La cruda realtà del rapporto tra Stato spagnolo e Catalogna nelle parole di Joan Tardà, professore di Lingua catalana e portavoce di Esquerra Republicana de Catalunya nel Congresso dei Deputati spagnolo.
Questa è la traduzione di parte del suo intervento durante il dibattito sull’investitura di Mariano Rajoy, poche ore fa.
“Voi siete già entrati nella spirale della repressione. Dopo la persecuzione del signor Homs [Segretario generale della Presidenza catalana nella scorsa legislatura a fianco di Artur Mas, ndr] chi sarà il prossimo? La signora Carme Forcadell [Presidente del Parlamento catalano, ndr]? E poi? Che farete?
Chiuderete il Parlamento catalano? Non siate stupidi, lo convocheremo in altri luoghi, e cosa farete? Verrete lì a chiuderlo?
Non vedete che non ha senso quel che fate? Non vedete che la società catalana non ve lo permetterà? Non solo, ci sono milioni di spagnoli che non ve lo permetteranno. Ma verso dove state andando? Finirete nel ridicolo, il giorno che andrete in Europa e direte di aver arrestato il Presidente catalano Carles Puigdemont, che farete? Cosa direte? Che lo avete arrestato nonostante sia il presidente legale e legittimo di Catalogna per aver convocato un referendum che permette ai catalani, indipendentisti e non, di decidere sul loro presente e sul loro futuro. Ma siete pazzi?
In quale scenario ci troviamo adesso? Che se non volete concordare un referendum lo convocheremo ugualmente. Cosa vi credete? Verrete a cercarci a casa nostra? Bene, allora se verrete a cercarci nelle nostre case avrete perso per goleada”.
Le parole e l’atteggiamento dell’esponente indipendentista restituiscono fedelmente la realtà della situazione dei rapporti. Effettivamente dallo Stato spagnolo non ci si può aspettare molto di più rispetto all’attuale mix vizioso tra stasi politica e repressione penale. Le scelte passate e attuali del PSOE in tema di riconoscimento del diritto a decidere non aiutano a creare un clima in cui i settori più conservatori spagnoli si possano sentire veramente in minoranza.
Tuttavia, paradossalmente, la scelta dei socialisti di consentire l’elezione di Rajoy a primo ministro apre uno scenario nuovo, sia nell’elettorato spagnolo che tra i “cugini” socialisti catalani i quali, come si è visto, non sappiamo se per tattica o per convinzione, prendono in considerazione l’idea di rendersi indipendenti dal partito centrale.
I responsabili socialisti catalani sono sempre stati molto chiari nell’affermare che il governo indipendentista attuale non abbia l’autorevolezza per dichiarare l’indipendenza, ma in uno slancio di ottimismo si potrebbe prendere minimamente in considerazione un loro seppur minimo spostamento verso l’accettazione dell’idea di un referendum, tanto più se, come prevedibile, l’ipotesi del referendum concordato non sembra rientrare tra le possibilità contemplate dalla Spagna.
E’ una partita a scacchi complicatissima, ogni mossa del PSOE, dei dissidenti interni al PSOE, di Podemos e delle sue articolazioni locali come Catalunya si que es pot, potrebbe avere effetti nelle decisioni dei socialisti catalani del PSC.
Noi osserviamo e impariamo.