Nelle stesse ore in cui i rappresentanti istituzionali britannici hanno consegnato a Bruxelles la lettera per iniziare formalmente i negoziati per l’uscita del Regno Unito dall’UE si assiste ad un intreccio molto delicato di questioni. Lo stallo istituzionale nel Nord Irlanda si sovrappone alla decisione del parlamento scozzese – a maggioranza indipendentista – di negoziare con il governo britannico un secondo referendum di autodeterminazione da realizzare entro la fine del prossimo anno o entro la primavera del 2019, ipotesi rifiutata dal primo ministro inglese Theresa May che ha anche motivato la sua opposizione con un laconico “non è il momento giusto”. La prima ministra scozzese Nicola Sturgeon ha risposto che “nella misura in cui la brexit è inevitabile, non ci si può imporre questo cambio, abbiamo il diritto di decidere se vogliamo cambiare”.