Poche ore fa il neopresidente statunitense ha annunciato un ordine esecutivo per la realizzazione dello stesso oleodotto la cui costruzione era stata scongiurata grazie a mesi di lotta e mobilitazione da parte dei Sioux della tribù Standing Rock e dei loro sostenitori che hanno agito a tutti i livelli e presidiato il territorio.
I rappresentanti dei nativi americani sostengono che la decisione di Trump viola sia la legge federale che i trattati con le tribù locali; annunciano che il loro impegno contro la costruzione dell’oleodotto continuerà e invitano i cittadini a presentare ricorsi e osservazioni al Corpo degli Ingegneri militari segnalando ai rappresentanti territoriali al Congresso degli Stati Uniti il proprio disaccordo.
“Noi non siamo contrari all’indipendenza energetica ma ci opponiamo a decisioni politiche azzardate che ignorano i nostri diritti e mettono a rischio la salubrità della nostra acqua” – sostiene David Archambault II, presidente della Standing Rock Sioux Tribe – “se rimarremo uniti non falliremo”, conclude.
Secondo lo stesso Trump la decisione di riattivare la costruzione dell’oleodotto mira a “rendere molto più semplice il lavoro della compagnie petrolifere e a tutti coloro che vogliono fare affari negli Stati Uniti”.
Con una semplice firma il presidente ha annullato i risultati di un attivismo pluriennale teso alla difesa dell’ambiente e al mantenimento della sovranità dei nativi americani su quel che rimane dei propri territori nazionali.