano e ha nascosto il luogo di detenzione.

Il ‘ministro’ della Giustizia catalano Carles Mondò

Il Governo catalano ha presentato una denuncia contro il Magistrato Generale dello Stato spagnolo e contro il Magistrato spagnolo in Catalogna per usurpazione di competenze e prevaricazione”.

Il ministro accusa lo Stato di aver organizzato una “causa generale” per impedire il referendum e assicura che il governo catalano non ha stabilito una soglia minima di partecipazione perché questo è regolato dai Trattati di Venezia.

“Con la Legge spagnola alla mano, non si sarebbe potuta giustificare nessuna azione contro il referendum. Le persone avranno un comportamento pacifico che trasformerà domenica nell’ennesima espressione del popolo a favore della democrazia. E’ triste che il governo spagnolo abbia come proposta solamente la minaccia dell’intimidazione e la coazione. Agli spagnoli piacerebbe che il loro governo risolvesse la situazione e non buttasse benzina sul fuoco. I sindaci sanno quali sono i loro diritti e sanno che la loro condotta non è illegale. Mettere delle multe nel giorno del referendum sarebbe una cosa illegale”.


29-09-2017 Conferenza stampa del Governo catalano: il sistema di voto e le soluzioni agli eventuali problemi dovuti all’azione del governo spagnolo

Il Governo catalano espone in conferenza stampa il sistema con il quale sarà organizzato il voto di domenica 1 ottobre 2017 ed espone per la prima volta l’urna ufficiale della consultazione. Il vicepresidente Oriol Junqueras, il “ministro” degli Affari Esteri Raul Romeva e il consigliere di presidenza Jordi Turull parlano a tutto campo e rispondono alle domande dei giornalisti internazionali presenti. Riportiamo le frasi più importanti.

La conferenza stampa del 29 settembre 2017. Junqueras, Romeva e Turull in rappresentanza del Governo catalano

Turull: “Abbiamo un totale di 6249 tavoli di presidenza, 2315 seggi elettorali, più di 5 milioni di catalani chiamati alle urne. Domenica si voterà dalle 9 del mattino alle 8 di sera”.

Romeva: “Ricordiamo che non è una questione legata solo all’indipendenza, ma alla democrazia. Il referendum è l’unico modo per sapere cosa vuole la gente”.

Junqueras: “Siamo un Governo responsabile e legato al nostro programma elettorale. Ci facciamo carico dei nostri doveri democratici. Non vogliamo mai perdere la nostra vocazione al dialogo. Noi rispettiamo e amiamo la Spagna e gli spagnoli. Avremo le migliori relazioni possibili con la Spagna. Né il governo né i cittadini catalani agiscono per il male. I detenuti della scorsa settimana sono persone oneste. Quelli che non sono stati onorevoli sono coloro i quali hanno ordinato detenzioni, perquisizioni e sequestri. Entrare ingiustificatamente nella redazione di un mezzo di informazione è una cosa eccezionale in Europa. Vogliamo ribadire il nostro apprezzamento per i cittadini che da anni manifestano in massa. Secondo i sondaggi più del 60% dei catalani voterà il primo ottobre. E più del 90% dei catalani condanna l’azione del governo spagnolo. Il successo della democrazia in Catalogna è un’opportunità di cambiamento anche per la Spagna. Siamo convinti che i cittadini voteranno in modo civile, come sempre. Chiediamo che non si cada nelle provocazioni di coloro che vogliono impedire il voto. Il governo spagnolo non vuole che votino le persone che non sono d’accordo con loro. Noi rispettiamo tutti i cittadini e tutte le opinioni”.

Turull: “Ringraziamo per il supporto i sindaci che sono restati al fianco dei propri cittadini. Ancora non possiamo rendere pubblici i nomi di coloro i quali sono stati accreditati per il referendum. Potrebbe succedere che in qualche municipio non ci siano seggi elettorali, ma c’è una soluzione. Nel caso in cui non vi siano seggi si studierà come mettere delle tende o usare locali privati”.

Junqueras: “Anche se qualcuno pretende di chiudere seggi, i cittadini potranno votare ugualmente. I risultati avranno tutta la validità che gli spetta. Hanno assaltato le redazioni dei mezzi di informazione e questo rinforza la volontà dei cittadini. La legittimità non si indebolisce, si rinforza per ogni difficoltà che ci metteranno contro”.

Turull: “Il primo ottobre ci sarà una conferenza stampa alle 10 del mattino per valutare l’apertura dei seggi”.

Romeva: “Grazie a tutti coloro che hanno espresso il loro supporto, che si sono dichiarati a favore o contrari. Qui non abbiamo la volontà che espresse il governo britannico nel caso del referendum scozzese. Il nostro non va contro nessuno, è un’offerta per poter costruire una società migliore. Indipendentemente da quella che sia la propria posizione, la volontà è far parte di una società globale. Pariamo di democrazia e continueremo a costruire ponti. Nonostante i problemi che abbiamo incontrato, il futuro chiede di far fronte ai problemi politici con la politica”.

Junqueras: “Noi vogliamo una cosa molto normale: votare”.

Romeva: “L’indipendenza non comporta la perdita della nazionalità legale originale”.

Junqueras: “Non possiamo sapere quante gente abbia ricevuto la lettera per partecipare al tavolo di presidenza di seggio perché stiamo vivendo uno in uno stato d’eccezione. Le spiegazioni di questo fatto vanno chieste a coloro i quali vogliono impedire che il referendum abbia garanzie democratiche. Tutti i tavoli di presidenza di seggio saranno costituiti, se qualcuno tenterà di impedirlo i cittadini voteranno ugualmente. Abbiamo l’impegno di agire con responsabilità”.

Romeva: “Il referendum è una domanda democratica e un esercizio di espressionre. Il referendum è possibile e non è anticostituzionale. Si voterà perché la gente vuole votare e deve avere il diritto di esprimersi”.

Junqueras: “Se qualcuno chiuderà un seggio si sarà un’alternativa. Il sorteggio dei membri dei tavoli di presidenza si è fatto a partire dal censo elettorale, non da una lista di volontari. Risponderemo sempre ai cittadini”.

Romeva: “Chi potrebbe sanzionarci? Chi ci sta reprimendo è la Spagna. Per salvaguardare la legalità, violano la legalità. E questa violazione della legalità è oggetto di dibattito in tutta Europa”.

Junqueras: “La maggioranza dei catalani approfitteranno dell’opportunità di votare. Noi rispetteremo sempre il dialogo con tutti: cittadini, politici o chiunque sia”.


29-09-2017 Il governo spagnolo chiude lo spazio aereo di Barcellona. Impossibile la copertura mediatica aerea del referendum

L’ente dell’Aviazione Civile dello Stato spagnolo chiuderà lo spazio aereo di Barcellona da oggi alla notte di lunedì. Questa restrizione non coinvolge l’aeroporto del Prat né i servizi di emergenza, “si applica solo a piccoli aerei ed elicotteri”.

“La misura è stata decisa per poter effettuare operazioni visuali”, spiegano. Non sono state date ulteriori spiegazioni in merito ma questo impedirà a molti mezzi di informazione internazionali di poter realizzare le previste foto aeree nel giorno del referendum. La decisione dello Stato impedisce la possibilità di copertura visuale della votazione di domenica.


29-09-2017 L’ex presidente Mas e i suoi tre consiglieri hanno 20 giorni di tempo per versare milioni di euro allo Stato per aver speso fondi pubblici per il referendum consultivo del 2014

Mas, Ortega e Rigau assieme a Puigdemont: conferenza stampa “Lo farei ancora”. Rivendicano la legittimità del referendum 2014

Il Tribunale dà tempo all’ex presidente Mas fino al 20 ottobre per versare i 5,2 milioni di euro per aver usato denaro pubblico per l’organizzazione del referendum consultivo del 9 novembre 2014. Se non lo farà gli verranno confiscati i beni.

In un testo notificato questo giovedì, il tribunale fissa per il 20 ottobre la data entro la quale l’ex presidente catalano Artur Mas deve versare 5,2 milioni di euro assieme agli ex consiglieri Irene Rigau (3 milioni di euro), Francesc Homs (2,1 milioni) e Joana Ortega (800mila euro).

Come prevede la legge il tribunale offre due modalità di pagamento: potranno depositare il denaro in un conto per consentire l’archiviazione dei procedimenti giudiziari o potranno depositarle in attesa della soluzione della causa.

Nel caso in cui non possano pagare in contanti potranno fare un bonifico e possono offrire beni da confiscare di loro proprietà.

Gli avvocati di Mas e degli altri sanzionati potranno fare ricorso ma tale provvedimento non blocca i termini del pagamento.


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